Il governo – rivela al giornale di proprietà statale Zhang Guobao, capo dell’Dipartimento per l’energia – ha pronto un piano che sarà presentato ufficialmente a breve. Esso prevede miliardi di dollari di investimenti per arrivare a soddisfare nel 2020 il 15% del fabbisogno energetico totale con le fonti low-carbon (nucleare compreso) e a ridurre l’intensità energetica (il rapporto tra energia usata e prodotto interno lordo) del 40-45% rispetto ai livelli del 2005 (obiettivo annunciato anche a Copenhagen).
Che la Cina si sia incamminata con determinazione sulla strada delle rinnovabili d’altra parte è chiaro da tempo (Qualenergia.it – La Cina continua la sua corsa verde). La green economy ha avuto un ruolo centrale nel pacchetto anticrisi cinese stanziato a inizio 2009, con 67 miliardi a favore dell’economia a bassocontenuto di carbonio. Moltissimo si è fatto per le reti: 45 miliardi messi sul tavolo solo nel 2009 per ammodernare ed estendere le infrastrutture elettriche.
E a sostegno dell’energia pulita sono arrivati anche speciche leggi ed incentivi: obbligo per i produttori di elettricità di ricavarne una percentuale dalle rinnovabili, tariffe incentivanti, finanziamenti ai privati per installare piccoli impianti domestici, prestiti agevolati da parte delle banche di proprietà statale. L’ultimo provvedimento è l’obbligo stabilito a fine 2009 per i gestori della rete di acquistare tutta l’elettricità prodotta da impianti a rinnovabili. Nel caso non riuscissero ad accoglierla e ritardassero l’allacciamento dovranno pagare il doppio l’energia prodotta dall’impianto rimasto scollegato dalla rete.
Queste politiche i risultati li hanno già dati: secondo l’ultimo rapporto UNEP (Qualenergia.it – Investimenti, il sorpasso delle rinnovabili), nel 2008, nonostante la crisi nel paese, gli investimenti nella green economy sono aumentati del 17%. Sempre in quell’anno – secondo l’associazione statale di categoria del settore – gli occupati nelle fonti rinnovabili in Cina erano 1,2 milioni e starebbero crescendo al ritmo di 100mila all’anno. Il paese attualmente è già il più grande mercato mondiale dell’eolico e il più grande produttore di moduli fotovoltaici e i target di installazioni domestiche di queste due tecnologie sono stati rivisti diverse volte al rialzo (Qualenergia.it – La Cina delle rinnovabili vola – In Cina tra due anni boom di impianti fotovoltaici)
Il nuovo obiettivo del 15% al 2020 dunque è fattibile e il cammino non pare essere nemmeno in salita. Nel 2009 il paese (secondo dati governativi) ha usato energia da rinnovabili per il 9,9% del suo fabbisogno totale, oltre 1,5 punti percentuali in più rispetto al 2008. In particolare circa il 4% del mix viene dalle rinnovabili “nuove” e cioè solare, eolico, biomasse e geotermia. Ed è proprio questi comparti che Pechino vuol raddoppiare nei prossimi dieci anni. Il 15% al 2020 è un obiettivo particolarmente significativo perché stiamo parlando di un paese immenso e il cui fabbisogno energetico sta crescendo come pochi altri.
Nel 2009, nonostante la crisi che ha fatto segnare un rallentamento nella crescita economica (“solo” un più 8,7%), la crescita dei consumi energetici ha ricominciato a galoppare. Nell’anno alle spalle la Cina ha consumato l’equivalente di 3,1 miliardi di tonnellate di carbone: un aumento del 6,3% rispetto all’anno precedente, mentre nel 2008 il fabbisogno era cresciuto “solo” del 4% e nel 2005 di ben il 9,5%. Per quanto riguarda il consumo di elettricità, i dati Iea parlano di un aumento del 15% annuo.
GM