India, tasse sul carbone per finanziare le rinnovabili

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Una tassa di 1 dollaro per ogni  tonnellata di carbone il cui ricavato andrà a finanziare lo sviluppo delle fonti pulite. Anche sgravi fiscali per l'industria delle rinnovabili. L'India mette campo nuove misure che sostengano gli impegni volontari di riduzione dell'intensità energetica. Ambiziosi gli obiettivi sul solare.

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Tassare il carbone per finanziare le energie rinnovabili: alle altalenanti dichiarazioni di impegno nel ridurre le emissioni l’India sembra voler far seguire un po’ di azione. I soldi per gli ambiziosi programmi di sviluppo dell’energia pulita, ha annunciato venerdì il Ministro delle Finanze indiano Pranab Mukherjee, verranno da una nuova tassa sul carbone: 50 rupie (circa 1 dollaro) per ogni tonnellata usata , che sia di produzione domestica o di importazione.

Un annuncio che arriva assieme a quello di altre misure a sostegno delle rinnovabili: soprattutto sgravi fiscali. Turbine eoliche, componenti e impianti fotovoltaici saranno esenti dalle tasse sulla produzione, mentre i componenti per le pompe di calore non saranno soggette a tasse sull’import e quelle per le centrali solari avranno dazi doganali scontati (il 5% del valore).

Tutte mosse che confermano la spinta indiana verso l’energia verde e l’intenzione di rispettare l’obiettivo volontario annunciato di ridurre la propria intensità energetica (cioè il rapporto tra energia usata ed emissioni e Pil) del 25% entro il 2020.

A gennaio era arrivato l’annuncio ufficiale dell’ambizioso piano nazionale per l’energia solare (Qualenergia.it – “Il futuro solare dell’India”). La “Jawaharlal Nehru National Solar Mission”, questo il nome del piano, prevede di arrivare, partendo dai circa 3 MW attuali, a 20 GW di fotovoltaico entro il 2020 e a 100 GW per il 2030. Una moltiplicazione per 33mila in 20 anni del fotovoltaico collegato in rete, cui va aggiunta una forte spinta a quello off-grid (obiettivo 2 GW al 2022) e al solare termico (obiettivo 15 milioni di metri quadrati al 2017).

Obiettivi che verrebbero perseguiti attraverso obblighi di installazione, tariffe incentivanti e un meccanismo paragonabile a quello dei nostri certificati verdi. Che per l’India il solare, e le rinnovabili in generale, siano una scelta quasi obbligata per una crescita più sostenibile è chiaro: il fabbisogno energetico del paese è in continuo aumento mentre, già ora c’è un deficit di elettricità del 10-15% con circa il 40% della popolazione (circa 450 milioni di persone, dati Iea 2009) ancora senza corrente.

Ma tutt’altro che scontato è il fatto che il paese riesca a mettere in campo i fondi per dare la spinta necessaria alle fonti pulite: dei circa 20 miliardi di dollari che dovrebbero essere investiti per la “missione solare”, il governo di Delhi per ora ha garantito solo una copertura per 900 milioni. La nuova tassa sul carbone e gli sgravi fiscali proposti, dunque, rassicurano un po’ sulle intenzioni dell’India: all’annuncio il valore delle azioni delle aziende di clean-tech indiane ha visto aumenti fino al 7,4%. La tassa sul carbone porterà grosso modo 550 milioni di dollari l’anno. Denaro che sarà destinato ad un fondo per finanziare la ricerca e lo sviluppo delle rinnovabili.

Ma la tassa sul carbone, si spera, rallenterà almeno un po’ anche la disastrosa progressione dell’India verso questa fonte fossile. Quarto emettitore mondiale, il gigante asiatico – come ha ricordato anche Pranab Mukherjee – attualmente conta sul carbone per il 75% del suo fabbisogno elettrico. Nel 2008-09, secondo fonti ministeriali, la domanda indiana di carbone ha raggiunto i 550 milioni all’anno e da qui al 2031 potrebbe quasi quadruplicare, raggiungendo i 2 miliardi di tonnellate. Allora, prima e con più decisione il paese svolta verso le fonti rinnovabili, meglio è per tutti.

GM

3 marzo 2010

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