I biocarburanti che finiranno nei serbatoi delle auto europee, si spiega, saranno per due terzi di importazione, soprattutto da paesi in via di sviluppo. Già ora in 5 paesi africani si contano 1,1 milioni di ettari dedicati alla produzione industriale di biocarburanti: un’area grande come il Belgio. Le compagnie europee hanno già acquistato o chiesto altri terreni per almeno 5 milioni di ettari: una sorta di neo-colonialismo che ha come conseguenze la sottrazione della terra ai piccoli proprietari, l’aumento del prezzo e la scarsità di cibo su scala locale, oltre che creare deforestazione.
La produzione di biocarburanti intanto continua a crescere, spinta dai sussidi: 4,4 miliardi di euro quelli erogati finora in Europa, che al 2020 diverranno 13,7. Stando all’obiettivo del 10%, al 2020 il fabbisogno europeo di biocarburanti quadruplicherà. Per quell’anno la superficie destinata ai biofuels nei paesi in via di sviluppo – prevede Actionaid – sarà di 17,5 milioni di ettari: grande come circa mezza Italia.
Le conseguenze si possono immaginare: secondo il Fondo Monetario Internazionale i biocarburanti nella prima parte del 2008 sono stati responsabili del 20-30% dell’aumento dei prezzi dei cereali di quel periodo, secondo la Banca Mondiale addirittura del 75% (Qualenergia.it – “I biocarburanti affamano, non è più un segreto”). Il report di Actionaid prevede appunto che al 2020, se tutti i governi del mondo raggiungeranno gli obiettivi che si sono dati in materia, i biofuel porteranno alla fame altre 600 milioni di persone.
Tutto questo senza contribuire alla lotta global warming, sottolinea l’Ong. Lo studio ricorda come molti tipi di biocarburanti siano, a conti fatti, dannosi per il clima: l’uso di fertilizzanti pessimi per l’effetto serra come i nitrati e il cambio d’uso del suolo – diretto e indiretto – neutralizzano la riduzione delle emissioni. Osservazioni non nuove: specie durante il 2008 il dibattito sul tema è stato molto acceso (Qualenergia.it – “Biocarburanti della discordia”). Forti critiche sono venute da istituzioni come l’IPCC e la Fao (Qualenergia.it – “Biocarburanti tra fame e ambiente”), mentre dubbi sulla sostenibilità dell’obiettivo europeo erano stati espressi dall’Agenzia europea per l’ambiente (Qualenergia. it – “Biocarburanti: obiettivo da rivedere”.
L’Europa però prosegue nel suo camminio in questo settore. “Una soluzione – denuncia Actionaid – che permette alle nazioni ricche di continuare la loro relazione amorosa con il motore a combustione interna e con un’industria restia a rinnovarsi. Una soluzione che ha anche permesso ai paesi industrializzati di evitare l’urgenza di accorgersi che i consumi attuali di carburante (e di energia in generale) sono insostenibili e vanno ridotti”.
GM