Atomiche ipocrisie elettorali

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Se la questione della localizzazione dei siti nucleari venisse posta al centro nella campagna elettorale per le regionali, come sarebbe giusto che sia, molti candidati sentono che rischierebbero la sconfitta. Allora meglio tergiversare o rassicurare i propri cittadini, alla faccia della trasparenza.

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Le elezioni regionali devono giocarsi sulla questione nucleare. O almeno dovrebbe essere così. Il motivo è semplice: essere contro o a favore di un ritorno al nucleare in Italia vuol dire decidere da che parte stare in merito al modello di sviluppo che vuole intraprendere questo paese, decidere del suo futuro ambientale ed economico; significa anche capire se si sta dalla parte dei grandi interessi energetici o a favore di un sistema energetico decentralizzato che metta in moto le capacità di migliaia di imprese che investono e producono nell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili, nel risparmio di energia in tutte le sue forme.
Sono scelte di non poco conto che dovrebbero far alzare il livello di attenzione di qualsiasi cittadino residente in un paese democratico. Ma ogni presa di decisione e ogni consapevolezza nel nostro paese viene ormai sempre banalizzata e annacquata con il concetto di presa di posione “ideologica”.

Ieri, dopo l’approvazione del decreto legislativo (pdf) del Governo che definisce i criteri, le procedure e le compensazioni per gli eventuali siti in cui sorgeranno le centrali nucleari in Italia (niente di nuovo, in realtà), abbiamo assistito alla fiere delle ipocrisie da parte di molti candidati governatori esponenti della maggioranza. Alcuni si sono trincerati dietro un attendismo o un “cerchiobottismo” piuttosto imbarazzante, che rischia di segnare un conflitto istituzionale con il governo centrale che, imperterrito, punta a scavalcare la volontà delle amministrazioni locali sulla localizzazione dei siti, in contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione. Un approccio che però, molto più probabilmente, nasconde il timore di trovarsi contro anche i propri elettori.

Formigoni (governatore e candidato per la Regione Lombardia) e Zaia (candidato per il centro destra alla Regione Veneto) i sintesi dicono “Sì” al nucleare ma non nelle loro regioni. “Il Veneto è una regione molto antropizzata, e non c’è tanto spazio … terrò conto delle indicazioni del popolo”, disse tempo fa Zaia. E poi ieri ha specificato che “Sì alle centrali nucleari ma non in Veneto”, perché abbiamo già tanta energia, quindi meglio farle al centro sud, dove c’è più bisogno. Questo in sintesi il suo ragionamento dall’approccio finto altruista. Sulla stessa linea Formigoni, da sempre fautore del ritorno al nucleare, ma oggi non “nel suo cortile” … elettorale.
Tergiversano invece Roberto Cota, candidato alla Regione Piemonte e Renata Polverini, candidata alla Regione Lazio. Mentre il primo è più schierato a favore dell’atomo anche in Piemonte, ma in fondo spera che la sua regione non sia coinvolta nella scelta, la Polverini parla di cercare la “concertazione” (tra chi?) e di approfondire la questione. Ma quando ci dirà qual è la sua posizione? Dopo le elezioni?

Tutti hanno capito che se il nucleare nella campagna elettorale diventasse “hot topic“, come dicono gli anglosassoni, si rischierebbe di perdere moltissimi consensi, quindi meglio nicchiare o cambiare discorso, alla faccia del confronto democratico con il “popolo”. Per questi esponenti politici comunqe il conflitto con il Governo sta diventando molto problematic: da una parte si accodano alle posizioni dei vertici dell’esecutivo e dall’altra tentano di rassicurare i propri cittadini. Un approccio schizofrenico che sta diventando fin troppo evidente.

Bisogna dire che altre posizioni sono state prese da esponenti dell’area del centro destra, come quelle del governatore della Sicilia, Lombardo, o della Sardegna, Cappellacci, entrambi nettamente contrari al nucleare sul proprio territorio. Interessante anche quanto afferma il sindaco Pdl del comune di Caorso, Fabio Callori: “Ma quale nuova centrale a Caorso. Si va avanti sulla dismissione e punto”.

La Conferenza delle Regioni intanto ha deciso di inviare una lettera al Presidente del Consiglio e al ministro Raffaele Fitto, che tra le altre cose contiene una critica al provvedimento sul nucleare che, per Vasco Errani, presidente dell’organo, “al di là delle diverse posizioni nel merito delle Regioni, è da tutte considerato come un provvedimento che non tiene conto delle competenze delle Regioni, in una situazione di conflitto istituzionale”. Quindi, conclude Errani, “chiediamo al presidente del Consiglio, con il senso di responsabilità che ci ha sempre contraddistinto, di intervenire per risolvere questo conflitto, prodotto dal governo”.

Il Governatore della Puglia, Nichi Vendola, candidato anche per questa tornata alle regionali, ritiene che il governo abbia già individuato in Puglia i siti migliori e ha affermato che “dopo che sarà passata la nottata delle regionali, tireranno fuori la sorpresa, perché questo governo, che a chiacchiere si dice federalista, nei fatti è animato da un pessimo centralismo autoritario”. La Regione Puglia ha deciso di impugnare, dopo la legge, anche il decreto approvato ieri.

LB

 

11 febbraio 2010

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