L’Europa della biomassa che cresce

Dal 2008 le centrali a biomassa in Europa sono aumentate del 40% e al 2013 la potenza installata crescerà ancora arrivando a circa 10 GW. Lo prevede il report di una società di consulenza. Un mercato in espansione ancora lontano dalla saturazione, ma che dovrà confrontarsi con le difficoltà di mantenere una filiera corta e sostenibile.

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È il “rinascimento della legna”: l’energia da biomassa in Europa sta vivendo negli ultimi anni una forte espansione e accelererà ancora. A dirlo l’ultimo report su questa fonte energetica per il vecchio continente pubblicato dalla società di consulenza tedesca Ecoprog assieme al Fraunhofer Insitute (in allegato il sommario, lo studio si può ordinare qui).

La potenza da biomassa installata in Europa, si scopre, solo nell’ultimo anno è aumentata del 40% rispetto al 2008. Un’espansione guidata dai paesi tradizionalmente più legati a questa fonte: Germania, Austria e paesi scandinavi. E in arrivo c’è una nuova ondata di centrali, la gran parte parte da installare nel Regno Unito e in Francia.
Centotrenta gli impianti in progetto o in fase di realizzazione nel continente, che dovrebbero portare entro il 2013 il totale delle centrali a biomassa in Europa a 1.050: un incremento nel numero del 50% rispetto al 2008. Aumento che si riflette anche su quello della potenza che il report prevede per l’Europa sarà pari a circa 10 GW.

“Eolico a parte, è la fonte rinnovabile più attraente per gli investitori – spiega a Business Green Mark Döing uno degli autori del report – in particolare perché è l’unica la cui produzione non dipenda da variabili metereologiche“. A determinare i differenti tassi di diffusione nei paesi sono le politiche incentivanti e la disponibilità di materia prima da bruciare in loco. Secondo Döing la Scandinavia continuerà a dominare il mercato grazie alle proprie foreste, anche se Francia e Gran Bretagna aumenteranno di molto la loro potenza installata nei prossimi anni: ci sono i sussidi e molte località potenzialmente buone ancora non sono state sfruttate.

In Germania, dove le centrali a biomassa sono già operative da tempo, la tariffa incentivante “feed-in” ha portato alla realizzazione di molti impianti su piccola scala (“non c’è cartiera che non abbia in loco la sua centrale a biomassa”, spiega Döing), ma ora si prevede un rallentamento del mercato. Tuttavia la saturazione sarebbe ancora lontana: “il problema sorgerebbe quando si raggiunge un punto di esaurimento delle risorse locali di legna, e considerando il fatto che il trasporto resta un costo operativo elevato, si corre il rischio di bloccare la crescita del settore; ma finora nessun paese è ancora arrivato a quel punto”.

Certo, il fattore chiave affinché le biomasse diventino veramente un’alternativa efficace dal punto di vista ambientale e avere una filiera corta e sostenibile. Allora fa un po’ storcere il naso la notizia che dal 2011 parte del pellet bruciato nelle centrali europee dovrà attraversare l’oceano. RWE Innogy, il ramo rinnovabili della tedesca RWE, infatti, ha appena annunciato che aprirà negli Stati Uniti, in Georgia, il più grande impianto al mondo per la produzione di pellet: 750mila tonnellate all’anno destinate in gran parte al mercato europeo: “In Germania e in tutta Europa – spiegano da RWE – non saremo capaci di raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 senza biomasse, ma il mercato del legname europeo non sarà in grado di soddisfare la domanda di questo settore in rapida crescita.”
Un settore importante, quindi, ma che dovrà confrontarsi con alcuni problemi; il primo è appunto quello della filiera.

 
Per chi volesse saperne di più sulla realtà italiana – che conta oggi circa 45 centrali a biomassa operative (Qualenergia.it – “Elettricità da biomasse in Italia”) – un appuntamento interessante, soprattutto per le utenze domestiche, è fra due settimane a Verona con la mostra Progetto Fuoco: dal 24 al 28 febbraio al centro la biomassa e il suo utilizzo per il riscaldamento.

a cura della redazione di Qualenergia.it

 
2 febbraio 2010

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