Autocensura atomica

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Il dibattito sul nucleare trova ampi spazi su tutti i media europei, Italia esclusa. Probabilmente si tratta di autocensura. Un commento di Sergio Ferraris per la rubrica "Comunicare l'energia" pubblicato sul n.4/2009 (settembre-ottobre) di QualEnergia.

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Cosa ci riserva il futuro nucleare nel Bel Paese? Se dovessimo giudicare la “rinascita nucleare” italiana dagli organi d’informazione, compresa la grande stampa antigovernativa che oggi è in prima linea sulle questioni etiche, potremmo concludere che lo sbarco dell’atomo nello Stivale sarà tra il rassicurante e l’indifferente.

Le difficoltà di Areva sul reattore di Olkiluoto in Finlandia, infatti, mentre guadagnano la prima pagina di Le Monde in Francia – patria per eccellenza dell’energia atomica – trovano da noi ospitalità, se va bene, nelle pagine interne dedicate all’economia, mentre sono sistematicamente ignorate dai media televisivi, cosi come è passata inosservata la lunga e approfondita inchiesta di France 3 sulla contaminazione di ben 80 siti francesi, nei quali sono stati utilizzati 300 milioni di tonnellate di rifiuti radioattivi, come se fossero terreni di riporto inerti, visto che possiedono “solo” una radioattività tra le 60 e le 100 volte superiore a quella naturale (video – “Lo scandalo delle scorie francesi“).

Discorso opposto circa le notizie relative all’atomo italico. Al di là della cronaca stretta, legata per lo più alla localizzazione dei siti e all’opposizione delle Regioni, è difficile trovare notizie sulla carta stampata circa il ciclo del combustibile atomico, che dovrebbe essere pagato dai contribuenti visto che è stata incaricata di ciò l’Enea, oppure sui problemi legati alle reti e alla priorità di dispacciamento che avrà, a discapito di altre fonti, l’elettrone “atomico”.

Si tratta di nodi cruciali che mentre Oltralpe sono trattati nelle televisioni e nei giornali con spazi importanti e molto approfonditi, in Italia trovano solo spazi residuali. Eppure la regia dei filonucleari nostrani non sembra così attenta alla comunicazione, se pensiamo che la decisione ultima sui siti nucleari forse avverrà entro febbraio 2010, a ridosso delle elezioni regionali e sarà, quindi, destinata a infiammare la campagna elettorale (quasi certamente invece avverrà dopo le elezioni, ndr).

Probabilmente la scarsa attenzione ad approfondire i problemi legati al nucleare nel nostro Paese sono legati più a una sorta di “pudore” di molti giornali a criticare i grandi gruppi energetici, coinvolti nel ritorno all’atomo. Si tratta, con ogni probabilità, più di autocensura dei media che di una vera e propria volontà, da parte del Governo e delle aziende, di “oscurare” il dibattito sull’atomo.

Sergio Ferraris

Articolo pubblicato sul numero 4/2009 (settembre-ottobre) della rivista bimestrale QualEnergia per la rubrica “Comunicare l’energia”.

5 gennaio 2010

 

 

 

 

 

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