Copenhagen, si lavora per i capi di Stato e di governo

  • 14 Dicembre 2009

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Un breve resoconto di Leonardo Massai dal summit di Copenhagen. I ministri appena arrivati devono concludere entro mercoledì il negoziato sul pacchetto di misure da presentare ai leader per le decisioni finali. Molti punti controversi sono ancora in stallo.

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In attesa dell’arrivo di almeno 110 Capi di Stato e di Governo a Copenhagen, i ministri arrivati in Danimarca hanno iniziato le riunioni informali e di alto livello, mentre i delegati dei vari paesi lottano parola per parola, paragrafo per paragrafo sui testi dei numerosi documenti sul tavolo.
L’obiettivo è concludere il negoziato sul pacchetto di misure da presentare ai leader per le decisioni finali che saranno solo ed esclusivamente politiche. Il tutto entro mercoledi mattina (16 dicembre), quando il programma della conferenza prevede l’inizio delle dichiarazioni dei leader mondiali che andranno avanti fino a venerdì sera.
Nei corridoi e nelle stanze rigorosamente chiuse del Bella Center, mentre i Capi di Stato e di Governo leggono discorsi confezionati appositamente per questo evento, si gioca il destino del regime internazionale sui cambiamenti climatici.

La situazione è ancora complessa. Si tratta di identificare la forma e la misura dell’accordo finale che uscirà dalla capitale danese, ancora completamente vestita a festa per il summit e riempita da migliaia e migliaia di ambientalisti, giornalisti ed esponenti della cosiddetta società civile. Due ore e mezzo di fila all’entrata del Bella Center sabato, probabilmente molte di più questa settimana. Con un negoziato che va avanti a singhiozzi (alle 14,30 di oggi tutto è ancora fermo), spesso bloccato dal gruppo dei paesi emergenti che ora dopo ora e giorno dopo giorno, si stanno rendendo conto che le possibiltà di ottenere un emendamento al Protocollo di Kyoto con obblighi di riduzione dei gas ad effetto serra di tipo vincolante dopo il 2012 sono sempre più scarse.
Gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di considerare tale accordo come base comune. Di conseguenza, molti paesi industrializzati non accettano un «nuovo» periodo di adempimento che non tenga conto del gigante americano.

Le due bozze di testo che dovrebbero costituire la colonna spinale dell’accordo finale a Copenhagen sono state presentate alla fine della scorsa settimana. Una decisione della Conferenza delle Parti per il segmento Convenzione (gruppo di lavoro sull’azione cooperativa di lungo termine in ambito Convenzione AWG – LCA) e una serie di emendamenti al Protocollo di Kyoto per il segmento del protocollo (il gruppo di lavoro in ambito protocollo di Kyoto AWG – KP). Non mancano i punti controversi.

In ambito Convenzione l’ostacolo principale si trova nella parte relativa alla mitigazione. Paesi industrializzati ed emergenti sono ancora divisi sulla misura dello sforzo richiesto per ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra in maniera sostanziale e sulla natura vincolante di tali obblighi. Progressi sono stati fatti nei settori delle azioni per la riduzione della deforestazione e della degradazione forestale (REDD plus), finanziamento, adattamento, capacity building e trasferimento tecnologico.
In ambito KP (Kyoto Protocol), i problemi principali riguardano il gruppo di lavoro sui nuovi obblighi vincolanti di riduzione dei gas serra («numeri») e il gruppo di lavoro relativo al contributo e alle regole del settore dell’uso del suolo, cambio uso del suolo e forestazione (LULUCF).
La discussione nel gruppo sui «numeri» non avanza: molti paesi industrializzati non sono in grado, ad oggi, di impegnarsi in impegni quantitativi precisi e chiari. Nel gruppo sul LULUCF la maggior parte dei paesi non vuole cambiare le regole attuali che permettono ai paesi industrializzati di scegliere cosa e come riportare i dati sulle emissioni evitate alla Convenzione; inoltre c’è una minoranza di paesi che chiedono il cambiamento di tali regole e l’introduzione dell’obbligo di monitoraggio di tutte le attività forestali in nome del rispetto dell’integrità ambientale del sistema creato dal protocollo di Kyoto.

Leonardo Massai
[email protected]

14 dicembre 2009

 

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