Da Copenhagen l’occasione per seguire l’esempio del padrone di casa e puntare sul vento. La Danimarca è infatti un paese simbolo per l’eolico: con 73 megawatt installati ogni 1000 chilometri quadrati soddisfa così già il 20% del suo fabbisogno elettrico e questa quota potrebbe raddoppiare al 2020. Quanto può fare il vento per l’Europa che ha obiettivi legalmente vincolanti per le rinnovabili al 2020 e per i target che saranno definiti per il post Kyoto?
Potenzialità che si scoprono più elevate con il passare del tempo: a marzo di quest’anno EWEA ha rivisto i target per il 2020 sulla potenza installata in Europa: al 2020 saranno 230 i GW installati e non 180 (a fine 2008 erano 65 i GW installati). Ora con “Pure Power” anche l’asticella per il 2030 viene alzata: 400 GW anziché 300 . Nei prossimi 12 anni il 42% del parco elettrico europeo dovrà essere sostituito. Se nel 2008 l’eolico soddisfaceva il 4% circa del mix elettrico del vecchio continente, nel 2020 secondo EWEA la quota potrà arrivare a oltre il 16% e nel 2030 – quando si conta anche sul contributo di 150 GW installati in mare – a una percentuale compresa tra il 26 e il 34%.
Interessante guardare anche la classifica europea delle installazioni e come questa potrà evolvere. Il paese con più eolico in rapporto alla superficie, abbiamo detto, è la Danimarca: con 73 MW ogni 1000 km2 ora soddisfa il 20% del fabbisogno elettrico ed entro il 2020 secondo EWEA può arrivare anche al 42-46%. Seguono nell’ordine Germania (67 MW/1000 km2), Olanda (53,3) e Spagna (33,2), mentre l’Italia è poco sotto la media europea di 14 MW, con 12,4 MW/1000 km2.
Cifre che dipendono, oltre che dallo sviluppo del settore nei vari paesi, ovviamente anche dalla disponibilità di vento. È utile allora considerare il potenziale di crescita di questa fonte nel mix elettrico dei vari paesi. La media europea abbiamo detto è del 4% del fabbisogno elettrico e al 2020 potrebbe quadruplicare passando al 16%. Paesi con ancora relativamente poco eolico installato, potrebbero rivoluzionare il loro mix elettrico in relazione al potenziale in termini di zone ventose: la Finlandia ad esempio potrebbe passare dallo 0,4% all’8,4%, mentre la Grecia dal 3,7% attuale potrebbe arrivare anche al 29% e l’Irlanda dal 9,3% attuale a oltre il 55% del fabbisogno elettrico. La Germania che soddisfa già ora il 6,9% del fabbisogno elettrico col vento potrebbe passare al 16-17%. Il nostro paese, infine – stimando che dall’attuale (2008) potenza installata di 3.200 MW potrebbe arrivare a circa a 15-18mila nel 2020 – vedrebbe il contributo dell’eolico salire dall’attuale 2,2% del mix elettrico al 7,6-8,6%.
Insomma, sfogliare il report “Pure Power” – che pur se permeato dall’ottimismo dell’associazione di settore è costruito a partire da dati dell’European Environment Agency e dell’Iea, i cui scenari si possono confrontare con quelli EWEA – dà buone speranze per un mix elettrico più pulito per il post Kyoto. E poi va considerato che le previsioni dell’organizzazione finora sono state tutte in difetto e rivalutate nel corso degli anni.
GM
7 dicembre 2009