Il vento oltre Copenhagen

  • 7 Dicembre 2009

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L'eolico può fare molto per gli obiettivi del 2020 e quelli del post Kyoto. Alla vigilia di Copenhagen l'EWEA pubblica un documento che riassume dati e scenari per questa fonte in Europa. Il vecchio continente al 2020 potrà coprire in media il 16% del fabbisogno elettrico, con punte del 55% in paesi ventosi come l'Irlanda.

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Da Copenhagen l’occasione per seguire l’esempio del padrone di casa e puntare sul vento. La Danimarca è infatti un paese simbolo per l’eolico: con 73 megawatt installati ogni 1000 chilometri quadrati soddisfa così già il 20% del suo fabbisogno elettrico e questa quota potrebbe raddoppiare al 2020. Quanto può fare il vento per l’Europa che ha obiettivi legalmente vincolanti per le rinnovabili al 2020 e per i target che saranno definiti per il post Kyoto?

Tra le rinnovabili elettriche quella economicamente più competitiva è l’eolico che ha un ruolo da protagonista in tutti gli scenari low-carbon post 2012. Proprio alla vigilia della conferenza di Copenhagen, l’EWEA, l’associazione europea per l’energia eolica, ha pubblicato il suo ultimo rapporto, Pure Power (vedi allegato), in cui vengono forniti molti dati su questa fonte e sulle sue potenzialità in Europa.

Potenzialità che si scoprono più elevate con il passare del tempo: a marzo di quest’anno EWEA ha rivisto i target per il 2020 sulla potenza installata in Europa: al 2020 saranno 230 i GW installati e non 180 (a fine 2008 erano 65 i GW installati). Ora con “Pure Power” anche l’asticella per il 2030 viene alzata: 400 GW anziché 300 . Nei prossimi 12 anni il 42% del parco elettrico europeo dovrà essere sostituito. Se nel 2008 l’eolico soddisfaceva il 4% circa del mix elettrico del vecchio continente, nel 2020 secondo EWEA la quota potrà arrivare a oltre il 16% e nel 2030 – quando si conta anche sul contributo di 150 GW installati in mare – a una percentuale compresa tra il 26 e il 34%.

Interessante guardare anche la classifica europea delle installazioni e come questa potrà evolvere. Il paese con più eolico in rapporto alla superficie, abbiamo detto, è la Danimarca: con 73 MW ogni 1000 km2 ora soddisfa il 20% del fabbisogno elettrico ed entro il 2020 secondo EWEA può arrivare anche al 42-46%. Seguono nell’ordine Germania (67 MW/1000 km2), Olanda (53,3) e Spagna (33,2), mentre l’Italia è poco sotto la media europea di 14 MW, con 12,4 MW/1000 km2.

Cifre che dipendono, oltre che dallo sviluppo del settore nei vari paesi, ovviamente anche dalla disponibilità di vento. È utile allora considerare il potenziale di crescita di questa fonte nel mix elettrico dei vari paesi. La media europea abbiamo detto è del 4% del fabbisogno elettrico e al 2020 potrebbe quadruplicare passando al 16%. Paesi con ancora relativamente poco eolico installato, potrebbero rivoluzionare il loro mix elettrico in relazione al potenziale in termini di zone ventose: la Finlandia ad esempio potrebbe passare dallo 0,4% all’8,4%, mentre la Grecia dal 3,7% attuale potrebbe arrivare anche al 29% e l’Irlanda dal 9,3% attuale a oltre il 55% del fabbisogno elettrico. La Germania che soddisfa già ora il 6,9% del fabbisogno elettrico col vento potrebbe passare al 16-17%. Il nostro paese, infine – stimando che dall’attuale (2008) potenza installata di 3.200 MW potrebbe arrivare a circa a 15-18mila nel 2020 – vedrebbe il contributo dell’eolico salire dall’attuale 2,2% del mix elettrico al 7,6-8,6%.

Insomma, sfogliare il report “Pure Power” – che pur se permeato dall’ottimismo dell’associazione di settore è costruito a partire da dati dell’European Environment Agency e dell’Iea, i cui scenari si possono confrontare con quelli EWEA – dà buone speranze per un mix elettrico più pulito per il post Kyoto. E poi va considerato che le previsioni dell’organizzazione finora sono state tutte in difetto e rivalutate nel corso degli anni.

GM

7 dicembre 2009

 
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