Ritirato l’emendamento contro le rinnovabili

  • 27 Novembre 2009

CATEGORIE:

L'emendamento alla Finanziaria 2010 che conteneva gravi vincoli allo sviluppo delle fonti rinnovabili è stato ritirato come richiesto dalle associazioni di categoria e ambientaliste. Si era mossa, per canali istituzionali, a favore del ritiro anche Confindustria. L'attacco alle rinnovabili è solo momentaneamente scongiurato?

ADV
image_pdfimage_print

L’emendamento governativo alla Finanziaria 2010 che conteneva gravi ostacoli economici allo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia è stato ritirato (Qualenergia – Governo contro le rinnovabili in un’Italia senza “rete“), come era stato richiesto dalle associazioni di categoria e ambientaliste firmatarie di un documento congiunto sottoscritto solo tre giorni fa.

L’emendamento in questione, che sarebbe stato presentato alla Camera nei prossimi giorni, prevedeva sia una forte riduzione dei coefficienti di incentivazione alle fonti rinnovabili non programmabili, a causa delle difficoltà di dotare gli impianti di una capacità di accumulo dell’energia, sia una drastica riduzione del valore del prezzo di riferimento del certificato verde, insostenibile per un’equa remunerazione degli impianti. Inoltre veniva attribuito a Terna l’insindacabile potere di stabilire la massima quantità di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile non programmabile che può essere connessa ed erogata regione per regione.

Se la proposta di modifica al testo della Legge Finanziaria 2010 fosse stata accolta, il settore delle rinnovabili avrebbe subito un duro colpo, in quanto l’Italia avrebbe dovuto sostenere elevate penalità finanziarie per il mancato raggiungimento degli obiettivi vincolanti al 2020 (17% dei consumi finali di energia coperti da fonti rinnovabili) definiti in sede europea nel pacchetto Energia-Clima. Forti critiche erano venute anche da Assoelettrica che accusa l’emendamento di mettere vincoli ingiustificati ad un settore che invece, come afferma il suo vicepresidente Massimo Orlandi, ha bisogno di ingenti investimenti e grandi capacità di previsione; vincoli che avrebbero portato al mancato rispetto degli obiettivi e quindi a sanzioni economiche di notevole peso”.

Il quotidiano Milano Finanza inoltre riporta la notizia (o la non notizia) che il Ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che pure nei mesi scorsi si era fortemente impegnato sui temi energetici (a partire dalla riforma della Borsa Elettrica), ha smentito di essere l’autore dell’emendamento arrivato sul tavolo degli operatori di settore.
Contrario al provvedimento anche il sottosegretario con delega all’energia del Ministero per lo Sviluppo Economico, Stefano Saglia, che aveva affermato nei giorni scorsi che, alla luce degli impegni internazionali dell’Italia sarebbe stato un errore decapitare le fonti rinnovabili. Saglia ha però rivelato che il suo dicastero, d’accordo con quello dell’Ambiente, ha comunque allo studio un decreto delegato per ridurre gli incentivi alle rinnovabili, gradualmente e compatibilmente con il loro sviluppo.
Neanche il Ministero del Tesoro ha assunto la paternità dell’iniziativa legislativa, oggi decaduta. Sarebbe interessante chiarire allora chi abbia redatto questi emendamenti.

Probabilmente, un forte scossone l’ha dato Confindustria, nella persona del vicepresidente Gian Marco Moratti, anche a capo della società Saras. Immaginiamo che la sua critica sia stata rivolta soprattutto sull’azzeramento dei contributi Cip6 per le fonti assimilate, l’aspetto che meno interessa al mondo delle rinnovabili, ma che anzi poteva essere un’occasione per spazzare via la vergogna di un incentivo che si dice a favore delle rinnovabili, ma che per oltre il 60% è andato a produzioni energetiche sporche e derivate da fonti fossili. Riferendosi al Cip6, Moratti ha spiegato che “riesce difficile comprendere per quale ragione non si intendano seguire le linee previste dalla legge 99/09, intervenendo piuttosto con un nuovo provvedimento a distanza di soli due mesi”.

A livello istituzionale è il caso di segnalare inoltre che il 25 novembre la Camera ha approvato una mozione sui cambiamenti climatici e sulle necessarie politiche da attuare, che è assolutamente in antitesi con gli emendamenti governativi che sono stati ritirati e, se vogliamo, anche con la sconcertante mozione negazionista del Senato di marzo presentata dalla maggioranza. Nella mozione del 25 novembre si chiede invece un notevole impegno e un ruolo di primo del nostro paese al vertice di Copenhagen e una decisa spinta per gli incentivi alle rinnovabili e all’efficienza energetica.

LB

27 novembre 2009

Potrebbero interessarti
ADV
×