La Francia nucleare a rischio black-out

  • 9 Novembre 2009

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Nei prossimi due mesi la Francia dovrà ricorrere massicciamente all'import e rischia perfino interruzioni di corrente. La ragione sta nell'eccessiva dipendenza da un parco nucleare vetusto: la settimana scorsa 1/3 degli impianti erano fermi per manutenzioni e guasti. Venerdì c'è stato l'ennesimo incidente a Tricastin.

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La Francia non ha abbastanza elettricità e la colpa è dell’inaffidabilità dell’atomo. Nei prossimi due mesi il paese dovrà importare una potenza di 4mila megawatt, avverte il Resau de Trasport d’Electricitè, il gestore della rete francese. E questo a patto che non faccia freddo: se le temperature scendessero di 7-8 gradi sotto la media stagionale l’import necessario potrebbe oltrepassare i 9mila MW che sono il limite massimo che la rete francese può prelevare dall’estero: il paese cioè rischia il black-out.

Quali sono i motivi della carenza prevista? Gli stessi che lunedì 19 ottobre hanno fatto schizzare il prezzo dell’elettricità oltralpe fino a valori orari di 3.000 €/MWh, rispetto a prezzi medi, nel fine settimana, compresi tra 56 e 67 euro: guasti imprevisti e manutenzioni alle centrali nucleari. La Francia conta  il 76-78% del suo fabbisogno elettrico sul nucleare e la settimana scorsa un terzo degli impianti erano fermi per lavori e disavventure varie.

Su 58 reattori ben 18 erano fuori servizio. Quattro – riportava la settimana scorsa Le Parisien – sono fermi per incidenti o guasti: a Paulel (Senna Marittima) c’è stata una perdita di potenza in sala macchine, il reattore numero 2 di Nogent-sur-Seine (Aube) ha avuto un guasto a un alternatore; il reattore numero 1 di Civaux (Vienne) ha una disfunzione ad una valvola del motore elettrico, al numero 3 di Bugey (Ain) ci sono problemi al generatore di vapore. Alla conta di Le Parisien poi bisogna aggiungere l’ennesimo incidente alla centrale di Tricastin (già protagonista di diversi episodi preoccupanti – Qualenergia.it ) dove venerdì una delle 157 barre di uranio è rimasta incastrata nella piscina del reattore. Altri 13 impianti, invece, sono fermi per ordinaria manutenzione e per la ricarica del combustibile.

I cugini d’oltralpe solitamente sono costretti a venderci l’elettricità in eccesso a prezzi stracciati: perché il loro sistema elettrico, basato sull’atomo, è scarsamente modulabile. Per lo stesso motivo ora si trovano a far fronte ad un inverno a rischio black-out. Come si sa il riscaldamento elettrico è molto diffuso in Francia proprio per l’abbondanza di elettricità che si credeva di avere grazie all’atomo, tanto che si registra un aumento della domanda di 2.100 MW per ogni °C in meno di temperatura (il nucleare è uno dei motivi per cui la Francia ha fatto poco per l’efficienza nei consumi di elettricità – Qualenergia.it “I piani europei per l’efficienza energetica”). Inoltre va aggiunto che il parco delle centrali nucleari francesi, come dimostrano gli incidenti, è ormai vetusto e avrebbe bisogno massicci investimenti.

La Francia dell’atomo, dunque, si sta accorgendo di non avere abbastanza elettricità. Ma come colmerà il gap? Oltre che con altro nucleare (il travagliato nuovo reattore EPR da 1.600 MW in costruzione a Flamanville, è in ritardo di 2 anni) e con nuove centrali termoelettriche, un contributo significativo verrà da sole e vento: per il 2015, scrive il Reseau de Trasportation d’Energie, il fotovoltaico dovrà raggiungere i 1.400 MW e l’eolico superare i 9.000 MW.

GM

9 novembre 2009

 
 
 
 
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