Scopo finale della Desertec Industrial Initiative – che raccoglierà un investimento attorno ai 400 miliardi di dollari – è soddisfare entro il 2050 il 15% del fabbisogno elettrico europeo, raccogliendo con grandi centrali solari a concentrazione l’energia del Sahara e facendola giungere in Europa tramite dei condotti che dovrebbero attraversare il mediterraneo. Alla base del progetto il solare a concentrazione, tecnologia molto promettente tra le rinnovabili e che non è certo una sconosciuta ai nostri lettori ( vedi “Solare a concentrazione, video e documenti”): in estrema sintesi la tecnologia consiste nel concentrare con un sistema di specchi la radiazione solare diretta in un tubo o in una caldaia dove scorre un fluido (acqua, olio o sali fusi) che ad elevate temperature fa girare delle turbine che producono l’elettricità.
Il piano attuale di Desertec è di costruire un sistema di centrali con una potenza complessiva di picco pari a 100 GW, cioè simili a circa un centinaio di centrali a carbone. L’elettricità raggiungerebbe l’Europa tramite 20 elettrodotti ad alta capacità con perdite inferiori al 10%: linee che collegherebbero il Marocco alla Spagna, l’Algeria alla Francia attraverso le Baleari, la Tunisia alla Sicilia, la Libia alla Grecia e l’Egitto alla Turchia via Cipro e che sarebbero parte di una grande rete continentale che dovrebbe trasportare anche l’elettricità da eolico prodotta nel nord Europa (anche quella offshore) o da geotermico prodotta in Islanda.
Le centrali del progetto Desertec, che dovrebbero essere costruite nei prossimi 5 anni, arriveranno ciascuna a potenze da 1 GW, ma ancora non si è deciso sulla tipologia tecnologica che verrà adottata per il solare a concentrazione: una galleria fotografica pubblicata su New Scientist mostra i 4 modelli di centrale possibili spiegando i pro e i contro di ciascuno.
La centrale di Bakersfield, in California (immagine) realizzata da Ausra utilizza invece concentratori piani (detti riflettori Fresnel) che scaldano tubi ricevitori in cui scorre l’acqua che, con il vapore, muove turbine per una potenza fino a 5 MW. Relativamente economico, questo impianto può essere adattato per accumulare l’energia. Tra gli svantaggi una minore efficienza dell’impianto, la mancanza di sviluppo commerciale e l’alta richiesta di acqua. Il Nevada Solar One, infine (immagine), centrale da 64 MW costruita dalla spagnola Acciona, utilizza specchi parabolici per portare a 361°C l’olio diatermico che a sua volta fa bollire l’acqua che muove le turbine; può immagazzinare il calore e, dunque, funzionare anche di notte, (anche con la possibilità di integrarla con un generatore a gas), ma richiede molta acqua.
GM
3 novembre 2009