Agrienergie: un affare da 800 milioni di euro

  • 15 Ottobre 2009

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Le prospettive del settore analizzate a Economia 3. La vocazione toscana verso una fonte sostenibile.

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800 milioni di euro, pari a circa un terzo dell’intera produzione lorda vendibile dell’agricoltura toscana. A tanto ammonta il valore complessivo dell’energia che potrebbe essere prodotta in Toscana grazie all’utilizzo delle agrienergie. Il dato è emerso stamani a Prato, nel corso dell’incontro “Prove di energia dell’agricoltura toscana” inserito nel programma di economia al cubo. L’incontro, è stato imperniato sulla presentazione di una ricerca promossa dall’Arsia (Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura) su indirizzo della Giunta regionale e relativa alla potenzialità produttiva delle agrienergie in Toscana.

Il lavoro ha permesso di stimare in 350 Megawatt energetici (o in 790 termici) la quantità di energia che potrebbe essere ottenuta complessivamente nella nostra regione da un utilizzo dei residui della lavorazioni agricole e forestali e, solo in minima parte, da quello di colture dedicate. Se la produzione di questa energia fosse immessa sul mercato permetterebbe di ricavare una cifra pari a 800 milioni di euro, cioè a un terzo della produzione lorda vendibile dell’agricoltura; non solo, se utilizzata come energia termica permetterebbe di riscaldare fino a 50.000 appartamenti. Una prova lampante della potenzialità di un settore in fase di crescita sia per le caratteristiche ambientali della sua offerta (le agrienergie hanno un bassissimo impatto), sia per la sua potenzialità economica, viste le prospettive che apre soprattutto per quegli agricoltori disposti a investire nelle cosiddette produzioni no-food.
«La produzione di energia – ha detto la direttrice dell’Arsia Maria Grazia Mammuccini, commentando il lavoro – si inserisce perfettamente tra le funzioni dell’azienda agricola del futuro, che è un’azienda sempre più capace di diversificare le sue attività. Con l’utilizzo, a fini energ etici, dei residui delle lavorazioni forestali e delle potature agricole, e anche con la possibilità di realizzare colture dedicate in percentuali sostenibili, le aziende possono individuare nuovi canali di reddito stimolando la creazione di una filiera corta, in cui produzione e utilizzo avvengono su scala locale, diminuendo così i costi e valorizzando la sostenibilità. Il lavoro che presentiamo oggi, nelle nostre intenzioni, è uno strumento operativo per chi, nella nostra regione, vuol conoscere area per area le potenzialità di questo settore».

La ricerca Arsia, commissionata alle Università di Firenze e di Pisa, realizza una dettagliatissima fotografia del comparto, evidenziando comune per comune le possibili disponibilità di materie prime convertibili in agrienergie, dopo averle sottoposte a un triplice vaglio: la loro compatibilità ambientale, quella paesaggistica, e la loro economicità. Così, per esempio, su una superficie boscata utilizzabile di oltre 1 milione di ettari la superficie nella quale gli interventi forestali per la raccolta degli scarti della lavorazioni forestali risulterebbero compatibili economicamente è inferiore alla meta (485.000 ettari). Questi parametri, che rendono estremamente realistico il lavoro, dimostrano comunque la forte potenzialità del settore in varie aree della Toscana, collocando al primo posto la provincia di Grosseto, seguita da quella di Siena e più a distanza da quelle di Firenze, Arezzo e Pisa.

Il quantitativo di produzione che potrebbero essere messe insieme per creare energia supera i 4 milioni di tonnellate annue: gran parte dell’energia prodotta (oltre l’80%) proverrebbe da biomasse, il 13% verrebbe utilizzata per realizzare biocarburanti.

Massimo Orlandi

25 settembre 2009

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