Un piano di investimenti decennale nelle energie pulite

  • 8 Ottobre 2009

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La Commissione europea pubblica una comunicazione che punta a individuare strategie coerenti di investimento tra il 2010 e il 2020 nella ricerca e nelle applicazioni avanzate per le tecnologie energetiche necessarie alla riduzione delle emissioni di CO2. Stimati investimenti pubblici e privati aggiuntivi pari a circa 50 miliardi di euro.

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Raggiungere gli obiettivi al 2020 per i Paesi Membri dell’UE sarà molto impegnativo, soprattutto considerando che l’80% dell’energia primaria è ancora prodotta da fonti fossili. Per muoversi su questo percorso verso un’energia a basso contenuto di carbonio sono stati individuati diversi percorsi frutto di una combinazione di decisioni politiche, forze di mercato, disponibilità delle risorse e domanda dei cittadini. Tuttavia, e a dirlo è la Commissione Europea, molto difficilmente il mercato e suoi attori riusciranno da soli a velocizzare la crescita delle tecnologie legate all’efficienza, alle rinnovabili e alle altre soluzioni per ridurre le emissioni se non verranno accompagnati da specifici investimenti pubblici e privati nazionali ed europei che diventi così il motore di un piano più ampio e più integrato.

Secondo la Commissione, dunque, tra il 2010 e il 2020 serviranno nel’Unione Europea investimenti aggiuntivi pari a circa 50 miliardi di euro nella ricerca sulle tecnologie energetiche necessarie a far fronte al cambiamento climatico, a garantire l’approvvigionamento energetico e ad assicurare la competitività dell’economia. Infatti, stando alle parole dei commissari all’Energia, Andris Piebalgs, e alla Ricerca, Janez Potocnik, gli investimenti nel vecchio continente in questo comparto dovranno quasi triplicare, passando da 3 a 8 miliardi di euro l’anno, quindi per un totale di circa 80 miliardi di euro in 10 anni.

Nella comunicazione “Investire nello sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio” (vedi allegato), si sviluppano alcuni strategie necessarie all’attuazione del Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (SET-Plan) presentato nel 2007 (vedi Qualenergia.it), che è una sorta di visione integrale e coordinata per garantire un quadro energetico futuro a basse emissioni di gas serra, il meno costoso e il più sicuro possibile. Nella comunicazione della Commissione viene indicata una roadmap delle varie fonti di finanziamento pubbliche e private, sia a livello nazionale che comunitario per le principali tecnologie energetiche: l’eolico, il solare, le reti elettriche intelligenti, le bioenergie, la cattura e stoccaggio della CO2 (CCS) e la fissione nucleare. Viene anche proposta una nuova iniziativa per l’efficienza energetica.

Per quanto concerne l’eolico per accelerare la riduzione dei costi, aumentare i rendimenti delle macchine, così come le installazioni offshore e favorire l’integrazioni delle reti per sfruttare al meglio il potenziale sarebbero necessari nei prossimi 10 anni investimenti privati e pubblici per 6 miliardi di euro. Obiettivo è rendere l’energia dal vento capace di coprire fino al 20% del fabbisogno di energia elettrica al 2020 (e fino al 33% al 2030). Il numero di occupati diretti nel settore raggiungere quota 250mila.

Nel settore del solare gli investimenti, stimati in 16 miliardi di euro, sarebbero da indirizzare nel fotovoltaico e nel solare termodinamico. Spendere in programmi avanzati di ricerca nel fotovoltaico e per un solare a concentrazione su scala industriale potrebbe portare a coprire al 2020, insieme agli incentivi di settore, con queste tecnologie il 15% dell’elettricità prodotta a livello UE e creare oltre 200mila occupati.
Mentre nel documento non c’è nessun riferimento al solare termico a bassa e media temperatura, per le rinnovabili termiche viene riservata invece una certa attenzione alle biomasse, soprattutto per la cogenerazione. Nel complesso per la bioenergia (biomasse e biocarburanti) gli investimenti pubblici e privati necessari sono stimati in 9 miliardi di euro (oltre 200 mila posti di lavoro).

Per le integrazioni delle reti elettriche e reti che sappiano gestire fonti intermittenti come le rinnovabili (smart grids) si ritengono necessari 2 miliardi di euro di investimenti. Qui l’obiettivo da raggiungere è che almeno il 50% delle reti europee siano capaci di adattare in maniera fluida domanda e offerta di elettricità, proveniente anche da rinnovabili.
La Commissione Europea ha inoltre indicato investimenti per la ricerca nella carbon capture and storage pari a 13 miliardi di euro, per la fissione nucleare 7 mld di €, per le celle a combustibile e l’idrogeno altri 5 mld. Per l’efficienza energetica e la nuova iniziativa Smart Cities un totale di 11 mld di € di risorse pubbliche e private, sempre in 10 anni.

La Commissione Ue ha quindi chiesto a tutti i soggetti coinvolti a “un’azione coordinata e complementare” e a una “maggiore propensione al rischio”. Un intervento crescente sarà dato dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), che concederà maggiori prestiti per finanziare l’attuazione SET-Plan.
La parola d’ordine è mettere in comune le risorse in modo coerente e nelle tecnologie giuste.

LB

8 ottobre 2009

 

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