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L’incognita energetica nella svolta tedesca

La nuova coalizione di Governo tedesca potrebbe spingere al prolungamento della vita di parte delle centrali nucleari del paese? Quali conseguenze per il comparto dell'energia rinnovabile, che è in forte crescita e punta a coprire il 30% del fabbisogno elettrico al 2020? L'editoriale di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia.

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Uno dei pochi temi che in Germania hanno realmente diviso le campagne elettorali della Cdu e della Spd è stato quello nel nucleare. All’inizio di settembre migliaia di contadini con i loro trattori hanno marciato verso Berlino per partecipare a una manifestazione contro l’energia atomica e i sondaggi davano una maggioranza di tedeschi contrari al nucleare. Evidentemente hanno pesato altri elementi nel giudizio degli elettori.

A bocce ferme occorre ora capire cosa succederà con la nuova coalizione di Governo. Va chiarito innanzitutto che la divisione non verteva sulla possibilità di costruire nuove centrali, ma sulla proposta di prolungare la vita dei 17 impianti esistenti oltre la data del 2021. Un accordo del 2001 tra Spd e Cdu prevedeva, infatti, di garantire una vita media di 32 anni di funzionamento, un compromesso considerato allora accettabile tra le parti. In base all’accordo, nel 2010 tre reattori avrebbero dovuto essere chiusi.

I fautori del nucleare sostengono che, poiché le centrali sono ormai ammortizzate, il costo del chilowattora è basso e il loro funzionamento per un’altra decina di anni potrebbe consentire alle energie rinnovabili di crescere maggiormente. Qualche commentatore ha anche aggiunto che il minor costo dell’elettricità potrebbe essere destinato in parte al finanziamento delle rinnovabili.
Dunque, la rimessa in discussione dell’accordo sulla chiusura delle centrali non sembrerebbe così drammatico.

In realtà, questa scelta può risultare molto pericolosa perché le fonti rinnovabili rischiano di vedere ridimensionato il proprio ruolo e l’opzione nucleare potrebbe perpetuarsi nei prossimi decenni, senza contare la problematica che sta montando nel paese riguardo ai siti di deposito delle scorie.
I contrari, inoltre, sottolineano come in Germania ci sia un surplus di produzione elettrica. Lo scorso luglio ad esempio sette reattori nucleari, che generavano la metà della produzione nucleare, erano chiusi per guasti, ma non c’è stata alcuna scarsità di offerta.

Ma vediamo qualche numero. Lo scorso anno le 17 centrali atomiche, con 149 TWh di produzione lorda, hanno coperto il 23,3% dell’offerta elettrica. Le fonti rinnovabili, grazie a efficaci politiche di sostegno, hanno triplicato la produzione nell’ultimo decennio e soddisfano ora il 15% della domanda. Secondo i programmi del precedente Governo dovevano arrivare al 30% nel 2020, sostituendo buona parte della produzione nucleare.
Vedremo le prime mosse del nuovo Governo. Certo il primo ministro, Angela Merkel ha sempre compreso l’importanza delle energie rinnovabili, che hanno consentito di rivitalizzare con migliaia di imprese i Länder dell’Est, dove lei è nata, e pertanto non di dovrebbero prevedere bruschi cambiamenti.
 

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