La Cina continua la sua corsa verde

  • 25 Agosto 2009

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L'economia verde in Cina continua a crescere. Con la crisi - e grazie alle politiche governative - si amplia il mercato interno del low-carbon: rinnovabili, efficienza energetica, edilizia e mobilità sostenibile. Un report di The Climate Group fa il punto della situazione.

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La Cina continua la sua corsa verso il low-carbon, nonostante la crisi. Anzi, il rallentamento dell’economia mondiale, che ha danneggiato l’export ha portato ad una crescita maggiore del mercato domestico, sostenuto dalle politiche del governo di Pechino. È quello che emerge da China’s Clean Revolution II (vedi allegato) il nuovo report di The Climate Group che va ad aggiornare il lavoro dell’anno scorso, “China’s Clean Revolution”.

Veicoli elettrici, rinnovabili, efficienza energetica ed edilizia sostenibile: il dossier appena pubblicato dal think-tank britannico-internazionale legato a Tony Blair porta buone notizie dal gigante asiatico, il maggiore emettitore mondiale di gas serra. I soldi del pacchetto stimolo da 585 miliardi di dollari – molti dei quali destinati alla green economy – e le diverse misure di incentivazione – stanno dando i loro risultati.

La leadership mondiale nelle tecnologie verdi, come si vede dai dati presentati dal rapporto, in Cina sta raggiungendo in diversi campi. Nelle rinnovabili innanzitutto (vedi editoriale su Qualenergia.it “La Cina delle rinnovabili vola“): metà dei pannelli solari termici venduti nel mondo sono di produzione cinese (complice un enorme mercato interno: 65% delle installazioni mondiali), per il fotovoltaico invece il paese soddisfa il 30% della domanda mondiale (il 40% se si conta anche Taiwan). L’eolico poi continua la sua crescita che vede raddoppiare la potenza installata ogni anno. Un trend che secondo il report continuerà anche nel 2009, anno in cui un terzo della nuova capacità eolica installata nel mondo sarà in Cina.

Altro settore della green economy nel quale Pechino sta investendo molto, quello dei veicoli a basse emissioni (vedi articolo Qualenergia.it “Auto, la Cina le vuole più efficienti“). Il pacchetto stimolo ha stanziato 2,9 miliardi di dollari per la promozione dei veicoli elettrici nei prossimi 3 anni, con incentivi all’acquisto, fondi per la ricerca e commesse pubbliche. Solo quest’anno le città cinesi acquisteranno 13mila veicoli elettrici. L’obiettivo è di arrivare entro il 2011 a produrre in Cina mezzo milione di mezzi elettrici. Nel 2009 il mercato cinese dell’auto è diventato il più grande al mondo, superando gli Usa. Si stima che saranno 10 milioni le auto vendute entro fine anno. Per il 2030 la stima è che sulle strade cinesi ci saranno 287 milioni di automobili, il 30% del totale mondiale: chiara l’importanza di una motorizzazione a basso impatto ambientale.

Anche l’edilizia, attualmente intorpidita dalla crisi, in Cina ha potenzialità enormi per diventare un settore trainante della green economy. Le stime dicono che i 40 miliardi di metri cubi attuali edificati nel paese dovrebbero quasi raddoppiare arrivando a 70 nel 2020: un mercato potenziale di 220 miliardi dollari per l’edilizia verde se solo un edificio su due adottasse soluzioni low-carbon, di 439 se si applicassero norme più severe. Pechino pare intenzionato a seguire questa strada con standard di conservazione dell’energia dal 2010 per tutti i nuovi edifici di almeno il 50%, che diventa il 65% in alcune città.

Altri passi avanti il colosso asiatico, che conta ancora sul carbone per oltre l’80% della sua produzione elettrica, li sta facendo sull’efficienza energetica in generale. Nel piano di rilancio economico il governo cinese, ad esempio, ha previsto diverse misure per alcune industrie che dovrebbero portare ad un risparmio pari 240 milioni di tonnellate di carbone entro il 2010. Intanto l’etichetta energetica imposta agli elettrodomestici avrebbe fatto risparmiare 90 miliardi di kWh. Che la Cina punti decisamente a ridurre lo spreco d’energia d’altra parte è chiaro anche dall’unico obiettivo che si è data nella lotta all’effetto serra: quello contenuto nel piano 2005-2010 di ridurre del 20% la propria intensità energetica (il rapporto tra energia consumata e ricchezza prodotta).

Insomma, la Cina sta procedendo verso Copenhagen sul doppio binario che più volte abbiamo raccontato: da una parte rifiutare imposizioni internazionali sui gas serra e tenere al primo posto la crescita, dall’altra rendere più pulito il proprio sviluppo e approfittare il più possibile delle opportunità economiche della lotta al global warming. Vedremo che effetto avrà questa strategia sul negoziato internazionale di dicembre, quello che è quasi certo è che, comunque si concluda il vertice, lo slancio della corsa cinese ad un’economia verde non si arresterà.

Giulio Meneghello

26 agosto 2009

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