Ambientalismo strabico

  • 15 Luglio 2009

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Un gruppo di associazioni attacca duramente in un convegno l'eolico perché è visto come danno al paesaggio italiano. Queste dichiarazioni hanno prodotto un fuoco di fila di comunicati e di reazioni da parte delle associazioni di categoria e dal mondo ambientalista.

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“In Italia, se tutte le domande istruttorie fossero accolte, avremmo 25 mila pale eoliche”. E questo sarebbe fonte di una “sofferenza inflitta al paesaggio dell’Italia”. Quindi, dovendo scegliere tra 25 mila torri eoliche e centrali atomiche, la scelta è “sicuramente” no alle 25 mila torri. Invece, sul nucleare, “noi ci poniamo senza chiusure di preconcetto”.
E’ il solito Carlo Ripa di Meana a dirlo, cioè il presidente del Comitato nazionale del paesaggio, a margine del convegno “La speculazione dell’eolico. Palazzinari dell’energia”, ma questa volta in compagnia di Coldiretti, Amici della Terra, Altura, Comitato per la bellezza, Fareverde, Italia nostra, Mountain wilderness, Movimento azzurro, Vas-verdi ambiente e società e Wilderness Italia.
Uno strano ambientalismo, questo, che spara sull’energia eolica, una tecnologia rinnovabile, disponibile, pulita, efficiente, costante e democratica. E quanto stride questo paragone con il nucleare, preferito all’energia dal vento! Insomma, dice Ripa di Meana, “di fronte all’atomo noi ci poniamo senza chiusure di preconcetto”. Pregiudizi che invece sono grandi come una montagna sull’eolico, tanto che si chiede addirittura un incontro con il Presidente della Repubblica per comunicare questo “gravissimo pericolo” per la nazione. Vedremo adesso sui giornali titolo del tipo “emergenza eolico in Italia”?

Stupisce poi la presa di posizione di Coldiretti: “Lo sviluppo dell’energia eolica sottrae al nostro paese 25 mila ettari di terreni coltivabili”. Un’area “pari a un autostrada di oltre 10.000 chilometri”. Stefano Masini, responsabile Ambiente dell’associazione agricola, si dice “preoccupato dell’attuale modello” di localizzazione delle torri eoliche sul territorio e chiede “linee guida di intervento” e “maggiori incentivi per altre fonti di energia come le biomasse”. Stiamo allo scontro tra rinnovabili?
Poi Masini afferma che l’eolico “fa strage di aquile, soprattutto in Toscana, Emilia-Romagna, Marche e Sicilia”. Ma questo eolico non andava ad occupare i terreni coltivabili, presumibilmente in pianura? Diciamo che c’è un po’ di confusione. Oppure, ci sono altri interessi? Come mai queste associazioni hanno messo in cima ai loro attacchi l’energia eolica? L’ultimo dei problemi, se consideriamo l’impatto visivo (quello ambientale è veramente marginale) in un paese devastato dalla speculazione edilizia e infrastrutturale.
Da questa conferenza passano alcuni messaggi sconfortanti: quel “non avere preconcetti” per il nucleare, come se investire nella filiera dell’atomo non porterà a danni irreversibili e di lunghissimo termine al nostro territorio e quel sottotitolo della conferenza: “Svendere il territorio e devastare il paesaggio per briciole di elettricità?”.

C’era da aspettarselo. Queste prese di posizioni hanno prodotto un fuoco di fila di comunicati e di reazioni da parte delle associazioni di categoria e dal mondo ambientalista.
Greenpeace Italia, ISES Italia e Kyoto Club hanno voluto criticare in un comunicato congiunto proprio quest’ultimo appunto, affermando che “per il settore elettrico italiano, dire che l’eolico produca ‘briciole di energia’ è del tutto sbagliato. Gli obiettivi europei al 2020 prevedono, per il settore elettrico in Italia, un incremento della produzione da fonti rinnovabili di 50-54 TWh (miliardi di kWh). Il potenziale dell’eolico al 2020, limitato dai criteri ambientali definiti da un protocollo tra produttori e associazioni ambientaliste, è di 16 GW per una produzione totale di 27 TWh. In sostanza, circa metà dell’obiettivo al 2020 si può coprire con l’eolico.

Per Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia “Attaccare l’eolico significa di fatto attaccare gli obiettivi europei e non aver capito che il cambiamento del clima è l’emergenza ambientale del secolo”. “L’atteggiamento antieolico preconcetto e infondato è ambientalmente inaccettabile – ha spiegato Onufrio – mentre la casa brucia, a causa del riscaldamento globale, qualcuno anziché portare l’acqua per spegnere il fuoco si preoccupa se qualche goccia casca sul tappeto.

Per G.B. Zorzoli, presidente di ISES Italia “in Italia gli impianti eolici sono sottoposti a una stringente disciplina che in più di un caso ne ha rallentato la diffusione, nonostante il raggiungimento di elevati standard energetico-ambientali e le intese con le principali associazioni ambientaliste per l’individuazione dei criteri per la scelta dei siti. Se a ciò si aggiunge la vigilanza delle Regioni per mezzo delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di tutela del paesaggio, risultano inconcepibili e inaccettabili posizioni che tendono a demonizzare l’eolico e mistificano la realtà negando che tale fonte di energia pulita sia oggi al primo posto nella generazione di energia da nuove fonti rinnovabili e che sarà determinante per raggiungere al 2020 gli obiettivi che l’Unione Europea ci ha posto”.

Per Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, “puntare sull’eolico in Italia è anche una straordinaria occasione per l’industria nazionale e per tutta la filiera; significa creare nuova occupazione nella green economy, oggi la più concreta strategia contro la recessione”. Secondo uno studio GSE-IEFE Bocconi il solo comparto eolico ha un potenziale in Italia al 2020 di circa 78mila unità, il 31% sul totale di tutta l’occupazione nelle fonti rinnovabili”. “Le installazioni eoliche in Italia sono realizzate soprattutto in aree rurali e montane, spesso abbandonate e non utilizzate né a fini agricoli né per il pascolo. L’eolico consente invece una ricaduta positiva in termini occupazionali ed economici, impensabile con altre opzioni economiche ed energetiche, e senza danni per il turismo”, dice il direttore scientifico del Kyoto Club. “Sempre in termini di sviluppo economico va ricordata l’esperienza di centinaia di migliaia di agricoltori danesi e tedeschi che traggono parte del loro reddito proprio dalla produzione di elettricità da fonte eolica”.

Per Legambiente quelle della conferenza stampa di oggi sono “assurdità senza senso nell’interesse delle lobby del carbone e del nucleare”. Se proprio si vuole parlare di impatto ambientale “abusivismo, cave, e inutili colate di cemento sono il vero scempio del paesaggio”. Per l’associazione è “stupefacente” che “mentre in tutto il mondo ci si confronta sui cambiamenti climatici e si cerca di trovare un accordo internazionale che impegni i governi a ridurre le emissioni, qualcuno in Italia faccia la guerra all’eolico, praticamente la fonte che a livello mondiale è in maggiore e costante crescita”.

Durissime le critiche delle associazioni di categoria, Aper e Anev. Roberto Longo, presidente di Aper (Associazione Produttori Energie Rinnovabili) ha dichiarato che “bisognerebbe ricordare a questi signori che l’eolico da solo produce oltre 6 TWh di elettricità pulita, apporto che non si può certo definire ininfluente e che, al contrario, riveste un’importanza chiave nel raggiungimento dei livelli minimi di produzione di energia rinnovabile, per soddisfare gli obblighi recentemente imposti dalle direttive comunitarie e come già accade in altri paesi (Spagna, Germania, Danimarca) dove l’eolico fornisce già oggi un contributo cospicuo al mix energetico”. “L’unico pericolo per il nostro paesaggio e per il nostro futuro – dice Longo – è l’atteggiamento miope e preconcetto di quei soggetti il cui impegno è volto unicamente a creare disinformazione e comitati del No, ostacolando l’utilizzo intelligente delle nostre risorse naturali, accettato e sviluppato ovunque, ma in eterno ritardo da noi”.

L’ANEV (Associazione Nazionale Energia dal Vento) parla di “diffamazione di una tecnologia pulita, facendo una raccolta di menzogne, illazioni, insulti, bugie e falsità sull’eolico”. Per l’associazione “tale sforzo diffamatorio, che sarebbe interessante capire con quale secondo fine e con quali risorse è stato compiuto, ha portato ad una raccolta di idiozie, falsità, e strafalcioni facilmente smascherati dall’ANEV, tali da poter essere catalogati e archiviati come “pure invenzioni”, se non fosse che il ripetersi di questi attacchi evidentemente celano altri interessi che ne siamo certi sarebbe interessante scoprire”.
L’ANEV ricorda poi alcuni dati dell’eolico in Italia: “ha fornito nel solo 2008 oltre a 6,5 miliardi di kWh (pari ai consumi domestici di oltre 7 milioni di italiani), ha evitato l’emissione di 3,5 milioni di tonnellate di CO2, evitato l’importazione di 10 milioni di barili di petrolio, dando lavoro ad oltre 18.000 persone tra occupati diretti ed indiretti (studio UIL-ANEV)”.

Questo attacco scomposto all’eolico, che vede coinvolte anche associazioni ambientaliste importanti per il nostro paese, è frutto di un approccio solo ideologico o è legato ad altri interessi? Sembra però tanto fare il paio con la sconsolante mozione del Senato che nega il il riscaldamento globale. In comune c’è che sono entrambi brutti segnali.

LB

15 luglio 2009

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