La domanda fotovoltaica e il colosso cinese

  • 30 Giugno 2009

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La Cina domina il mercato mondiale della produzione di celle e moduli fotovoltaici, ma il mercato interno è ancora modesto. A marzo però è stato introdotto un incentivo di 2,94 $/W, pari al 50% del costo di impianti negli edifici che potrebbe far esplodere l'enorme domanda nazionale.

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Cosa si sta muovendo nel panorama mondiale sul fronte delle iniziative che intendono dare impulso ai settori dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili e, al tempo stesso, puntano a contrastare la crisi in atto?
Nel secondo semestre del 2008 gli effetti della recessione si erano già fatti sentire con un calo degli investimenti del 23% rispetto allo stesso periodo del 2007. Complessivamente, comunque, nel 2008 gli “investimenti verdi” hanno tenuto: i 155 miliardi di dollari sono stati infatti leggermente superiori, del 5%, rispetto a quelli del 2007 (vedi grafico).
E nel 2009? Secondo il rapporto IEA predisposto per il G8 energia, gli investimenti nelle fonti rinnovabili risentiranno notevolmente della stretta creditizia con investimenti che dovrebbero ridursi del 38%. C’è da dire che questa stima non considera gli effetti positivi dei vari programmi di intervento che la maggior parte dei Paesi hanno predisposto per fronteggiare la crisi.
Due i pacchetti di misure più consistenti. Quello della Cina – con 69 miliardi di dollari – e lo “stimulus plan” degli Usa con 67 miliardi di dollari. Nella ricognizione effettuata da New Energy Finance, l’Italia risulta uno dei pochi Paesi che non hanno previsto nelle misure anticrisi risorse specifiche per le rinnovabili e per l’efficienza. Si tratta, in ogni caso, di importanti strumenti “anticiclici”, anche se questi stanziamenti straordinari esplicheranno il loro effetto solo verso la fine del 2009 e negli anni successivi.

Va segnalata l’attenzione che viene posta nei Paesi asiatici alle misure di rilancio. Prendiamo la Cina che domina il mercato mondiale della produzione di celle e moduli fotovoltaici, ma che ha un mercato interno del tutto marginale (100 MW nel 2008). Con una decisione a sorpresa dello scorso marzo è stato introdotto un incentivo di 2,94 $/W, pari cioè al 50% del costo di impianti fotovoltaici negli edifici. È così iniziata l’aggressione al gigantesco mercato cinese.
Del resto questo Paese ha dimostrato di recuperare rapidamente le posizioni, come è successo negli anni ’90 quando è diventato il primo Paese al mondo per le installazioni di impianti solari termici, o negli ultimi 3 anni nel settore eolico, con una crescita rapidissima che ha portato ai 12,2 GW cumulativi a fine 2008, un incremento che lo scorso anno è stato secondo solo agli Stati Uniti.

Lo schema di mercato cinese per il fotovoltaico è esattamente quello opposto rispetto a quello tedesco. In Germania la creazione di una forte domanda interna è stata fondamentale per innescare la crescita di un’industria solare nazionale. Viceversa in Cina, si punta a innescare una domanda interna per sostenere l’industria nazionale.
La nuova legislazione sul fotovoltaico dovrebbe, infatti, sia sostenere l’edilizia cinese, che aveva visto un rallentamento negli ultimi mesi, sia soprattutto dare ossigeno alla forte industria fotovoltaica in difficoltà nei primi mesi del 2009 per le incertezze del mercato mondiale.
Ma non si parla solo di solare integrato nell’edilizia. Nelle ultime settimane sono stati infatti resi pubblici anche progetti di aziende cinesi, come la Guangdong Nuclear Power Corp. o la Guodian Corp., per realizzare centrali solari da 200-300 MW in aree relativamente desertiche.

C’è chi pensa che, grazie alle nuove misure, la Cina possa installare 1.000 MW già nel 2010. Anche se non sono chiari i tempi del decollo, la nuova politica apre un mercato che, assieme a quello statunitense, rappresenterà nel medio periodo lo sbocco principale della produzione mondiale.

Gianni Silvestrini (direttore scientifico di QualEnergia)

30 giugno 2009

 

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