Taglio alle emissioni, la Scozia alza l’asticella

  • 29 Giugno 2009

CATEGORIE:

La Scozia annuncia che al 2020 ridurrà le emissioni del 42% rispetto ai livelli del 1990. Il primo obiettivo di una nazione adeguato a quanto chiedono ambientalisti e paesi in via di sviluppo. Un impegno ambizioso, che attira applausi e anche perplessità sul suo raggiungimento. Comuque un esempio da seguire.

ADV
image_pdfimage_print
Ecco un impegno di riduzione delle emissioni adeguato a quello che chiedono IPCC e paesi in via di sviluppo: superare il 40% di riduzione entro il 2020, un’impresa che si può ottenere. A dimostrarlo è la Scozia che mette in campo l’obiettivo più ambizioso annunciato finora: ridurre la CO2 del 42% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990.
Un impegno che i partiti del Parlamento scozzese hanno approvato all’unanimità e che è reso più serio dal fatto di prevedere anche quote annuali di riduzione legalmente vincolanti a partire dal 2012. La Scozia pone così l’asticella ancora più in alto di quello che aveva fatto il governo di Londra, che ha stabilito di ridurre le emissioni del 34% entro il 2020, mentre l’obiettivo al 2050 resta, come per tutto il Regno Unito, quello di tagliare dell’80% i gas serra rispetto ai livelli del 1990, con il plus che gli scozzesi includono nel conteggio anche le emissioni da navigazione e traffico aereo internazionale e pongono limiti stretti all’utilizzo dei meccanismi di compensazione.

Gli applausi dalle associazioni ambientaliste non hanno tardato ad arrivare: la coalizione Stop Climate Chaos Scotland che riunisce 60 diverse organizzazioni ha dichiarato che il voto scozzese, “pone un nuovo standard morale per il mondo industrializzato”. Per Kim Cartensen, direttrice dell’iniziativa internazionale sul clima del Wwf: “Almeno una nazione è dotata di una legislazione sul clima che segue le indicazioni della scienza. La Scozia ha fatto il primo passo per mostrare agli altri che si può fare”. Anche il governatore della California Arnold Scwartzenegger ha espresso il suo apprezzamento parlando di “un obiettivo che incoraggia gli altri a fare la loro parte”.

La Scozia ha un potenziale enorme in termini di energia rinnovabile che gli potrebbe consentire di  puntare ad ottenere il 50% del fabbisogno elettrico e il 20% di quello totale entro il 2020. Il paese può contare soprattutto su eolico, sia di terra che di mare, e idroelettrico (che al momento assieme forniscono oltre l’80% dell’elettricità pulita), ma anche su geotermia, biomasse e altre tecnologie. Una grande speranza poi è posta nello sfruttamento dell’energia proveniente dalle maree, tecnologia per la quale la Scozia dal punto di vista geografico ha uno dei potenziali più grandi al mondo. Cionostante l’obiettivo scozzese sulle emissioni  – come spiega il Guardian – è stato giudicato da alcuni sovradimensionato rispetto alle politiche che si stanno adottando.

La Scozia – che ha di recente dichiarato di voler chiudere con il nucleare – infatti non ha abbandonato il carbone, e anzi ha in programma la costruzione di una nuova centrale a Hunterston nel North Ayrshire. Contestato, poi, anche il programma di espansione delle infrastrutture – sono in cantiere aereoporti più grandi e nuove strade – e gli scarsi risultati nel disincentivare l’uso dell’auto. Le politiche di riduzione delle emissioni più ambiziose in programma, dall’uso delle energie marine, alla cattura della CO2 fino al passagio alla mobilità sostenibile,  infine, hanno  tempi di realizzazione che sorpassano ampiamente il 2020.

Oltre a questo va considerato il fatto che la sovranità scozzese è limitata, e il Parlamento di Edimburgo non ha il controllo diretto su tutte le politiche che pesano sulle emissioni: solo il 30% delle emissioni potrebbero essere influenzate dalle politiche nazionali, mentre il resto dipende dalle decisioni di Londra (che comunque ha obiettivi di riduzione sostanziosi) e Bruxell. Da qui le critiche a Edimburgo da parte del Committee on Climate Change, la commissione che guida le scelte sulle politiche del clima del governo di Gordon Brown: la Scozia avrebbe fatto un passo più lungo della gamba nello stabilire un obiettivo così alto prima che sia raggiunto l’accordo di Copenhagen. Insomma, l’obiettivo scozzese è proprio ambizioso se spaventa anche Londra. Forse però c’è da augurasi che simili “passi più lunghi della gamba” li facciano in molti prima del vertice internazionale di dicembre.

GM

29 giugno 2009

Potrebbero interessarti
ADV
×