Clima, appello di Stern al governo italiano

  • 25 Giugno 2009

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Un recente articolo dell'economista britannico Nicholas Stern pubblicato da Repubblica.it diventa una sorta di appello all'Italia affinché si impegni maggiormente con l'ecodiplomazia mondiale per raggiungere un accordo importante alla conferenza di Copenhagen. Per Stern il nostro paese può avere un ruolo di leadership in questo processo. Ma il nostro governo è della stessa idea?

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Nicholas Stern chiede all’Italia di assumere un ruolo di leadership nella lotta al cambiamenti climatici. Lo fa in un suo breve articolo pubblicato su Repubblica.it. E’, in fondo, una sorta di appello affinché il nostro paese, con la sua presidenza di turno del G8, spinga con decisione per un accordo importante alla Conferenza di Copenhagen di dicembre e sia uno dei paesi chiave in questo processo decisionale.
“L’Italia ha un’occasione storica per promuovere politiche basate su dati scientifici concreti e principi economici sensati, per un mondo a basso tenore di carbonio che sia più sicuro, più pulito e più sostenibile”, scrive Stern che, ricordiamo, è attualmente Presidente dell’Istituto di Ricerca Grantham su Cambiamenti Climatici e Ambiente della London School of Economics and Political Science e autore del famoso rapporto sugli impatti economici del global warming.
“I cambiamenti climatici stanno avvenendo ad un ritmo molto più rapido di quanto precedentemente stimato e la necessità di un’azione urgente per contrastare i cambiamenti climatici è ormai fuori discussione”, spiega nell’articolo l’economista britannico.

Stern nel suo recente libro, pubblicato in Italia da Feltrinelli, “Un pianeta da salvare“, ritiene che anche  se restano ancora molte cose da capire sugli effetti legati al fenomeno dei cambiamenti climatici, si può affermare ormai che sul ruolo dell’azione dell’uomo e sull’effettivo e rapido aumento della temperatura nella fase post-industriale non vi siano più dubbi.
La comunità mondiale dovrebbe muoversi sul principio di precauzione visto che il “grado di probabilità” che vi saranno gravi danni alle popolazioni e all’economia è molto elevato nel caso in cui si superassero i 2° gradi nella temperatura media globale. E i dati storici ci dicono che il pianeta si sta avvicinando rapidamente verso questo limite. Anche la Casa Bianca prende atto ufficialmente in questi giorni della gravità della situazione climatica e dei possibili impatti sul territorio statunitense con la presentazione del report Global Climate Change. Impacts in the United States.

A proposito dell’atteggiamento di coloro che pensano che non sia il caso di agire rapidamente, e ragionando per paradossi, l’economista britannico nel suo libro “Un pianeta da salvare” ci dice che di fronte alla questione del riscaldamento globale possiamo sbagliare in due modi: agire in base alle indicazioni che ci provengono dalla scienza (le analisi dell’Ipcc, per intenderci) per scoprire che alla fine era sbagliata oppure agire considerando fin dall’inizio che l’indicazione è sbagliata per scoprire, alla fine, che era giusta. La domanda allora è: quale dei due errori è più pericoloso?
Nel primo caso avremo comunque agito creando un mondo più efficiente, usando tecnologie energetiche pulite e conservando una maggiore biodiversità, oltre a numerosi altri benefici. Avremo certo subito delle perdite economiche, ma sicuramente di dimensioni tollerabili.

Stern nell’articolo di Repubblica.it afferma che “l’Italia è direttamente esposta e vulnerabile alle possibili conseguenze dei cambiamenti climatici, tra cui l’aumento di periodi di grave siccità e forti ondate di calore e l’innalzamento del livello dei mari”. Ma il nostro paese, secondo Stern, ha valide risorse naturali rinnovabili e aziende in grado di guidare lo sviluppo di fonti rinnovabili nel resto d’Europa. Un motivo in più per essere parte importante della nuova rivoluzione energetica per un’economia a basso tenore di carbonio.
Un appello, quello di Stern, che potrebbe trovare ad oggi un terreno tutt’altro che fertile, alla luce della recente mozione presentata dai rappresentati del centro-destra della Commissione Ambiente, primo firmatario il presidente D’Alì, che è stata approvata lo scorso 1° aprile al Senato con 122 sì, 5 no e 92 astenuti. Una mozione che, di fatto, è una dichiarazione negazionista sui cambiamenti climatici (vedi articolo su Qualenergia.it “Cosa pensa il Governo dei cambiamenti climatici?“). E non parliamo poi dell’atteggiamento che il nostro governo ha avuto nella fase decisionale di approvazione del pacchetto europeo clima-energia 2020 (vedi due editoriali di Gianni Silvestrini: qui e qui).

LB

25 giugno 2009

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