Rinnovabili 2020 e la rete da rifare

  • 16 Giugno 2009

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La rete elettrica europea non è adeguata all'obiettivo sulle rinnovabili del 2020. Vecchia, inefficiente e mal coordinata, secondo un report consegnato alla Commissione dall'European Academies Science Advisory Council. Il cammino verso un'energia low carbon dovrà passare per un ammodernamento delle linee e la realizzazione di reti intelligenti.

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La rete elettrica europea ha bisogno di essere rivoluzionata se si vuole raggiungere l’obiettivo del 2020 per le rinnovabili: le linee esistenti sono troppo vecchie, inefficienti e mal coordinate per raccogliere l’elettricità pulita che entro quell’anno dovrà essere prodotta e distribuita in giro per l’Europa. È assieme report tecnico e appello all’azione lo studio sulle infrastrutture elettriche del vecchio continente realizzato dell’European Academies Science Advisory Council (Easac) e consegnato alla Commissione Europea in questi giorni (vedi allegato).

La rete attuale, infatti, non sarebbe in grado di trasferire in maniera efficiente elettricità sulle lunghe distanze, come sarà invece necessario fare in un sistema continentale che conti su fonti di produzione, come le grandi centrali eoliche o solari, spesso distanti dai grossi centri abitati e che producono energia in maniera discontinua. Occorre coordinare le varie reti nazionali e investire in nuove tecnologie, prima tra tutte quella per le linee ad alta tensione in corrente continua (HVDC), più costose ma che permettono di trasportare l’elettricità su lunghe distanze con molta meno dispersione rispetto alle attuali linee a corrente alternata (AC).

L’obiettivo europeo per il 2020, come sappiamo, è di soddisfare il 20% del fabbisogno energetico totale con fonti pulite, percentuale che nel settore elettrico dovrà essere più elevata (nel nostro paese le ipotesi vanno dal 25 al 33%). Se non si adeguerà la rete, fa notare il report, la capacità rinnovabile installata andrà sprecata. Assieme alle fonti cambierà anche la loro dislocazione e le necessità di distribuzione. Per il Regno Unito, ad esempio, ci sarà la necessità di trasferire grandi quantità di elettricità dai campi eolici nel Mare del Nord o a ovest della Scozia verso le zone più popolate.

Altro problema è quello del coordinamento tra le varie reti nazionali: non solo le reti, raccomanda lo lo studio, dovranno essere ammodernate seguendo standard comuni, ma la distribuzione elettrica nel continente potrebbe addirittura essere gestita in modo centralizzato. L’obiettivo è un sistema in cui le varie fonti pulite situate distanti tra loro possano integrarsi l’un l’altra: ad esempio in modo che un domani il nord Europa nei giorni in cui c’è poco vento possa contare sull’energia elettrica prodotta nelle grandi centrali solare termdinamiche che si vorrebbero costruire nel Sahara, o che l’energia idroelettrica scandinava possa essere venduta, ad esempio, in Germania. Affinché ciò accada occorre che ogni ampliamento della rete incorpori linee con tecnologia HVDC, capaci di trasferire l’elettricità in modo efficiente e su lunghe distanze: gli elettrodotti attuali non sono in grado di gestire quantità di energia adeguate.

Insomma, è chiaro che il cammino verso il low carbon passa forzatamente per un ripensamento delle reti elettriche. Non a caso gli stanziamenti più grossi dei pacchetti verdi sia degli Usa di Obama che della Cina vanno proprio alla realizzazione nelle due superpotenze della cosiddetta “smart grid”, la rete elettrica “intelligente”, capace di accogliere, coordinare e distribuire in maniera efficiente l’energia discontinua proveniente dalle rinnovabili.

Anche nel nostro paese la questione è urgente, Assoelettrica e Aper denunciano come l’inadeguatezza della rete stia già mettendo un freno allo sviluppo delle energie rinnovabili: le riduzioni imposte dalla carenza infrastrutturale finora hanno riguardato una potenza installata complessiva di circa 1.200 MW eolici nelle province di Foggia, Benevento, Avellino e del nord della Sardegna; per non ostacolare l’eolico occorrerebbero rapidi interventi di potenziamento, resi però lenti dalla burocrazia.

GM

16 giugno 2009

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