Che la Cina avesse deciso di impegnarsi nella lotta alla CO2 si era già capito da varie aperture sul piano internazionale nei mesi scorsi. Ora arriva anche l’annuncio ufficiale che nel prossimo piano quinquennale, quello che partirà dal 2011, il paese si darà obiettivi precisi anche sulla riduzione della CO2. Pechino non ha mai accettato tagli imposti dall’esterno, ma la strada della riduzione della CO2 – pur mantenendo sempre la priorità della crescita economica – il paese l’aveva già imboccata con l’ultimo piano (2006-2010), che non parla di tagli dei gas serra, ma contiene obiettivi su rinnovabili e ed efficienza energetica. La Cina pare essere molto seria nel perseguire gli obiettivi che si dà: ad esempio i dirigenti delle Province che non raggiungeranno i traguardi posti sulle emissioni vedranno preclusa qualsiasi possibilità futura di avanzamento di carriera.
Gli obiettivi del piano 2006-2010, tra cui la riduzione del 20% al 2020 dell’intensità energetica, saranno con ogni probabilità raggiunti, mentre quelli specifici sulle rinnovabili sono già stati ampiamente superati, tanto da doverli innalzare. Ora Pechino annuncia (in una dichiarazione al Guardian) che al 2020 sicuramente supererà l’obiettivo che si era data, di soddisfare il 15% del fabbisogno energetico con le rinnovabili, e che probabilmente raggiungerà l’obiettivo europeo del 20%. Per il 2050 il target cinese delle rinnovabili arriva fino al 40% sui consumi totali di energia. La Cina d’altra parte sta dimostrando una capacità di crescita sorprendente nelle energie pulite, emblematico il caso dell’eolico: già nel 2007 il paese ha superato i 5 GW installati che erano l’obiettivo da conseguire entro il 2010, mentre ai 30 GW, che erano il traguardo posto per il 2020, si arriverà secondo le previsioni già nel 2012. Per il 2020 il Governo vuole dunque spostare più in alto l’asticella: fino ai 100 GW.
Un obiettivo più che triplicato, come pure dovrebbe essere triplicato quello per il solare: da 3 a 9 GW che rispetto all’attuale capacità di 120 MW significa moltiplicare la potenza installata per 75. Crescita, quella delle fonti pulite, che sarà sostenuta da un massiccio intervento pubblico. Se nell’ultimo pacchetto anticrisi sono circa 30 i miliardi di dollari destinati alle rinnovabili, Pechino starebbe, infatti, per annunciare altri stanziamenti sostanziosi: una manovra per l’energia che metterebbe in campo, secondo le varie fonti, dai 200 ai 600 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni da dividere tra rinnovabili, nucleare, cattura della CO2 e rete elettrica intelligente.
La Cina, che conta ancora per oltre l’80% del suo fabbisogno energetico sul carbone e che ha emissioni in continuo aumento, sembra dunque aver capito la necessità di agire per ridurre la CO2. O meglio, l’opportunità di far prendere al volo alla propria economia il treno del low-carbon: non a caso il paese è leader mondiale nella produzione di celle fotovoltaiche (circa 40% del mercato globale nel 2008 secondo SolarBuzz) e ha un’industria dell’eolico tra le più forti e dinamiche al mondo che si appresta e penetrare mercati importanti come quello britannico e giapponese.
Il gigante mondiale delle emissioni si sta dando da fare per costruire l’economia verde più forte del mondo, una buona notizia in vista del vertice di Copenhagen.
GM
11 giugno 2009