Il biogas va in città

  • 9 Giugno 2009

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Nella cittadina tedesca di Lünen, grazie ad una rete di cogeneratori e a un sistema di teleriscaldamento, il biogas da scarti agricoli fornirà elettricità e calore a 26mila abitazioni. Un'esperienza che mette in luce le potenzialità di questa versatile fonte energetica rinnovabile.

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Una rete di cogeneratori alimentati da biogas per dare elettricità e calore a mezza città partendo da scarti agricoli e deiezioni animali. Quello che si sta realizzando nella cittadina tedesca di Lünen, nel Westfalia, poco distante da Dortmund, è un sistema innovativo che dimostra quanto le potenzialità del biogas siano interessanti anche in contesti urbani.

A dicembre, quando i lavori saranno ultimati, il fabbisogno sia di elettricità che di calore pari al 30-40% dei 90mila residenti di Lünen sarà soddisfatto solo con il biogas prodotto dalla fermentazione di liquami animali e scarti agricoli. L’impianto, che avrà una potenza di 6,8 MW e fornirà elettricità e riscaldamento a 26mila case, fa quello che in Germania e nel mondo molti già fanno, ma in questo caso su scala più grande e integrando il biogas, considerato la fonte rinnovabile rurale per antonomasia, in un contesto urbano.

La biomassa di origine agricola, soprattutto liquami da allevamenti bovini ed equini, sarà fatta fermentare in diversi digestori riscaldati: se ne ricaverà biogas, cioè metano di origine biologica e si avrà come scarto concime. Il gas così ottenuto sarà immesso in una rete di condotte che andranno ad alimentare 12 cogeneratori, sparsi in diversi punti della città. Nei cogeneratori il biogas verrà trasformato in elettricità e calore: la corrente andrà in rete, mentre il calore sarà mandato dentro le abitazioni tramite un secondo reticolo di condotte. Le tubature, spiega Alfagy, la ditta che fornirà l’impianto, saranno scavate in orizzontale tramite un robot-trivella, evitando così di dover aprire le strade, mentre i cogeneratori saranno decorati e camuffati per mimetizzarsi nell’ambiente urbano.

Dalla Germania arriva un esempio di come questa fonte pulita può integrarsi nell’ambiente urbano, sfruttando appieno i vantaggi della cogenerazione attraverso il teleriscaldamento. Proprio la Germania (assieme a Svezia, Svizzera ed Austria), d’altra parte, è il paese europeo in cui la digestione anaerobica ha avuto maggior impulso. Lì il biogas – secondo i dati dell’International Biogas & Bioenergie Kompetenzzentrum – soddisfa già l’1,5% del fabbisogno elettrico nazionale, gli impianti collegati alla rete elettrica sono circa 4mila e gli addetti del settore 10mila. Ma ci sarebbero le potenzialità per arrivare a soddisfare il 17% del fabbisogno elettrico.

L’attenzione verso questa fonte – che permette di ricavare in un colpo solo elettricità, calore, concime e, volendo, anche carburante, oltre ad evitare l’immissione in atmosfera di un gas serra pericoloso quale il metano – sta però crescendo anche negli altri paesi europei. Il governo britannico, ad esempio, sta investendo molto su questa fonte e ha stimato che con la digestione anaerobica dei rifiuti prodotti dall’agricoltura inglese si potrebbe fornire riscaldamento ed elettricità a 2 milioni di case. Un altro studio inglese, commissionato da National Grid, ha invece calcolato che imbrigliando tutto il potenziale organico, dagli scarti agricoli, alle acque reflue alla frazione umida della raccolta differenziata (cosa che richiederebbe un investimento di 10 miliardi di sterline) si potrebbe avere abbastanza gas per scaldare metà delle abitazioni del paese.

In Italia, dove pure la produzione di elettricità da biogas gode di incentivi che non hanno nulla da invidiare a quelli tedeschi, la potenzialità di questa fonte è ancora inespressa, a causa anche di una legislazione complicata e incerta (vedi articolo Qualenergia.it): gli impianti sono ancora solo circa 350. Ma anche da noi il biogas potrebbe fare molto: secondo il dati del Centro Ricerche Produzioni Animali, potrebbe contribuire al 7-8% del fabbisogno elettrico nazionale e al 10% di quello di gas.

GM

9 giugno 2009

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