Posizioni in stallo verso Copenhagen

  • 8 Giugno 2009

CATEGORIE:

Si stanno svolgendo a Bonn i negoziati sul clima per una corretta attuazione delle regole e degli obblighi creati dalla Convenzione e dal protocollo di Kyoto, così come è stato stabilito a Bali nel dicembre 2007. Un resoconto della prima settimana di negoziati.

ADV
image_pdfimage_print

Sono ripresi a Bonn, dal 1 al 12 giugno 2009 i negoziati per il futuro del regime internazionale sui cambiamenti climatici dopo il 2012. La strada verso Copenhagen (dicembre 2009) prevede oltre alle riunioni attuali di Bonn, un altro appuntamento nella città tedesca sede del segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (agosto), e poi, a seguire Bangkok (settembre) e Barcellona (novembre).

La riunione attuale riguarda sia la 30esima sessione degli incontri degli organi sussidiari della convenzione (SBI e SBSTA), sia la sesta sessione dei gruppi di lavoro ad-hoc chiamati a definire il futuro della Convenzione e del protocollo di Kyoto. In altre parole, quattro livelli di negoziato differenti, suddivisi a loro volta in una miriade di differenti punti in agenda. Con un unico obiettivo comune: la corretta ed effettiva attuazione delle regole e degli obblighi creati dalla Convenzione e dal protocollo di Kyoto come definito a Bali nel dicembre 2007.
Riguardo ai due gruppi di lavoro ad hoc, il gruppo della Convenzione (Working Group on Long-term Cooperative Action – AWG LCA) e il gruppo del protocollo di Kyoto (Working Group on the Kyoto Protocol – AWG KP), va detto che il negoziato di giugno acquista una rilevanza fondamentale in quanto le delegazioni di tutto il mondo sono chiamate a confrontarsi sulle prime bozze di testo negoziali che accompagneranno la comunità internazionale fino a Copenhagen. Testi che sono ancora provvisori, ma che diventeranno bozze definitive rispettivamente entro il 5 giugno (LCA) e il 17 giugno (KP), cioè quando sono previste le deadline per la presentazione delle proposte di revisione del testo.

La prima settimana di negoziati ha confermato le problematiche emerse nella precedente sessione di marzo-aprile. Prima fra tutte, la difficile coesistenza di due piani negoziali paralleli, Convenzione e Protocollo, apparentemente separati, ma in molti aspetti interrelati. La differenza è prima di tutto formale, in quanto i due gruppi di lavoro nascono dal piano di azione adottato a Bali che conferisce loro due mandati giuridici distinti.
Per il gruppo di lavoro del protocollo di Kyoto l’obiettivo è l’emendamento dell’allegato B attraverso l’introduzione di un obbligo di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra in aggregato da parte dei paesi industrializzati da suddividere tra i 39 paesi “allegato I” cha hanno ratificato il protocollo di Kyoto. L’obiettivo del gruppo di lavoro della Convenzione è l’adozione di un accordo che favorisca l’effettiva e piena attuazione dei principi della Convenzione con il ruolo predominante dei paesi “allegato I”, compresi gli Stati Uniti d’America. La connessione sostanziale tra i due livelli di negoziato è soprattutto legata al fatto che entrambi i gruppi hanno come obiettivo la definizione dell’impegno futuro di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra. Attualmente, l’equivoco principale, si nasconde dietro all’interpretazione dei due mandati e all’interpretazione del concetto di parte attiva della comunità internazionale.

Per parte attiva della comunità internazionale, intendiamo il gruppo di paesi che dovranno sostenere il peso della lotta ai cambiamenti climatici: i paesi industrializzati (allegato I) nel gruppo del Protocollo, i paesi industrializzati e i paesi in via di sviluppo con i tassi di crescita più elevati (Cina, India, Brasile) nel gruppo della Convenzione.
Identificare il numero aggregato e individuale tra i 39 paesi fedeli al protocollo per poi presentare il pacchetto già pronto al gruppo Convenzione e sperare che gli USA si accodino come sostengono Brasile, India, Cina e gli altri paesi in via di sviluppo? Oppure, come sostengono Unione Europea, Giappone, Canada, Australia ed altri, la discussione e i lavori devono fin da oggi essere collegati in modo da non tralasciare il peso ingombrante degli USA?

A complicare tutto, il Giappone ha presentato qualche settimana fa una proposta di un nuovo protocollo che unisce i due processi e che sostituisce, o meglio modifica il protocollo di Kyoto. La proposta giapponese, condivisa da molti paesi industrializzati, va oltre ed entra in assoluta collisione con la posizione cinese, indiana e brasiliana quando prevede l’inclusione nella parte attiva della comunità internazionale proprio di tali paesi, denominati come “major emitters economies” e “major contributors” delle emissioni dei gas ad effetto serra. La risposta dei tre principali paesi in via di sviluppo alla proposta giapponese non si è fatta attendere. In questa prima settimana di negoziato i paesi industrializzati sono stati accusati di fuggire volutamente dalle proprie responsabilità storiche, di non prendere sul serio il problema dei cambiamenti climatici e di aver introdotto un nuovo pericoloso principio di diritto internazionale dalle conseguenze devastanti: il principio di discriminazione degli Stati basato sulla grandezza.

Oltre a questo, lo stallo dei negoziati attuali verte sulla discussione riguardante le regole future di contabilizzazione e conteggio delle attività forestali. Tutti i temi negoziali del gruppo di lavoro sul protocollo – meccanismi flessibili, inclusione nuovi gas e settori, questioni giuridiche, conseguenze potenziali – sono bloccati e aspettano la decisione delle parti sul ruolo e sulle modalità di conteggio del contributo forestale alla riduzione dei gas climalteranti. L’errore che non si vuole commettere è ripetere il negoziato che ha portato a Kyoto prima e a Marrakech in un secondo momento. In poche parole viene richiesta chiarezza sul ruolo delle attività forestali, sconto agli obblighi di riduzione, o viceversa sistema rigoroso e virtuoso che riconosca crediti e debiti provenienti da tale settore.

Leonardo Massai
mailto:[email protected]

Un quadro dei lavori di Bonn e relativi documenti anche su sito Kyoto Club

8 giugno 2009

 

Potrebbero interessarti
ADV
×