Il futuro boom del solare termodinamico

  • 27 Maggio 2009

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Secondo il report Global CSP Outlook 2009 di Greenpeace, Estela e SolaPaces il solare a concentrazione è l'altro pezzo per costruire la nuova rivoluzione energetica. Nello scenario più favorevole potrà soddisfare il 7% dei consumi elettrici mondiali al 2030 e il 25% al 2050. Oltre 2 milioni di posti di lavoro a metà secolo.

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Il solare a concentrazione avrà un ruolo determinante nello sforzo alla “decarbonizzazione” delle economie industrializzate e, con oltre due milioni di posti di lavoro al 2050, sarà uno dei settori trainanti della terza rivoluzione industriale ed energetica. Ciò è quanto colpisce dal recente rapporto “Global Concentrating Solar Power Outlook 09” pubblicato e redatto da Greenpeace insieme a Estela (European Solar Thermal Electricity Association) e SolarPACES (vedi allegato).

Le previsioni del report (88 pp.) stimano che nel caso di uno scenario avanzato con un forte sviluppo di misure di efficienza energetica, il solare a concentrazione sarà in grado di fornire il 7% circa dell’elettricità mondiale al 2030, e un quarto al 2050, pari a circa a 7.800 TWh. La capacità installata raggiungerà i 1.500 GW.
Per uno scenario più conservativo sarà invece capace di coprire il 3,6% circa dell’elettricità mondiale al 2030, e il 12% circa al 2050, pari a una potenza installata di 830 GW.
Lo scenario di riferimento (“business as usual”) si basa invece sulle ipotesi del rapporto “World Energy Outlook 2007” dell’International Energy Agency (IEA), e prevede che entro il 2050 la penetrazione della tecnologia non supererà lo 0,2% a livello mondiale, raggiungendo appena 18 GW e rimanendo sostanzialmente una tecnologia marginale.

Secondo gli estensori del report questo scenario, alla luce dei progetti già oggi in programma, appare poco credibile. Infatti negli ultimi cinque anni, l’industria del solare a concentrazione (CSP) è cresciuta velocemente e la tecnologia è ora matura per il decollo e la diffusione commerciale a livello mondiale, pronta per diventare il terzo settore, alle spalle di eolico e fotovoltaico, per quanto concerne la generazione pulita di energia. Il CSP non è in competizione con le altre tecnologie rinnovabili, ma rappresenta un’ulteriore soluzione economicamente perseguibile.
Alla fine del 2008 le centrali solari a concentrazione hanno raggiunto una potenza di 436 MW in tutto il mondo. I progetti attualmente in fase di realizzazione sono molti, principalmente in Spagna, dove verranno installati altri 1.000 MW entro il 2011. Negli Stati Uniti ci sono proposte di progetti per ulteriori 7.000 MW, mentre la Spagna ha l’obiettivo di raggiungere 10.000 MW entro il 2017.

Notizia di ieri è che la Pacific Gas & Electric (PG&E), utility californiana, ha stipulato un accordo per l’acquisto di energia elettrica prodotta da 7 centrali solari a concentrazione per una potenza totale di 1.310 MW che verranno realizzate da BrightSource Energy nel deserto di Mojave. Questa è una società americano-israeliana specializzata nella tecnologia delle centrali solari a torre e eliostati.

Secondo lo scenario di sviluppo moderato, il solare a concentrazione potrà creare oltre 200 mila posti di lavoro al 2020 nelle regioni esposte a maggiore radiazione solare. Il dato aumenta a oltre 1,1 milioni di posti da lavoro al 2050. Secondo lo scenario di sviluppo avanzato, invece, i posti di lavoro al 2050 supererebbero i due milioni.
Gli investimenti previsti per conseguire tale sviluppo ammontano a oltre 36 miliardi di euro al 2020 e 92,5 miliardi al 2050 nello scenario moderato. Già nel 2015 potrebbero superare i 20 miliardi di euro. Secondo lo scenario di sviluppo avanzato, invece, le risorse che questa tecnologia sarà in grado di mobilitare ammontano a 40 miliardi di euro al 2020 e 174,5 al 2050.

Nell’ipotesi che gas e carbone saranno ancora largamente utilizzati nei prossimi decenni, il rapporto assume che la tecnologia sia in grado di evitare 600 tonnellate di CO2 per ogni GWh prodotto.
Nello scenario moderato si potrebbero evitare circa 2,2 miliardi di tonnellate di CO2 annue al 2050, pari a circa quattro volte le emissioni attuali dell’Italia, due volte e mezzo le emissioni di CO2 della Germania, o pari a quelle dell’Africa.
Nello scenario avanzato gli effetti positivi per il clima, ammonteranno a oltre 4,7 miliardi di tonnellate di CO2, circa pari alle emissioni attuali dell’Europa.
Allo stesso tempo è interessante notare che le moderne tecnologie CSP raggiungono il pareggio delle emissioni di CO2 prodotte in fase di realizzazione, installazione e messa in opera degli impianti dopo appena 3-6 mesi di attività. La vita utile di una centrale CSP è di 20 anni.

Il costo dell’energia elettrica prodotta da centrali solari a concentrazione è in diminuzione e molti operatori confermano che diventerà presto competitivo con il costo dell’energia prodotta da centrali a gas di medie dimensioni. I costi di generazione dipendono dalla disponibilità di radiazione solare, dalle possibilità di collegarsi alla rete elettrica e dai tempi di realizzazione. Potranno essere ridotti aumentando la dimensione delle centrali e nei prossimi anni a condizioni favorevoli, quali finanziamento particolari, tasse e incentivi offerte dai governi.

Attualmente i costi di centrali CSP che utilizzano la tecnologia degli collettori parabolici lineari – la più diffusa, e la stessa utilizzata da Rubbia per il progetto “Archimede” di Priolo Gargallo – si aggirano attorno a 10-12 centesimi di dollaro per kWh prodotto negli Stati Uniti, mentre in Spagna si attestano a 20-23 centesimi di euro per kWh. I costi di generazione delle prime centrali costruite negli Stati Uniti nel periodo 1986-1992 erano tre volte tanto, pari a 40-44 cent $/kWh.

Gli operatori fanno sapere che i costi operativi delle centrali solari a collettori parabolici stanno attraversando una fase di ottimizzazione, tanto da far prevedere che passeranno in breve tempo da 8 € cent/kWh a 3 € cent/kWh.
Per quanto riguarda altre tecnologie a concentrazione, come le recenti centrali “a torre” realizzate in Spagna recentemente, si possono fare meno valutazioni perché i progetti sono entrati in funzione da poco tempo, o sono ancora in fase di costruzione.

Secondo Greenpeace le scelte politiche di oggi definiranno la gravità della crisi climatica al 2050. L’associazione ritiene allora che per sviluppare il più rapidamente possibile tutte le fonti rinnovabili a disposizione occorra introdurre incentivi in “conto energia”, fissare obiettivi vincolanti per lo sviluppo delle rinnovabili, promuovere la diffusione delle nuove tecnologie nei Paesi in via di sviluppo, e in particolare nelle aree desertiche del Nord Africa, Medio Oriente e Nord America.

27 maggio 2009

 

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