Se la Spagna lascia il nucleare per le rinnovabili

  • 22 Maggio 2009

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Abbandonare l'atomo e sostituirlo con le rinnovabili è la raccomandazione per il futuro energetico spagnolo di Ideas, think tank vicino al partito di governo di Zapatero. Negli Usa si chiarisce che il nucleare non va considerato un fonte da promuovere all'interno del Climate Bill. Intanto in Italia continua lo scontro tra Governo e Regioni.

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Mentre il Governo italiano persevera nel suo disegno nucleare, dove le centrali già ci sono c’è chi pensa di chiudere con l’atomo e rimpiazzarlo completamente con le fonti rinnovabili. Succede in Spagna dove questa settimana la fondazione Ideas, think tank legato al Partito socialista, attualmente al governo, ha presentato un rapporto che contiene una visione del futuro energetico del paese molto chiara e in cui il nucleare non trova posto (vedi allegato). Entro il 2050, spiega il documento, intitolato “Un nuevo modelo energetico para España”, la nazione dovrà essere libera dal nucleare e libera dalla CO2.

La Spagna conta sei centrali funzionanti, che forniscono un quarto dell’elettricità del paese ma – secondo il rapporto presentato dall’ex ministro Jesús Caldera, ora responsabile del programma elettorale del Psoe, e redatto da numerosi esperti tra cui Jeremy Rifkin, Arjun Makhijani, Marcel Coderch e Valeriano Ruiz – la fonte nucleare ha troppi inconvenienti: dai rischi legati alla proliferazione bellica e allo stoccaggio delle scorie, agli enormi investimenti necessari. Le rinnovabili, al contrario, possono essere sviluppate a costi più bassi e sono in grado di creare molti più posti di lavoro: fino a 1 milione e 188 mila al 2050, secondo uno degli scenari dipinti dal report.

La Spagna può e deve di conseguenza arrivare a coprire il 100% del suo fabbisogno con le energie pulite nei prossimi 40 anni: “In uno scenario con un aumento della domanda medio – si legge – le fonti rinnovabili elettriche potrebbero rimpiazzare la produzione nucleare attuale in meno di un decennio“. La strada da seguire sarebbe quella dell’abbandono progressivo delle centrali una volta che hanno sorpassato i 40 anni di vita: si inizierebbe subito da quella di Garoña (già “pensionabile”) e si spegnerebbe l’ultima delle sei nel 2028. Una strada, quella dell’abbandono progressivo dell’atomo, che l’esecutivo Zapatero sembra intenzionato a seguire: anche se all’interno del partito di governo non mancano alcuni nuclearisti convinti, il premier e il ministro dell’industria Miguel Sebastián sono dichiaratamente contrari alla realizzazione di nuovi reattori.

Diversa, come ben sappiamo la situazione nel nostro paese, dove il progetto di far sorgere da zero le nuove centrali procede, spaccando il paese e le istituzioni. Il disegno di legge 1195, approvato la settimana scorsa, che affida al Governo pieni poteri in fatto di autorizzazioni e localizzazione delle centrali, come abbiamo scritto, sta infatti suscitando una vera e propria levata di scudi da parte delle Regioni. Ieri la Conferenza delle Regioni ha chiesto un incontro urgente al Governo perché, come ha dichiarato il presidente Vasco Errani, il provvedimento “nei fatti straccia le competenze delle Regioni, per le quali non è stata prevista nessuna forma di coinvolgimento”.

In una delle molte Regioni che si sono già apertamente rifiutate di ospitare eventuali centrali, il Piemonte, 8.520 citadini hanno consegnato nei giorni scorsi le loro firme per introdurre nella legge regionale di pianificazione energetico-ambientale il principio esplicito dell’ “esclusione della produzione di energia da fonte nucleare”. Anche i Comuni insistono per “un adeguato confronto” sulla questione della localizzazione dei siti nucleari: è questa la richiesta, definita urgente e indispensabile, contenuta nella lettera che il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, e il coordinatore della Consulta Comuni sedi di servitù nucleari, Fabio Callori, hanno inviato al ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola.

Che il nucleare non sia la strada da seguire per ridurre le emissioni in questi giorni lo ha ribadito il Congresso Usa: è stato infatti bocciato l’emendamento alla legge sul clima che avrebbe permesso alle utility americane di avere sconti sulla quota obbligatoria di energia da generare con le rinnovabili qualora producessero elettricità da nuove centrali atomiche. Henry Waxman, l’autore principale del Climate Bill, nel chiedere la bocciatura dell’emendamento nuclearista ha spiegato che il nucleare non può essere accomunato alle fonti rinnovabili, perché si basa su di una risorsa limitata, l’uranio. La quota obbligatoria, ha sottolineato Waxman, serve invece a promuovere fonti e tecnologie nuove e pulite. Parole che paiono sottointendere lo stesso messaggio del report spagnolo: il nucleare appartiene al passato ed è su altre fonti che bisogna puntare.

GM

22 maggio 2009

 
 
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