Basta pensare alle gigantesche metropoli del terzo mondo, come Lagos in Nigeria o Karachi in Pakistan, per stimare quali saranno i problemi ambientali e sociali di un’umanità sempre più concentrata attorno alle città. A questo, si scopre dal Green Data Book 2009, va aggiunto il fatto che le città, pur avendo livelli di emissione procapite inferiori dal 30 al 50% rispetto a quelli delle zone suburbane, dipendono ancora dalle fonti fossili per il 72% del loro fabbisogno energetico. E gli effetti del global warming colpiranno soprattutto le città costiere in tutto il mondo: circa 360 milioni di persone vivono in zone urbane costiere a quote che le mettono a rischio per l’innalzamento del livello del mare o per l’aumento della frequenza di fenomeni metereologici estremi. È anche nelle città, si spiega però nel presentare la raccolta di dati, che più si può intervenire per contenere le emissioni: le metropoli in crescita dovrebbero adottare le soluzioni sviluppate nelle realtà più avanzate come Germania e Svezia. Occorre pensare a una pianificazione urbana che massimizzi l’efficienza, ad esempio riducendo la necessità di spostarsi.
Ma oltre al focus sulle città il Little Green Data Book è soprattutto una fonte pratica e preziosa di informazioni sulle questioni ambientali che consentono paragoni tra le nazioni del mondo. Così se guardiamo ai dati sull’energia per il nostro paese, scopriamo che per alcuni aspetti siamo già favoriti nella transizione al low carbon rispetto agli altri paesi industrialializzati. Ad esempio, abbiamo un’intensità energetica (cioè un rapporto tra energia usata e ricchezza prodotta) più bassa di quasi 3 punti percentuali rispetto a alla media OCSE (un rapporto Pil/energia consumata di 9,1 contro una media di 6,3), usiamo relativamente poco carbone (16,4% della produzione elettrica contro una media del 37,4% tra i paesi ricchi e con paesi come la Polonia e la Cina che producono dal carbone rispettivamente il 93,6% e l’80,3% della loro elettricità). Allo stesso modo abbiamo un fabbisogno procapite di energia di 3.215 kg di petrolio equivalente contro una media OCSE di 5.416 ed emettiamo 7,7 tonnellate di CO2 equivalenti a testa contro i 12,6 degli altri paesi ricchi.
Se però si guardano i dati del resto del mondo si fa presto a vedere come lo stile di vita dei paesi sviluppati impatti in maniera sproporzionatamente maggiore sul pianeta. La media delle emissioni procapite dei paesi di sviluppo è infatti di 2,8 tonnellate di CO2 equivalente, quella delle nazioni più povere è 0,6: oltre 20 volte inferiore a quella dei paesi OCSE.
GM
21 maggio 2009