Lo studio – coordinato da Chris Field, biologo della Stanford University e ricercatore allo Stanford’s Woods Institute for the Environment, Elliott Campbell della University of California e David Lobell dello Stanford’s Program on Food Security and the Environment – ha calcolato le “miglia per acro” dei diversi modi di usare la biomassa. Un dato interessante perché una delle obiezioni principali all’uso dei biofuels è proprio quella che richiederebbe superfici enormi di terra, con il rischio che vengano sottratte alle colture a scopo alimentare o ottenute con la deforestazione.
I ricercatori hanno analizzato l’intero ciclo produttivo sia dell’elettricità da biomassa e dei veicoli elettrici che dell’etanolo e dei mezzi alimentati a biocarburanti. Risultato: l’elettricità da biomassa è più efficiente rispetto all’etanolo; ciò vale tanto nel caso in cui la coltura di partenza sia il mais, che nel caso sia la switchgrass (panico vergato), da cui si ottiene l’etanolo di seconda generazione ricavato dalla cellulosa. Un piccolo SUV mosso dall’elettricità ricavata bruciando un acro (0,4 ettari) di switchgrass percorre su ciclo misto 15mila miglia (circa 24mila km); lo stesso mezzo, con l’etanolo ricavato dalla stessa quantità di switchgrass, percorre invece solamente 8mila miglia (circa 13mila km). In quanto ad emissioni la supremazia della bioelettricità è ancora più netta: facendo la media tra i diversi veicoli e le diverse colture considerate, l’elettricità da biomassa evita il doppio delle emissioni rispetto all’etanolo.
Quindi, in quanto a efficienza nell’uso del suolo e a impatto sul riscaldamento globale avrebbe molto più senso usare la biomassa per produrre elettricità con cui far muovere mezzi elettrici, che non per ricavarne biocarburanti. Senza considerare che l’elettricità può essere più proficuamente ottenuta da fonti ancora meno impattanti, come fotovoltaico o eolico.
Il lavoro dell’agenzia governativa tedesca sui prodotti da biomassa, la Fachagentur Nachwachsende Rohstoffe, ha messo a confronto la resa in chilometri per ettaro dei vari combustibili di origine agricola. I risultati (che si scostano da quelli dello studio di Science per la diversa metodologia e il diverso tipo di veicolo considerato) sottolineano comunque l’inefficienza relativa di biodiesel ed etanolo. Se i chilometri per ettaro percorsi con un’auto alimentata a biodiesel o a olio di colza sono 23.300, e per il bioetanolo 22.400, un ettaro di coltura energetica fatta fermentare per ricavarne biometano permette di percorre ben 67.700 km, cioè circa il triplo.
Un dato da tenere in considerazione in un paese come il nostro che conta la più alta concentrazione mondiale di veicoli a metano. Veicoli che potrebbero già funzionare anche con metano ottenuto dalla fermentazione di sostanze organiche: non solo da colture energetiche, ma anche reflui da allevamento, scarti agricoli o dalla frazione umida della raccolta differenziata.
GM
14 maggio 2009