Il “debito nucleare” di Enel

  • 30 Aprile 2009

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Il costo degli investimenti nel nucleare previsti da Enel è compatibile con un indebitamento finanziario di 50 miliardi di euro della società? Per ridurlo potrebbe decidere di vendere gli asset a maggiore redditività come la divisione sulle rinnovabili? Un articolo di Andrea Lepore di Greenpeace Italia per Qualenergia.it

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Mentre Enel progetta di sostenere costosi investimenti per riportare l’Italia al nucleare, il bilancio di esercizio 2008, approvato oggi dall’Assemblea dei soci, presenta un indebitamento finanziario pari a 50 miliardi di euro. L’utility francese EDF, che ha un fatturato di poco superiore a quello di Enel (64 miliardi di euro per EDF, contro 61 miliardi di euro di Enel), è attualmente molto preoccupata per l’entità del proprio debito, nonostante sia solo la metà di quello di Enel.
L’indebitamento di Enel è, infatti, pari a cinque volte il debito che la società aveva nel 2006, prima dell’acquisto per 40 miliardi di euro del 67% della società spagnola Endesa. Inoltre, l’impegno preso da Enel a febbraio di rilevare la quota detenuta dal socio di minoranza Acciona, pari al 25%, richiederà altri 11 miliardi di euro.

Questo è uno degli elementi rilevanti dello studio che Greenpeace Italia e Fondazione Culturale Responsabilità Etica hanno commissionato a Steve Thomas, professore di politica energetica dell’Università di Greenwich, per valutare se il costo degli investimenti nel nucleare previsti da Enel sia compatibile con la situazione di forte indebitamento finanziario della società.
Dallo studio risulta che il costo dei piani nucleari cui fa riferimento Enel per i prossimi dieci anni sarà pari a 31,5 miliardi di euro: 3,3 miliardi di euro per gli impegni in Francia con EDF, 2,8 miliardi di euro in Slovacchia per il completamento di due reattori di progettazione sovietica, 0,4 miliardi di euro in Romania e 25 miliardi di euro in l’Italia per la costruzione di quattro centrali EPR. Data la nota tendenza dei costi e dei tempi di costruzione degli impianti nucleari a eccedere quelli previsti, queste previsioni di costo sono probabilmente sottostimate.
Va detto che tutti questi progetti di investimento non sono vincolanti, per cui Enel può ancora decidere di abbandonarli. Del resto le passate performance di Enel nel nucleare sono state molto scarse: impianti inaffidabili, costi e tempi di realizzazione di gran lunga superiori alle previsioni. Un investimento altamente rischioso che Enel in questo momento non sembra potersi permettere.

Le principali società di rating, Standard & Poor’s e Moody’s, hanno peraltro mostrato dubbi sulla capacità di Enel di ripagare il debito contratto con le banche nel lungo periodo. Dopo aver valutato il piano strategico di Enel dal 2008 al 2013, Standard & Poor’s ha annunciato di mantenere il rating A- per il medio-lungo termine e il rating A-2 per il breve termine, ma ha anche annunciato un “credit watch” negativo, ovvero che Enel sarebbe tenuta sotto osservazione con “implicazioni negative”. Un declassamento del rating di Enel inciderebbe in maniera molto negativa sugli oneri finanziari di Enel, anche su quelli relativi al debito già contratto.
Per evitarlo, Enel punta a ridurre l’indebitamento netto a 41 miliardi di euro entro il 2013 attraverso la vendita di asset, l’aumento di capitale per 8 miliardi di euro e attraverso flussi di cassa disponibili per 4 miliardi di euro. Tutte queste misure presentano aspetti problematici. Ad esempio, abbandonando l’obiettivo di un dividendo di importo fisso di 0,49 euro per azione in favore di un pay-out pari al 60% dell’utile netto consolidato, i proventi per lo Stato italiano, proprietario del 31% di Enel, saranno più bassi di circa 1,25 miliardi di euro. Inoltre, i contribuenti italiani pagheranno circa 2,5 miliardi di euro per l’aumento di capitale.

Gli asset che Enel intende vendere per fare cassa sono proprio quelli a maggiore redditività, tra cui una quota di “Enel Green Power“, la divisione di Enel specializzata in energie rinnovabili, la cui redditività è pari a tre volte quella generale del gruppo. Come si vede dalla tabella, si tratta del segmento a maggiore redditività del gruppo.
Date le ottime performance di Enel Green Power e l’elevato debito del gruppo, sarebbe più conveniente per Enel concentrare i propri investimenti proprio sulle energie rinnovabili, invece di investire in un settore ad alto rischio ed elevata incertezza come il nucleare.

Andrea Lepore (Greenpeace Italia)

30 aprile 2009

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