I progressi in realtà ci sono stati, ma limitati ad alcune fonti e ad alcuni Stati membri. La nuova potenza installata per l’elettricità, ad esempio, viene in gran parte dall’eolico e dalla biomassa solida e se Germania e Ungheria hanno già raggiunto i loro obiettivi con un anno di anticipo, 9 paesi sono invece lontani a più di 6 punti percentuali dai loro target. L’Italia è andata abbastanza bene con una crescita di oltre 2 punti percentuali dal 2004 al 2006, i dati (riferiti al 2006) parlano di una percentuale di elettricità rinnovabile del 18,3% mentre l’obiettivo per il nostro paese è il 22,5%. Stati come la Francia, il Portogallo, l’Austria (che è al 61%, ma dovrebbe raggiungere il 78,1%), la Slovenia e molti altri sono però molto distanti e hanno avuto incrementi insufficienti o addirittura non ne hanno avuti.
I motivi dei mancati risultati sono facili da individuare. Innanzitutto manca stabilità nei sistemi di incentivazione: “regimi ‘stop and go’ – spiega il documento – che esauriscono i budget a disposizione e cambiamenti di politiche e regole soffocano lo sviluppo delle rinnovabili nel settore elettrico”. Altro ostacolo le procedure amministrative: “pochi progressi sono stati fatti sulle raccomandazioni della Commissione in quanto a riforme amministrative. Le procedure continuano a essere complicate, con diverse autorità da consultare (…). I tempi lunghi e l’incertezza del processo restano i principali responsabili del collo di bottiglia”.
Altro freno, la rete, spesso inadeguata ad accogliere e coordinare l’elettricità discontinua delle rinnovabili e gestita con “tariffe di connessione spesso poco trasparenti”, rischiando di discriminare i piccoli produttori e la generazione distribuita. Inoltre, le procedure di infrazione a carico degli Stati membri (e l’Italia, si scopre, è lo stato che ne ha avute di più) – spiega il documento – sono spesso uno strumento inefficace. Insomma: c’è bisogno di un nuovo quadro normativo e la buona notizia è che questo arriverà con la nuova Direttiva sulle fonti rinnovabili, parte del pacchetto clima-energia, che entrerà in vigore nel 2010.
Meglio vanno invece le cose per quello che riguarda le energie rinnovabili nel settore del trasporto; leggasi biocarburanti, dato che si parla di un 75% di biodiesel e di un 15% di bioetanolo, mentre il restante 10% è diviso tra olii vegetali utilizzati soprattutto in Germania, Irlanda e Olanda e biogas diffuso soprattutto in Svezia. La quota dei carburanti rinnovabili a livello europeo è cresciuta molto soprattutto dal 2005 al 2007 (ultimi dati disponibili) arrivando al 2,6%; se continuasse così nel 2010 si potrebbe raggiungere quota 5%. Anche qui le prestazioni dei paesi sono molto diverse tra loro: Germania, Malta e Bulgaria sono i più vicini all’obiettivo (che in questo caso è il 5,75% per tutti) mentre l’Italia è tra gli ultimi, con solo lo 0,5% del totale dei carburanti proveniente da fonti rinnovabili.
Parlando dell’obiettivo in materia di biocarburanti – contestato da molti per il possibile impatto ambientale (si veda il dibattito della primavera scorsa, seguito da Qualenergia.it) – il report si sofferma anche sulle ricadute sociali e ambientali. I biofuels, si legge, contribuiscono all’indipendenza energetica e hanno creato in Europa posti di lavoro (100mila compresi quelli per la biomassa da generazione elettrica). Assumendo che gli agro-carburanti siano stati prodotti in modo sostenibile, nel 2006-2007 avrebbero fatto risparmiare 18 milioni di tonnellate di CO2. Sugli impatti ambientali la Commissione è però cauta: da una parte parla dell’effetto positivo del recupero dei suoli abbandonati, dall’altra non nega problematiche come l’impoverimento dei suoli, l’uso di fertilizzanti e l’eventuale deforestazione. Impatti negativi difficili da controllare soprattutto per i biocarburanti di importazione, che però, si scopre, stanno avendo un ruolo sempre più importante nel raggiungimento dell’obiettivo: sia per il bioetanolo che per il biodiesel l’import è più che raddoppiato dal 2005 al 2007: viene dall’estero il 26% del biodiesel e il 31% del bioetanolo.
GM
28 aprile 2009