Cosa pensa il Governo dei cambiamenti climatici?

  • 21 Aprile 2009

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Dopo la mozione "negazionista" approvata al Senato, le associazioni energetiche e ambientaliste chiedono chiarimenti al Presidente del Consiglio sulla reale convinzione del governo di intraprendere serie politiche contro il global warming e per l'energia pulita a livello nazionale e internazionale. Poca chiarezza anche in Confindustria.

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In questa fase di grande confusione sulla posizione da assumere nei confronti dei cambiamenti climatici e delle politiche necessarie a contrastarli ci viene in aiuto Nicholas Stern che nel suo recente libro appena uscito in Italia con il titolo “Un piano per salvare il pianeta” (Feltrinelli, 270 pp.), con grande lucidità spiega gli stretti legami tra crisi climatica, ambientale ed energetica. A tal proposito l’economista afferma: “Qualcuno penserà che le turbolenze nei mercati finanziari del 2007 e del 2008 e il probabile rallentamento dell’economia dovrebbero consentire di rimandare l’azione per contenere i cambiamenti climatici, ma si tratta di un errore madornale. La lezione da trarre dall’attuale disastro finanziario dovrebbe essere che il pericolo sta nell’ignorare o nel non riuscire a cogliere l’accumularsi dei fattori di rischio. La crisi economica di oggi si andava preparando da quindici o venti anni. Se rimandassimo ulteriormente l’azione contro i cambiamenti climatici per altri quindi o venti anni, ci troveremmo poi ad un punto di partenza molto più difficile e rischioso”.
Stern spiega come questa “economia del rischio” non sia affatto percepita da molti politici, capaci, a suo dire, di mettere a fuoco solo un problema alla volta e spesso inadatti a valutare la portata dell’interdipendenza di alcuni fattori tra loro connessi.

In Italia, questa inadeguatezza a comprendere la portata storica che oggi rappresentano i cambiamenti climatici e la scelta politico-economica da costruire in questa direzione è stata sancita recentemente anche a livello istituzionale. La recente mozione presentata dai rappresentati del centro-destra della Commissione Ambiente, primo firmatario il presidente D’Alì, che è stata aprovata lo scorso 1° aprile al Senato con 122 sì, 5 no e 92 astenuti. Una mozione che, di fatto, è una dichiarazione negazionista sui cambiamenti climatici.

Questa mozione, a parte alcune posizioni tutt’altro che confortate da prove scientifiche, sembra ricalcare quei documenti tipici dell’era Bush che circolavano nei corridoi del Congresso, e che poi si scoprì essere elaborati e pagati da alcune compagnie petrolifere, come la Exxon.
Qui si tenta di spiegare come la scienza del clima, visto che è più incerta e complessa di come viene presentata nei documenti dell’Unione europea, non può essere una solida base scientifica per attivare politiche climatiche che avrebbero un significativo impatto in termini di costi, ai danni soprattutto dei consumatori, delle fasce deboli della società e della competitività delle nostre imprese. Pertanto, i firmatari e, in pratica i 122 senatori, chiedono che il Governo assuma una posizione realista sia in sede comunitaria, sia nell’ambito delle negoziazioni internazionali sul clima.

I richiami agli investimenti in efficienza e rinnovabili sembra artificiosi, di maniera, come addirittura la generica richiesta di “migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini del pianeta”, visto che poi l’obiettivo di fondo è quello di dare l’autorizzazione al Governo ad andare controcorrente rispetto ai grandi paesi industrializzati nella lotta contro i cambianti climatici. E quindi bene ha fatto Berlusconi, dice la mozione, nel chiedere una “clausola di revisione” nel pacchetto clima ed energia approvato a dicembre, che permetterebbe la ridiscussione dell’intera strategia europea sul clima, così come dei target prefissati con altri meno cogenti.

Alla luce di queste posizioni, ieri diverse associazioni impegnate nella difesa dell’ambiente e nello sviluppo delle fonti rinnovabili, hanno inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, una lettera aperta in cui esprimono preoccupazione per la “concomitanza tra il caloroso assenso da lui dato alla proposta del Presidente degli Stati Uniti di una azione comune sul clima fra i principali Paesi emettitori di gas serra (da approvare in concomitanza del G8 di luglio alla Maddalena) e la mozione approvata dal Senato”.
Le associazioni che hanno firmato la lettera aperta al presidente del Consiglio (Aiel Anev, Assolterm, Federpern, Fiper, Gifi, Greenpeace, Gses, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club, Legambiente e Wwf Italia), e che già si erano attivate in occasione del potenziamento della detrazione fiscale del 55%, si augurano che “il Presidente Berlusconi voglia far sentire la sua autorevole voce per confermare la piena e convinta adesione dell’Italia all’iniziativa del Presidente statunitense, che lo vedrà protagonista in quanto presidente pro tempore del G8, e per indirizzare in modo conseguente la politica energetico-ambientale del nostro Paese”.
L’obiettivo da non dimenticare, dicono, è di arrivare ad un valido accordo per il post-Kyoto alla Maddalena che possa essere presentato alla successiva Conferenza ONU sul clima che avrà luogo a Copenhagen il prossimo dicembre.
La mozione dei senatori resta comunque un brutto biglietto da visita per il nostro paese, che oltre al G8 de La Maddalena, si appresta domani ad ospitare il G8 ambiente a Siracusa.

A creare un clima di contrapposizione su questi temi vanno anche segnalate le dichiarazioni di Antonio Costato, vice presidente di Confindustria, che in un recente convegno organizzato da Assolombarda ha detto che “le rinnovabili sono inutili e costose, che il settore rappresenta un’area speculativa e che la concentrazione degli impianti, è, non casualmente, maggiore in aree ad alta presenza di mafia”.
L’Aper, associazione dei produttori di energie rinnovabili, presente al convegno, ha scritto alla presidente Marcegaglia, per una formale presa di posizione da parte di Confindustria nei confronti di tali dichiarazioni per capire quale debba essere l’approccio delle aziende iscritte all’associazione nei confronti dell’organizzazione di Viale dell’Astronomia. Un chiarimento, anche questo, che sarebbe molto utile anche a tutti gli operatori del settore, ma che al momento non è ancora pervenuto.

Dietro tante motivazioni che tentano di sminuire le analisi scientifiche sul clima frutto della ricerca di alcuni decenni, non si può non pensare che vi siano persone e gruppi economici (quanti avrebbero voluto firmare quella mozione?) in pieno conflitto di interessi per il loro attuale ruolo nello sviluppo industriale di questo paese, il cui unico scopo è di continuare a non pagare i costi ambientali procurati e consentire, a quelle che Lord Stern chiama distorsioni del mercato, a resistere fino, chissà, alla prossima tempesta perfetta.

LB

21 aprile 2009

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