Inventori contro il global warming

  • 17 Aprile 2009

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Un pannello che raffresca le stanze senza bisogno di energia, una scatola solare di cartone che permette di cuocere senza  combustibili, un micronde gigante che sequestra la CO2 trasformando la biomassa in carbone. Ecco le invenzioni finaliste del concorso Climate Change Challenge promosso dal Financial Times.

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Spesso le innovazioni migliori sono quelle più semplici ed economiche. Così a vincere i 75mila dollari messi in palio come primo premio per il concorso “Climate Change Challenge” è stata una scatola di cartone dal costo di 5 dollari. Kyoto Box, questo il nome della scatola, in realtà è un forno solare portatile: fatto di due involucri di cartone isolati e ricoperti di materiale riflettente, intrappola i raggi solari permettendo di far bollire l’acqua e di cuocere i cibi.
Il concorso, promosso dal Financial Times, da Forum for the Future e sponsorizzato da Hewlett Packard, come dice il nome intendeva premiare le invenzioni più originali e utili per la lotta al global warming. Anche le altre invenzioni finaliste – scelte assieme ai lettori del Financial Times da una giuria composta sia da nomi famosi del mondo degli affari che da esperti di cambiamento climatico – sono tutte più o meno accomunate dalle caratteristiche della semplicità, dell’efficacia e dell’applicabilità immediata.

Il forno solare di cartone, Kyoto Box, ad esempio può essere prodotto in una normale fabbrica di scatole di cartone: è già stato avviato uno stabilimento a Nairobi che ne farà uscire 2,5 milioni al mese. Oltre a risolvere molti problemi sanitari permettendo di bollire in modo semplice l’acqua e di cuocere i cibi, questa invenzione – pensata per le zone rurali dell’Africa – ha grandi potenzialità per ridurre la desertificazione: in molte aree è proprio il fabbisogno di legna da ardere per cucinare il fattore che più incide sulla deforestazione. La speranza dell’inventore, il norvegese Jon Bøhmer, è che la scatola solare possa essere finanziabile tramite il CDM, il meccanismo di compensazione previsto dal protocollo di Kyoto: chi la userà potrà così ricevere 20-30 dollari all’anno per le emissioni evitate.

L’invenzione seconda classificata, invece, affronta un problema serio per il clima ma spesso trascurato: quello delle emissioni di metano dovute alla digestione degli animali da allevamento. Come sappiamo il metano è un gas con un potere riscaldante circa 20 volte maggiore della CO2; quello prodotto dal bestiame, secondo i dati IPCC, rappresenta il 3,98% del totale mondiale dei gas serra: più del doppio rispetto alle emissioni del traffico aereo. Mootral, il prodotto presentato al concorso da Neem Biotech, è un additivo derivato dall’aglio che miscelato nei mangimi ha dimostrato (per ora solo in laboratorio) di poter ridurre del 94% i gas prodotti dalla digestione nei bovini. Con paesi come l’Estonia che hanno già iniziato a tassare le emissioni degli animali, e altri come l’Irlanda e la Danimarca che si apprestano a farlo, il Mootral potrebbe avere una rapida diffusione.

Altra innovazione semplicissima presentata un copri-cerchio in materiale leggero da applicare alle ruote dei grandi automezzi: coprendo i buchi all’interno dei cerchi elimina la turbolenza che generano quando il mezzo si muove, aumentando l’efficienza. I Deflektor, così si chiamano questi copri cerchi, ridurrebbero del 2% il consumo di camion a 8 ruote, i calcoli fatti (sulla base del prezzo del carburante Usa) dicono che in circa 6 mesi un autotrasportatore si rifarebbe con il gasolio risparmiato dei 50 dollari che costa equipaggiare il mezzo.

Interessante per l’efficienza energetica degli edifici l’invenzione presentata dalla Loughborough University: è un sistema di raffrescamento che non necessita di energia. Si tratta di pannelli forati da applicare come controsoffitto che fanno salire per convezione l’aria calda e la raffreddano facendola passare accanto a uno strato sottile di acqua. Il sistema sarà in commercio l’anno prossimo e promette, dove applicato, di far rinunciare all’aria condizionata o comunque di farne dimezzare i consumi.

Terza nella graduatoria definitiva, ma prima in quella della giuria, infine, un’invenzione che ha a che fare con una tecnica di sequestro della CO2 antica, recentemente protagonista del dibattito sui possibili rimedi al global warming. Il carbone vegetale (in inglese biochar), infatti, ha la caratteristica di immagazzinare l’anidride carbonica in maniera stabile per millenni e recentemente è stato indicato da molti come una soluzione per ridurre le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera: il gas serra catturato dalle piante, carbonizzandole, verrebbe intrappolato in modo quasi definitivo nel biochar che potrebbe essere stoccato in cavità naturali o usato per fertilizzare i terreni. Black Phantom, l’invenzione portata al concorso professor Chris Turney dell’Università di Exeter, è appunto la macchina che trasforma la biomassa in carbone vegetale con un metodo nuovo.
Si tratta di una sorta di gigantesco forno a microonde che rende molto più efficiente il processo di carbonizzazione: mentre il metodo tradizionale converte in carbone solo il 20-30% della massa da cui si parte, Black Phantom arriva al 50% e funziona con praticamente ogni tipo di materiale organico: dagli scarti di legno ai rifiuti organici, compresi i liquami. Il professor Johannes Lehmann della Cornell University (citato dal Guardian in un precedente articolo su quest’invenzione) ha calcolato che attraverso il charcoal sarebbe possibile sequestrare 9,5 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno a fronte delle 8,5 prodotte annualmente dalla combustione dei combustibili fossili. In realtà il dibattito sull’efficacia complessiva del metodo è ancora aperto, ma le potenzialità della nuova macchina in questo senso sono sicuramente notevoli.

GM

17 aprile 2009
 
 
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