Rinnovabili, effetto traino dagli Usa?

  • 24 Marzo 2009

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La conferenza e fiera annuale Renewable Energy World North America svoltasi a Las Vegas ha dato segnali di grande vivacità del mercato e della ricerca statunitensi nel campo delle fonti rinnovabili. Regna un grande ottimismo e i progetti sono ambiziosi, nonostante la morsa della crisi del credito.

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Molti dicono, anche in Europa, che se sul terreno della lotta ai cambiamenti climatici e sulle fonti rinnovabili si muovono con decisione gli Stati Uniti, la spinta per un vero cambiamento a livello mondiale sarà più potente di quella che potrebbero creare Cina e paesi del vecchio continente messi insieme.
E’ per questo che su queste pagine seguiamo con attenzione l’evolversi della politica e del mercato dall’altra parte dell’Oceano. Così come la crisi è stata innescata dalla pessima politica economica-finanziaria statunitense di questo ultimo decennio, forse anche le spinte propulsive per un mutamento del sistema energetico potrebbero venire da lì, oggi ancora di più sotto la guida di un presidente pragmatico, innovativo e soprattutto concreto.

Un’occasione per tastare il polso del settore delle rinnovabili, che già nel corso dell’amministrazione Obama potrebbe far acquisire agli Stati Uniti il ruolo di leader mondiale del settore, lo ha dato la sesta conferenza e fiera annuale Renewable Energy World North America (RENWA) che si è svolta a Las Vegas dal 10 al 12 marzo. L’incremento di espositori (300) ed operatori (5000), raddoppiati rispetto all’anno precedente, è stato un chiaro segnale di ottimismo e di forza per questo comparto, specialmente in un momento di profonda crisi e di incertezza economica che il paese sta attraversando.

RenewableEnergyWorld.com e la rivista Renewable Energy World che hanno seguito la manifestazione raccontano, attraverso diversi video interviste agli addetti ai lavori, di un clima di grande entusiasmo soprattutto da parte dell’industria che scorge nelle rinnovabili, nonostante gli evidenti effetti recessivi, un enorme potenziale business.
Non lontano da Las Vegas, sede dell’evento, molti operatori e la stampa hanno potuto iniziare le loro giornate fieristiche e congressuali visitando il più grande impianto fotovoltaico a film sottili del Nord America: 10 MW realizzati con oltre 167mila moduli della First Solar in telloruro di cadmio. Un esempio di come spazi geografici e mentalità americana possano dare una grande dimensione ai progetti Usa.

Nel corso delle conferenza notevole attenzione è stata data alla ricerca. Alcune linee di ricerca sulle tecnologie energetiche pulite sono state indicate come fondamentali da Clint Wilder, uno dei redattori del rapporto Clean Energy Trends 2009 (vedi articolo su Qualenergia.it). Una di queste riguarda il settore delle alghe quale carburante alternativo, tanto che negli States stanno già nascendo le prime industrie. Altra di attività di ricerca è legata all’accumulo di energia e alle sue possibili varianti, soprattutto per quanto riguarda la produzione da eolico e solare. E’ questo uno degli ambiti in cui è veramente enorme il potenziale di sviluppo e che potrebbe dare grandi benefici economici anche alle società elettriche che sarebbero così in grado di gestire al meglio l’energia intermittente prodotta da queste fonti.
Altro elemento chiave è l’innovazione e l’ammodernamento della rete. Le “smart grid” e l’infrastruttura delle reti elettriche, sono infatti essenziali per una più ampia diffusione delle rinnovabili negli Usa.

Su questa scia dunque bisognerà agire, dicono gli esperti presenti a Las Vegas, anche se con un certo grado di apprensione per i vincoli connessi alla crisi del credito che incombe su molte start-up a cominciare da quelle dedite alla ricerca. Tutti comunque dicono di sentire l’appoggio del nuovo presidente e del Congresso, ma soprattutto di avere finalmente un quadro normativo e di incentivi fiscali e diretti più definiti, risorse importanti fornite dal pacchetto stimolo (67 miliardi di dollari in totale) e quindi sul tavolo sembrano esserci tutti gli elementi in grado di favorire gli investimenti e un rapido sviluppo nel settore  in una fase di recupero dell’economia.

Tra le tecnologie che stanno guadagnando rapidamente terreno e smuovendo capitale c’è sicuramente il fotovoltaico. Secondo la Solar Electric Power Association sono al via progetti per 2.200 MW da parte di dieci società elettriche statunitensi.
Ma stanno germogliando anche le nuove tecnologie solari, come il solare a concentrazione rappresentato a Las Vegas dalla società Amonix e i micro concentratori parabolici della Sopogy che potrebbero soddisfare molteplici applicazioni e utenze.
Si è parlato anche della possibile concorrenza delle industrie spagnole del solare che stanno cercando nuovi lidi, almeno per i prossimi anni, alla luce della pianificata riduzione del mercato nazionale delineata dalle nuove disposizioni governative. Una concorrenza spagnola ed europea che potrebbe arrivare sul territorio Usa anche nell’eolico dove nel 2008 sono state installati ben 8.300 MW. Tra le fonti che potrebbero invece dare una apporto stabile per il baseload molti esperti credono che sia tempo di puntare sulla geotermia.

Molti osservatori negli Stati Uniti ritengono che questa sia una fase che farà da spartiacque nel campo dell’energia. Lo dicono esperti e giornalisti americani che si sono sempre occupati di energia convenzionale. Lo dice anche un importante dirigente della più grande utility del Nevada, la NV Energy, che ritiene le rinnovabili “necessarie” al mantenimento del business aziendale, tanto che verranno investiti 2 miliardi di dollari nel settore nei prossimi quattro anni. Lo dice una scelta editoriale coraggiosa come quella di realizzare un nuovo canale satellitare, Planet Green, 24 ore su 24 interamente dedicato a prodotti ecologici, all’energia pulita e a strategie per il risparmio energetico che ha avuto subito un notevole seguito di pubblico. Ma l’elenco dei segnali positivi è veramente numeroso e ci spinge a sperare che qualcosa di nuovo e di grande stia per iniziare anche negli Stati Uniti.

LB

24 marzo 2009

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