L’Europa ora deve copiare Obama

  • 20 Febbraio 2009

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I 3,5 mld di euro assegnati dalla Commissione Europea per progetti energetici nei prossimi due anni non sarebbero sufficienti a dare il cambio di rotta contro la crisi e per creare un'economia verde, soprattutto se paragonati al piano approvato dal Congresso Usa. I dubbi e le proposte dell'industria eolica.

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Il piano per la ripresa economica proposto dalla Commissione Europea non sembrerebbe dare quei segnali importanti al settore dell’energia pulita che molti si attendevano, almeno stando alle cifre finora indicate e, soprattutto, vedendo quanto si sta facendo dall’altra parte dell’Atlantico. Una nuova infrastruttura energetica basata sulle fonti rinnovabili è infatti secondo molti osservatori uno dei passaggi chiave per uscire dalla crisi e per avere prospettive positive e di lungo periodo per l’economia europea come per quella americana.
Questo dubbio lo ha espresso l’industria eolica europea rappresentata dall’EWEA. Se in effetti i 3,5 miliardi di euro assegnati dalla Commissione per progetti energetici nei prossimi due anni, come parte di una strategia contro la crisi finanziaria, non sarebbero poca cosa, specie se uniti ai piani nazionali in corso, EWEA fa però notare come in meno di un mese il presidente Obama abbia messo le basi per un piano di rilancio dell’economia statunitense del valore di 612 miliardi di dollari (789 mld di dollari), di cui almeno 35 andranno alle fonti rinnovabili e all’efficienza sotto forma di investimenti pubblici e tagli fiscali. In particolare 7,8 miliardi di euro sono stati assegnati all’ammodernamento delle reti elettriche e per realizzare quelle “reti intelligenti” capaci di sostenere lo sviluppo dell’elettricità prodotta da piccoli impianti distribuiti sul territorio. Quasi 16 miliardi di euro saranno accantonati per erogare incentivi fiscali a eolico, solare e ad altre rinnovabili (fonte: New York Times).

Forse questo denaro non sarà sufficiente per quella rivoluzione verde che Obama aveva promesso in campagna elettorale e sicuramente la strada non sarà così in discesa per raggiungere gli obiettivi indicati e decarbonizzare l’economia Usa. Tuttavia la rapidità della decisione attiverà sicuramente dei processi virtuosi: innovazione, occupazione, riduzione delle importazioni di fonti fossili con vantaggi per le casse pubbliche. Tre milioni e mezzo di posti di lavoro creati o salvati solo in questo comparto non sono poi un obiettivo marginale.
Una rapidità decisionale e un maggiore impatto quantitativo degli investimenti è quello che manca alla vecchia Europa, secondo l’EWEA. Muoversi sulla linea Usa porterebbe invece benefici immediati e di lunga durata.

L’organizzazione eolica europea fa il suo mestiere e propone che a quelle risorse europee (1,75 mld di euro) stanziate per le reti di interconnessione strategiche per gas ed elettricità, che includono anche la prima fase della rete del Mar del Nord, sarebbe opportuno aggiungervi altri 500 milioni di euro per aiutare lo sviluppo della prossima generazione di impianti eolici offshore.
Questo perché, spiega la European Wind Energy Association, l’eolico è oggi (e nel breve periodo lo sarà ancora) la tecnologia, non solo energetica, che potrebbe fornire il maggior contributo allo sviluppo economico dell’UE. Alcune cifre EWEA informano di altri benefici dell’energia dal vento: gli investimenti attesi nell’eolico, che si stimano intorno a 152 miliardi di euro tra il 2008 e il 2010, permetteranno di evitare spese per i combustibili fossili pari a 328 miliardi di euro all’anno. A questi costi evitati va aggiunto il risparmio economico per le minori emissioni rilasciate in atmosfera, stimati in 135 miliardi di euro.

L’EWEA chiede allora ai politici europei di copiare rapidamente quanto si sta realizzando negli States in termini di investimenti nel settore dell’energia pulita per trasformare la produzione e il consumo dell’energia del continente e superare la crisi. E’ chiaro che gli investimenti di oggi forgeranno l’Europa di domani e ogni scelta non oculata o indirizzata altrove tarderà la rivoluzione verde dell’UE. Ma il problema forse non è tanto trovare i soldi ora, quanto avere chiare le priorità. Non sempre però, Parlamento e Commissione Europea per il settore energetico hanno dimostrato una linearità di azione se pensiamo alla sproporzione dei finanziamenti erogati per la ricerca sul nucleare e per la cattura e sequestro del carbone rispetto a rinnovabili, efficienza energetica e smart grid.

LB

19 febbraio 2009

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