Petrolio, il supply crunch arriva nel 2010

  • 19 Febbraio 2009

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La produzione è in declino e la crisi con i bassi prezzi del barile sta rallentando gli investimenti. Nel 2010 quando la domanda si riprenderà non ci sarà petrolio sufficiente per soddisfarla, spiega il direttore esecutivo della IEA. Occorre investire ora, anche in fonti rinnovabili.

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La crisi economica e il barile a prezzi stracciati stanno rallentando gli investimenti nel settore, appena la domanda si riprenderà potrebbe esserci una crisi degli approvvigionamenti perché l’offerta non sarà più in grado di soddisfarla. La settimana scorsa, nel corso del suo intervento al convegno organizzato dal Kyoto Club, Paolo Frankl, direttore del settore rinnovabili dell’International Energy Agency, aveva messo in guardia verso questo scenario. Ora, sempre dall’IEA, arrivano nuovi messaggi di allerta verso questo pericolo con tanto di previsioni temporali: il supply crunch arriverà nel 2010.

Ad affermarlo il direttore esecutivo dell’agenzia, Nobuo Tanaka, in una conferenza stampa tenuta a Londra lunedì 16 febbraio. La previsione, infatti, è che la domanda ricominci a crescere già dall’anno prossimo dopo l’attuale calo dovuto alla crisi: secondo Tanaka nel 2010 crescerà di un milione di barili al giorno, cioè circa dell’1%. “Al momento la domanda è molto bassa a causa della crisi economica – ha spiegato – ma quando l’economia inizierà a crescere e arriverà il recupero, nel 2010, potremmo avere una seria crisi degli approvvigionamenti se non si investe ora”.

L’agenzia d’altra parte ha avvertito spesso riguardo alla scarsità degli investimenti dedicata all’estrazione di petrolio. Secondo quanto emerso dall’ultimo World Energy Outlook della IEA, anche se la domanda non crescesse, ci sarebbe bisogno di nuovo petrolio per circa 45 milioni di barili al giorno entro il 2030 per compensare il declino della produzione dei pozzi attivi ora: un quantitativo pari a circa 4 volte quello che produce l’Arabia Saudita.

L’Opec intanto ha annunciato che 35 nuovi progetti petroliferi sono già stati fermati da parte dei suoi membri e già a settembre c’è stato l’accordo per  tagliare la produzione di 4,2 milioni di barili al giorno per provare a far risalire i prezzi. Tanaka ha consigliato ai paesi produttori di rinunciare ai tagli, per aiutare l’economia. Ma con il barile attualmente sotto i 35 $, è molto probabile che nel prossimo incontro di metà marzo i petrolieri decidano di stringere ulteriormente i rubinetti.

Il direttore dell’IEA ha poi ribadito che il petrolio ha già raggiunto il picco nei paesi OCSE e che l’attuale rallentamento negli investimenti potrebbe avere conseguenze gravi. Dunque, non serve tagliare la produzione, ma occorre investire, anche in fonti rinnovabili: “sfortunatamente stiamo assistendo a un rallentamento nel passaggio alle rinnovabili e anche al nucleare, perché entrambi richiedono ingenti capitali”, ha detto Tanaka. “Anche se il rallentamento economico ha fatto calare momentaneamente le emissioni, se non investiamo subito avremo problemi seri in futuro.” E ancora: “non credo che la domanda possa riprendersi subito, ma se non investiamo adesso in energie rinnovabili, questa potrebbe andare fuori controllo quando l’economia si sarà ripresa”.

GM

19 febbraio 2009
 
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