Le immortali scorie dell’EPR

  • 3 Febbraio 2009

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Le scorie prodotte dai reattori EPR sarebbero 7 volte più radioattive di quelle dei reattori del passato, rivela Greenpeace. Nessun paese è in grado di gestirle. Un problema in più per una tecnologia troppo costosa.

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Se quello delle scorie è un problema ancora irrisolto per l’industria del nucleare, con i nuovi reattori European Pressurized Reactor (EPR) la questione potrebbe essere ancora più spinosa. Le scorie prodotte dai reattori EPR, quelli previsti anche dal piano nucleare italiano, sarebbero infatti 7 volte più radioattive di quelle prodotte dai reattori classici.

È quanto rivela Greenpeace, che ha fatto la scoperta cercando tra i documenti di Nagra, l’associazione nazionale svizzera per lo stoccaggio delle scorie nucleari, e soprattutto nella valutazione di impatto ambientale preparata da Posiva, la compagnia responsabile della gestione dei residui di quello che sarà il primo reattore EPR realizzato, quello in costruzione a Olkiluoto, in Finlandia.

In pratica, il reattore EPR produrrebbe una quantità maggiore di un isotopo chiamato Iodine-129, che renderebbe le scorie 7 volte più pericolose. Lo Iodine-129 ha infatti un emi-vita, ossia il tempo in cui la sua radioattività si dimezza, di 160 milioni di anni, ma anche dopo quel periodo resta pericoloso. “Per dare un termine di paragone – sottolinea il comunicato di Greenpeace – l’uomo ci ha messo 5 milioni di anni ad evolversi dalla scimmia. Noi come specie non abbiamo la tecnologia capace di stoccare questo rifiuto altamente pericoloso per una simile durata temporale.”

Il funzionamento dell´Epr – per semplificare – prevede che il combustibile nucleare venga sfruttato più a fondo e rimanga per molto più tempo nel reattore: Secondo Greenpeace “questo implica un´usura (“burn-up”) e, dunque, una radio-tossicità ben più importante che nei reattori attuali.

Né la Francia, né la Finlandia, i due paesi in cui si stanno costruendo questi reattori, né qualche altro Paese che pensa eventualmente di acquistarlo (Gran Bretagna, Usa, Italia, India) dispongono di un sito in grado di gestire combustibili così irradiati. Anche l´impianto di La Hague di Areva, presentato come il più performante al mondo, non risolverà per nulla la gestione di queste scorie: il loro trattamento produrrà emissioni di radioelementi molto più elevate di quelle odierne. Perciò, non esiste attualmente nessuna soluzione a lungo termine per le scorie generate da questo ritrattamento”.

Una notizia, quella diffusa da Greenpeace, che arriva giusto pochi giorni dopo l’annuncio della Francia sulla costruzione di un secondo impianto Epr. Venerdì scorso Sarkozy ha detto che sorgerà a Penly nel nord del paese. Stando a quanto dice Greenpeace quello delle scorie più radiottive sarebbe un ulteriore problema che andrebbe ad aggiungersi ai molti che la tecnologia ha finora riscontrato, rendendola ancora meno conveniente. L’European Pressurized Reactor, infatti, è particolarmente complesso da costruire e gli unici due attualmente in cantiere, quello di Olkiluoto in Finlandia e quello di Flamanville in Francia, sono stati entrambi caratterizzati da ritardi, obiezioni sulla sicurezza e costi lievitati. Il reattore francese, che per ora ha un ritardo di 9 mesi nei lavori, costerà almeno il 20% in più quanto previsto, mentre quello finlandese, con un ritardo accumulato già di tre anni, costerà più del doppio.

Il nucleare resta un business pericoloso e costoso. A tal proposito fa riflettere un’altra recentenotizia: in Turchia, dove è stata indetta una gara d’appalto per costruire una centrale nucleare, solo un’azienda ha partecipato. L’offerta della russa Atomstroiexport era di costruire 4 reattori da 1200MW l’uno  per 8 miliardi di dollari. Un prezzo al chilowattora di 21 centesimi, circa il triplo del valore corrente dell’elettricità in Turchia. Ieri, dopo che si era parlato di annullare  la gara ,  l ‘azienda  ha ritoccato il preventivo: 15 centesimi a kWh. “Solo” il doppio circa dei 7,9 che costa in media il kiloawatt in Turchia.

GM

3 febbraio 2009
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