Alternative da preferire

  • 2 Febbraio 2009

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Uno studio della Stanford University fa i conti di benefici e impatti delle varie alternative ai combustibili fossili tradizionali. Il più conveniente l'eolico, seguito da solare a concentrazione. Bocciati nucleare, carbone "pulito" ed etanolo.

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Il carbone pulito non è per niente pulito, il nucleare ha emissioni 35 volte superiori a quelle dell’eolico, i biocarburanti a base di etanolo, anche quelli ricavati dalla cellulosa dell’erba, farebbero più male dei combustibili fossili tradizionali al clima, alla salute umana, alle risorse idriche, alla fauna e al suolo. Meglio puntare su vento, sole, acqua. Sono queste, in sintesi, le conclusioni di uno studio della Stanford University pubblicato sull’ultimo numero di Energy & Environmental Science.

Nel conto per valutare quali siano le fonti energetiche da preferire non solo emissioni, ma anche garanzie in fatto di sicurezza energetica, impatti sulla salute umana, sugli ecosistemi, sulle risorse idriche. “Review of solutions to global warming, air pollution, and energy security” – così si intitola lo studio realizzato da Mark Jacobson, ordinario di ingegneria ambientale e direttore del programma energia e atmosfera a Stanton – è la prima analisi quantitativa delle fonti alternative ai combustibili fossili tradizionali a cercare di stimare l’impatto a 360 gradi di ogni modo di produrre energia. Per mettere a confronto le varie fonti Jacobson ha cercato di stimare l’impatto di ciascuna se fosse usata per soddisfare al fabbisogno energetico dell’intera flotta di veicoli degli U.S.A., ipotizzando che questa fosse composta interamente da veicoli elettrici o flex-fuel, capaci cioè di funzionare a etanolo.

I risultati ottenuti mostrano che alcune fonti di cui si parla molto hanno in realtà ben poco da offrire per il futuro e che altre sono invece nettamente preferibili. Il modo più conveniente di produrre energia, tenendo conto di tutti gli aspetti è risultato l’eolico. Seguono, nell’ordine, solare a concentrazione, geotermia, maree, solare fotovoltaico, energia dalle onde e idroelettrico. In fondo alla classifica invece nucleare, carbone con tecnologia CCS, etanolo da granturco e etanolo dalla cellulosa dell’erba, che comporta un inquinamento atmosferico maggiore, ha bisogno di superfici maggiori per essere coltivato e di conseguenza danneggia di più la fauna.

Guardando ad esempio alla superficie necessaria per soddisfare il fabbisogno energetico dei veicoli Usa, se con l’eolico basterebbe lo 0,5% del territorio nazionale con l’etanolo servirebbe 30 volte più terra. Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, se l’eolico evita il 99% delle emissioni rispetto ai combustibili fossili tradizionali, con l’etanolo si debbono mettere comunque in conto i 15 mila morti all’anno in più dovuti all’inquinamento dei veicoli. Del nucleare lo studio mette in evidenza soprattutto i problemi di sicurezza, ma anche , come per il carbone pulito, i lunghi tempi necessari per realizzare una centrale, che si traducono in emissioni non evitate.

Il carbone con carbon capture, infine, emerge dallo studio, emmette 110 volte più CO2 rispetto all’eolico: anche se la CCS abbatte dell’80-90% le emissioni della centrale bisogna comunque considerare quelle legate a estrazione e trasporto. Che, visto che un impianto con CCS ha bisogno del 25% di carbone in più per produrre la stessa quantità di energia rispetto ad uno senza, sono appunto il 25% in più.

Insomma parlando di energia, conclude lo scienziato presentando il lavoro, “la filosofia per la quale dobbiamo tentare un po’ di tutto è sbagliata. Occorre concentrarsi sulle tecnologie che producono i maggiori benefici. E noi sappiamo quali sono”. E, a proposito delle energie alternative come stimolo economico, aggiunge: “mettere la gente al lavoro per costruire turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, impianti geotermici, auto elettriche o nuove infrastrutture di trasmissione, non creerebbe solamente nuovi posti di lavoro, ma ridurrebbe i costi dovuti al sistema sanitario, ai danni all’agricoltura e al cambiamento climatico – dando nel contempo accesso a una riserva illimitata di energia pulita”.

 
 
Lo studio

GM
2 febbraio 2009

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