Effetto Spagna sul fotovoltaico mondiale

  • 30 Gennaio 2009

Nel solo 2008 in Spagna oltre 2.660 MW, ma potrebbero essere molti di più. Cifre incredibili che crolleranno nel 2009 per la nuova legge nazionale. Forti le ripercussioni sull'industria a livello mondiale. Una lezione anche per il futuro.

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Avevamo già detto su questa pagine dell’exploit del fotovoltaico in Spagna nel 2008, ma i risultati segnalati dalla società di consulenza di settore Solarplaza.com sono incredibili.
Il mercato spagnolo del fotovoltaico è cresciuto infatti di oltre 2.660 MW nel solo 2008 (+300% rispetto al 2007), una cifra formidabile se si pensa che i dati a livello mondiale per l’anno scorso si attestano a circa 5.600 MW.
Ma questa cifra spagnola è ancora una stima e secondo la Commissione Nazionale dell’Energia (CNE) potrebbe addirittura superare i 3.500 MW. Un risultato che è frutto anche di una “disperata” corsa alle installazioni a causa della nuova e discutibile legislazione nazionale che prevede per il 2009 un massimo di potenza FV installabile nel paese di 500 MW, oltre ad una riduzione della tariffa fissa pari al 30%.

La certa decrescita della domanda in Spagna creerà probabilmente una sovrapproduzione a livello globale che, con la situazione economica e finanziaria attuale, non può dirsi certo una bella notizia per tutta l’industria solare che dovrà forse rivedere le proprie strategie.
Per i consumatori, al contrario, potrebbe rivelarsi una notizia positiva. Infatti, secondo Solarplaza.com, i prezzi lungo tutta la catena dell’offerta del fotovoltaico dovrebbero calare del 20-40%. Già oggi i moduli non sono stati mai così economici.
In una valutazione su scala mondiale “l’effetto Spagna” potrebbe, secondo gli analisti della società di consulenza, ridurre la crescita totale fotovoltaica del 2009: circa il 10% rispetto al 2008.

Da questo incerto quadro di mercato possiamo imparare una lezione che ormai da tempo i più avveduti cercano di ricordare: il fotovoltaico dipende ancora troppo dalle decisione politiche in merito alle tariffe, ma non sono quelle più alte a consentire la crescita del settore, quanto una policy di lungo periodo, stabile nel tempo. Le tariffe dovrebbero decrescere gradualmente e prevedibilmente nel corso degli anni, in modo da far individuare all’industria specifici obiettivi di riduzione dei costi, e quindi dei prezzi. L’esempio tedesco deve far scuola.

LB

30 gennaio 2009

 

 

 

 

 

 

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