Che ad influenzare la scelta “rinnovabile” dell’emirato desertico sia stato anche quanto si è detto al summit a proposito dei consumi di acqua legati alla produzione di elettricità? A causa del global warming il liquido trasparente sarà sempre più scarso e prezioso, e alcune tecnologie energetiche ne necessitano più di altre. L’eolico da questo punto di vista è la più vantaggiosa. Per una potenza installata di 5 MW, ha spiegato Ditler Engel (a.d. di Vestas, il più importante produttore mondiale di turbine eoliche) con il carbone occorrono circa 1000 litri d’acqua, per la biomassa 9mila, per il nucleare ben 12mila, per il petrolio addirittura 20mila, mentre con l’eolico ne bastano 5.
Sempre riguardo all’eolico al forum sono giunti altri dati incoraggianti: l’EWEC ha illustrato la crescita del settore, annunciando che gli occupati passeranno dai 400mila attuali a 1 milione nel 2010, per arrivare a 3 milioni nel 2050. Si è parlato anche di costi del solare, che, secondo la società olandese Econcern, si dimezzeranno già entro 5 anni. Ma l’ombra della crisi si sente pesantemente anche in quello che è uno dei settori con più speranze.
Quindi, con la stretta del credito e il petrolio sceso anche sotto i 35 dollari, in un settore che necessita di grandi capitali i problemi non mancano. Ma – come dimostra la scelta rinnovabile di Abu Dhabi – non manca neppure la consapevolezza politica che quella delle fonti pulite è la direzione verso cui muoversi. Dopotutto, come ha spiegato al summit Nicholas Stern – l’economista autore del famoso rapporto omonimo – mettere in opera un sistema energetico adeguato costerebbe circa 2.000 miliardi di dollari all’anno: “un costo gestibile, mentre i costi del non agire sono immensi. Se la crisi economica è grande quella planetaria lo è ancora di più”.
GM
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