Calore da rinnovabili, un futuro promettente

Sul fronte delle fonti rinnovabili sarà necessario rimboccarsi le maniche. La sfida più impegnativa è nel settore della produzione di calore: da qui dovrà arrivare più della metà degli obiettivi del 2020. Le soluzioni da mettere in campo nell'editoriale di Gianni Silvestrini.

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Finita la negoziazione sul pacchetto energia e clima 2020 – con i suoi compromessi, ma anche con la riaffermazione degli obbiettivi vincolanti di energia verde e di riduzione dei gas climalteranti – occorre ora rimboccarsi le maniche. Va infatti individuata una strategia vincente in grado di far collimare il raggiungimento dei targets climatici con interventi in grado di ridare slancio ad una macchina economica che perde vistosamente colpi. Esattamente quello che si propone di fare Obama, anche in assenza di obbiettivi legalmente vincolanti.

Per gestire questa fase occorrerebbe un super ministero del clima, o comunque una figura forte in grado di definire gli indirizzi giusti nei settori più diversi, dai trasporti alla gestione delle foreste, dalla politica energetica alla ricerca. Le scelte della Francia con Jean Louis Borloo, forte Ministro per l’ambiente, le infrastrutture e i trasporti, il Regno Unito con Ed Miliband nominato Segretario di Stato per l’Energia e il Clima e Carol Browner destinata da Obama a ricoprire il ruolo di “Zar del Clima”, indicano per lo meno la volontà di affrontare la sfida in modo nuovo.

Noi, per ora, abbiamo dato segnali di basso profilo sia all’estero con il nostro ministro dell’Ambiente mandato allo sbaraglio in una battaglia di retroguardia nelle negoziazioni sul 2020 che in casa con l’indebolimento della certificazione energetica degli edifici (che la Ue vuole invece rilanciare) e il depotenziamento masochistico delle detrazioni fiscali del 55% (anche se ora si attende un dietrofront). L’attenzione sul nucleare rischia poi di distogliere l’attenzione dalle scelte necessarie sul fronte dell’efficienza e delle rinnovabili.

Cosa dovrebbe invece fare un governo seriamente intenzionato a definire una politica climatica incisiva?
Della necessità di un approccio integrato si è già detto. Qui indichiamo alcuni suggerimenti per centrare l’obbiettivo più ambizioso, quello delle rinnovabili. Considerando che nell’ultimo decennio l’elettricità verde è rimasta sostanzialmente stabile attorno ai 50 TWh, è evidente che per raddoppiare la produzione da rinnovabili serve un deciso cambio di marcia.
Gli incentivi attuali sono sufficienti, anzi andranno progressivamente ridotti con l’evoluzione delle tecnologie, il rafforzamento di un tessuto di imprese e di competenze, lo snellimento delle procedure autorizzative. Le nuove norme pubblicate all’inizio del 2009 dovrebbero dare certezza al settore aprendo notevoli opportunità anche agli impianti di piccola taglia.

L’attenzione andrà ora concentrata sull’immediata emanazione delle “linee guida” nazionali con un deciso alleggerimento degli iter autorizzativi e sulla ripartizione degli obbiettivi verdi su scala regionale legando parte dei trasferimenti economici dal centro alle regioni ai risultati raggiunti.
Ma l’area sulla quale occorre un più deciso salto di qualità riguarda la produzione di calore da fonti rinnovabili, il fratello minore delle rinnovabili cui sono state storicamente dedicate poche attenzioni. Eppure, secondo il “position paper 2007” del governo italiano, da questo comparto dovrebbe venire più della metà del risultato finale di energia verde al 2020, grazie ad una quintuplicazione dell’attuale contributo. Le ipotesi di crescita sono elevate anche a livello internazionale. Nel Regno Unito, ad esempio, si pensa di innalzare il contributo del calore da fonti rinnovabili entro la fine del prossimo decennio dall’attuale misero 0,6% al 14%.

E’ chiara dunque la necessità di una riflessione seria da parte delle istituzioni su come promuovere la diffusione di queste tecnologie. Ad iniziare dal ripristino delle detrazioni fiscali del 55% per il solare termico e per le biomasse, che anzi vanno estese e rafforzate. Si devono inoltre individuare modalità di incentivazione in ambiti nuovi quali le pompe di calore geotermiche o la produzione termica a media temperatura che ha campi di applicazione vastissimi, dal calore di processo industriale alla climatizzazione estiva. Si tratta infatti di segmenti che, malgrado le enormi potenzialità, risultano privi di una politica organica di sostegno (vedi anche articolo su Qualenergia.it).

Sui biocarburanti, infine, va sviluppata una capacità di produzione nazionale, come momento intermedio verso i biocarburanti di seconda e terza generazione, gli unici che possono realmente contribuire al raggiungimento degli obbiettivi del 2020.
L’efficacia delle politiche delle rinnovabili sarà misurabile dalle tonnellate equivalenti di petrolio risparmiate e dalla crescita dell’industria delle tecnologie verdi.
Sul versante delle realizzazioni l’Italia sta finalmente ottenendo risultati significativi, come dimostrano i 1.010 MW eolici, i 200 MW fotovoltaici e i 400.000 metri quadrati installati di solare termico nel solo 2008.
Parecchio si sta muovendo anche sul fronte della creazione di nuove imprese fotovoltaiche. Risultati interessanti dovrebbero poi venire nel medio periodo dal programma “Industria 2015”. Sarebbe anzi auspicabile un suo rilancio con una seconda ondata di progetti.

Il 2009 sarà dunque un anno decisivo per capire se si riuscirà ad impostare un programma serio che consenta di proseguire un trend finalmente positivo o se verranno messi dei bastoni tra le ruote del nascente comparto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Senza dimenticare, infine che, nel contesto degli impegni vincolanti del 2020, le Regioni saranno chiamate a svolgere in questo campo un ruolo sempre più incisivo.

 

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