Un nucleare salato

  • 9 Gennaio 2009

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Uno studio pubblicato da Climate Progress fa un'analisi dei costi del nuovo nucleare Usa. Il kilowattora prodotto dalle nuove centrali costerebbe dai 25 ai 30 centesimi di dollaro, tre volte di più del prezzo corrente dell'elettricità.

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Dai 25 ai 30 centesimi di dollaro per kilowattora, tanto costerebbe l’energia prodotta con le nuove centrali nucleari Usa. Vale a dire circa tre volte il prezzo corrente dell’elettricità nel paese. Un prezzo molto più alto di quello del kilowattora prodotto con le principali fonti rinnovabili e 10 volte superiore a quello che costerebbe risparmiare la stessa quantità di energia con pratiche di efficienza energetica. Che il nucleare non sia economicamente conveniente lo abbiamo constatato più volte su queste pagine, ma queste cifre, contenute in uno studio appena pubblicato da Climate Progress meritano di essere riportate.

Lo studio (vedi allegato), realizzato dall’esperto di centrali Craig A. Severance, si intitola “Business Risks and Costs of New Nuclear Power” ed è una delle analisi più dettagliate pubblicate sui costi della generazione da nucleare. A far schizzare verso l’alto la stima del prezzo del kilowattora dal nuovo nucleare c’è un problema di cui avevamo già parlato su Qualenergia.it: i costi di costruzione incerti delle centrali. Costi che, nei 10-15 anni necessari per la realizzazione dell’impianto, lievitano notevolmente. Severance fa riferimento ad uno studio della Cambridge Energy Research Associates, che mostra come dal 2000 al 2008 le cifre preventivate sui costi siano aumentate del 131%. Vi sono poi i ritardi che fanno lievitare ulteriormente i costi e, in generale, l’incertezza data dal fatto che finora nessuna centrale di nuova generazione è stata ancora completata.

Problemi risaputi quando si parla di nuovo nucleare. Ma la novità sottolineata dall’autore dello studio è che per la prima volta le stime dei costi sono definite in maniera obiettiva e soprattutto trasparente. Molti operatori americani del nucleare, infatti, hanno adottato un approccio cosiddetto a “scatola nera”, mantenendo riservate le formule con cui stimano i costi, in quanto “segreto commerciale”.

Altri invece, fa notare Severance, usano strategie diverse per “camuffare” i costi, come quella di presentare preventivi “overnight cost”, cioè che non tengono in considerazione il tempo necessario a realizzare il progetto e, dunque, i relativi interessi sui finanziamenti. Un altro modo fuorviante di mostrare i dati, infine, è quello di presentare il costo del kilowattora prodotto da una nuova centrale fuso con quello degli altri impianti di una utility: se ad esempio un nuovo impianto nucleare contribuisce per il 20% al totale di energia prodotta da una compagnia, e si presenta il costo totale del kilowattora previsto per gli utenti, l’aumento attinente al nuovo impianto nucleare appare un quinto di quello che in realtà è se si considerasse l’impianto da solo.

I costi stimati dal nuovo studio, scrivono su Climate Progress nel presentare il lavoro, “sono pronti ad essere messi in discussione, ma la metodologia con cui sono stati ottenuti è ben esplicitata e chi vorrà smentirli dovrà presentare le proprie stime in maniera altrettanto trasparente”. E aggiungono ironicamente, “portare semplicemente i costi delle centrali operanti, che si sono già ripagate, non conta in un’analisi seria e dettagliata: perché anche vivere nella mia casa sarebbe molto più economico se non avessi un mutuo da pagare”.

GM

8 gennaio 2008
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