Alternative difficili al gas russo

  • 7 Gennaio 2009

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La crisi del gas tra Ucraina e Russia è scoppiata anche questo inverno, con ovvie conseguenze per il vecchio continente. L'Europa pensa da tempo a rompere la dipendenza dal gas russo con un nuovo gasdotto dal Caspio, il Nabucco, un progetto con parecchi problemi.

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È piena crisi per i rifornimenti di gas dalla Russia. Il monopolista russo Gazprom e l’Ucraina – attraverso la quale passa tutto il gas russo destinato all’Europa – non trovano un accordo. Mosca accusa l’Ucraina di “rubare” il gas destinato all’Europa; l’Ucraina non è d’accordo sulla tariffa più alta a cui Gazprom vuole venderle il gas per il 2009; la Russia a sua volta non è d’accordo sull’innalzamento del prezzo per il trasporto del gas nei gasdotti richiesto dall’Ucraina. Risultato: il monopolista russo taglia il volume del gas immesso, in Ucraina i rubinetti dei tubi destinati al vecchio continente si chiudono e l’Europa trema.

Nel corso della notte sono state completamente interrotte le forniture di gas russo a Bulgaria, Grecia, Macedonia e Turchia e anche altre nazioni europee lamentano drastici tagli delle forniture da parte dei russi. Pure in Italia – dichiara oggi Eni – le forniture dalla Russia (che contano per il 30% del nostro fabbisogno di gas) sono sostanzialmente interrotte e, pur non essendoci, secondo i vertici Eni, motivo per particolari preoccupazioni, si è iniziato ad attingere alle scorte.

Domani Russia e Ucraina si siederanno ad un tavolo e si spera in una soluzione della crisi, ma la situazione non è purtroppo una novità: negli ultimi anni la crisi invernale del gas russo è divenuta quasi una ricorrenza stagionale. Chiaro, dunque, il perché l’Europa stia cercando da tempo un modo per rompere la sua dipendenza dalla Russia, che spesso usa il gas come strumento di ricatto. Un articolo sul Guardian di oggi parla di una delle possibili soluzioni: il gasdotto “Nabucco” una nuova conduttura che dovrebbe importare gas dalla zona caspica sfuggendo al monopolio di Gazprom, che controlla quasi 150mila chilometri di gasdotti.

Il Nabucco, che deve il nome all’opera di Verdi, dovrebbe trasportare 31 miliardi di metri cubi di gas del Caspio per 3.800 km attraverso lo stretto corridoio strategico tra Iran e Russia, passando per la Turchia e i Balcani. Ora con la disputa russo-ucraina , ma anche con le conseguenze per l’energia del Caspio della guerra tra Russia e Georgia, la necessità di diversificare gli approvvigionamenti di gas via terra, è sempre più sentita in Europa e si vorrebbe accelerare il progetto Nabucco. Ma qui i problemi non mancano.

Come spiega al Guardian una fonte interna all’industria europea del gas, infatti, si tratterebbe di un progetto che confonde imperativi politici con le leggi dell’economia, “un tentativo di rovesciare la procedura con cui nasce un gasdotto. Di solito prima si trova la risorsa e poi si costruisce il condotto; con il Nabucco si vuole fare l’opposto”. Critico anche Pierre Noël, analista energetico al Consiglio europeo per le relazioni estere, secondo il quale il progetto “esiste solo nella testa dei burocrati di Brussel che credono che basti costruire una gasdotto per farvi scorrere il gas”.

La Commissione europea ha già speso milioni di euro in studi di fattibilità per la condotta che collegherebbe il confine orientale della Turchia all’Austria, passando per Bulgaria, Romania e Ungheria. La stima, in aumento, del costo del gasdotto è per ora di circa 8 miliardi di euro. L’inizio dei lavori è stato posticipato di anno in anno: all’inizio doveva essere il 2008, poi si è arrivati al 2009 e ora si parla dell’anno prossimo. Nel 2013 il Nabucco dovrebbe essere operativo, ma il problema è appunto dove trovare il gas per riempirlo.

I produttori di gas interpellati finora hanno mostrato interesse ad immettere circa 16miliardi di metri cubi di gas nella nuova condotta, abbastanza per farla funzionare, ma circa la metà della sua capacità. Secono la fonte del Guardian, il gas disponibile sarebbe troppo poco per rendere fattibile il progetto. Per riempire il Nabucco si conta sull’Azerbaijan, il cui giacimento Shah Deniz II dovrebbe iniziare a produrre attorno al 2013 – ma Gazprom e la Russia si stanno muovendo attivamente per accaparrarsi anche quel gas, facendo offerte sovrapprezzo e usando anche la promessa di restituire al paese il Nagorno-Karabach.

Altro gas si trova nel Turkmenistan, ma gli esperti avvertono che ci vorranno almeno 20 anni prima che dal paese si ottenga abbastanza risorsa da evadere il controllo Gazprom. Lo stesso discorso è valido se si volesse usare il gas di Iraq e Iran, ammesso che ci fossero cambiamenti politici a Teheran.

Ultimo problema i rapporti con la Turchia, paese in cui il gasdotto si stenderebbe per oltre metà del suo percorso: i turchi insistono per avere il 15% del gas a un prezzo politico, cosa che – dicono le fonti del Guardian a Brussel – manderebbe finanziariamente a fondo il progetto del Nabucco. Insomma, aggirare la stretta russa sul gas non sarà affatto facile.

GM

7 gennaio 2009
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