Inceneritori, il ritorno del Cip6

  • 18 Dicembre 2008

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Con la conversione in legge del Dl sull'emergenza rifiuti, ancora in discussione, si vuole prorogare il meccanismo Cip6 per tutti gli impianti del paese. Si continuerebbe a incentivare come se fossero rinnovabili fonti che non lo sono.

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Martedì la Camera ha dato parere favorevole con 260 voti favorevoli, 27 contrari e l’astensione di 201 deputati al decreto sull’emergenza rifiuti che si avvia ora a diventare legge (la prossima verifica al Senato è prevista per il 5 gennaio). Tra le misure introdotte l’arresto per chi smaltisce illegalmente rifiuti speciali, l’educazione ambientale nelle scuole, lo scioglimento degli enti locali in stato d’emergenza se inadempienti in materia. Per quel che riguarda l’energia però il decreto significa soprattutto il ritorno del meccanismo Cip6, cioè l’acquisto da parte del GSE  dell’elettricità prodotta da certi tipi di impianti “a fonti rinnovabili o assimilate” a una tariffa maggiorata, finanziato con un prelievo dalle bollette degli utenti.

L’articolo 9 del disegno di legge, infatti, modifica la Finanziaria 2008 che aveva dato lo stop a questo tipo di incentivo. Non solo le Regioni dell’emergenza potranno costruire nuovi inceneritori incentivati, ma il regime agevolato Cip6 verrà riconosciuto a tutti gli impianti in costruzione o entrati in esercizio prima del 31 dicembre 2008. E non solo Cip6, ma a tutti i termovalorizzatori d’Italia è riconosciuto anche l’accesso al meccanismo dei certificati verdi per il 51% dell’elettricità prodotta. Il decreto sull’emergenza rifiuti, inoltre, non fa alcuna distinzione tra gli impianti che bruciano solamente la frazione secca e quelli che invece usano il rifiuto “talquale” compresa, cioè, la frazione organica.

Quanto costeranno gli incentivi che il nuovo decreto, se confermato, estenderà? Il GSE attende l’approvazione definitiva della legge per dare una cifra, ma qualche numero già gira. Per Ermete Realacci, Ministro dell’ambiente del Governo ombra del PD (partito che si è astenuto nella votazione) l’estensione ci costerà 2 miliardi in più: “un impegno – sottolinea – ben più consistente di quello destinato alla tanto sbandierata social card”.

Soldi che finiranno soprattutto in Sicilia, regione in cui anziché a integrare, gli inceneritori andrebbero a sostituire, una raccolta differenziata che stenta a partire. Per la deputata Elisabetta Zamparini la Regione, caratterizzata da un “panorama di collusioni tra pubblici amministratori, anche apicali, e cosche mafiose, impegnate ad acquisire un sostanziale monopolio sull’erogazione di denaro pubblico nel settore dei rifiuti”, assorbirà “il 70% dei due miliardi di euro”.

Al di là della questione rifiuti – dove resta controversa l’opzione di costruire nuovi termovalorizzatori per chiudere il ciclo dei rifiuti – e parlando invece di energia, va sottolineato che la legge che si profila significa che continuerà ad essere incentivata come rinnovabile una fonte che rinnovabile non è.
Tutto ciò in netto contrasto con le indicazioni in materia dell’Unione Europea che nel 2005 aveva avviato una procedura d’infrazione proprio per questo motivo.

E di più: la proroga del meccanismo Cip6 contenuta nel decreto in fase di conversione fa sì che dell’incentivo possano continuare ad avvalersi anche altri impianti a fonti non proprio pulite, che peraltro sotto questo regime particolare non sono tenuti a rispettare le quote di emissioni previste dall’UE: il Cip6 in Italia va anche a vari tipi di impianti a fonti fossili (si pensi che in Sardegna lo si voleva concedere anche a una centrale a carbone).
Nel 2006 dei 6,4 miliardi di euro di incentivi Cip6 prelevati dalle bollette degli italiani, 4 sono andati alle fonti assimilate, cioè a centrali a cogenerazione, recupero dei gas delle raffinerie, ecc. Nei restanti 1,2 miliardi finiti alle rinnovabili – ci spiegano al GSE – sono in realtà compresi anche i contributi andati agli inceneritori.


GM


18 dicembre 2008

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