Fine degli extra profitti per l’elettricità sporca?

  • 10 Dicembre 2008

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Il pacchetto clima prevede che dal 2013 i produttori di elettricità europei paghino tutta la CO2 che emettono. Cosa cambierà per le utilities europee, finora avvantagiate dai permessi gratuiti e dall'elevato prezzo di vendita dell'elettricità.

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Pagheranno tutta la CO2 che emettono, senza sconti. Se il pacchetto europeo sul clima – la cui bozza verrà presentata nei prossimi giorni – passerà così com’è qualcosa cambierà per i produttori di elettricità europei. La proposta è infatti che dal 2013 in poi per il settore energetico tutti i permessi per l’emissione di CO2 vengano venduti all’asta. Finora invece chi produce energia riceve una quota di permessi gratuiti e paga solo se sfora.

L’allarme che circola tra le aziende elettriche è dunque comprensibile: chi punta su fonti fossili come il carbone sarà sicuramente svantaggiato. Jürgen Gross, a.d. del gruppo tedesco RWE, il maggior emettitore europeo di CO2, dichiara preoccupato al Financial Times che la concorrente francese EDF, che conta su fonti con meno emissioni come il nucleare, con il pacchetto clima avrà un vantaggio competitivo di 40 miliardi di euro. “Se il carbone viene discriminato il panorama competitivo europeo cambierà molto nel futuro”, spiega Grossman. Le preoccupazioni di RWE non sono affatto infondateI, anche se in realtà – si legge sul quotidiano finanziario – se la vendita all’asta del 100% dei permessi partisse, EDF verrebbe probabilmente limitata nei guadagni dai regolatori nazionali, per evitare che approfitti di tariffe troppo alte.

È l’inizio della fine per le compagnie elettriche con alte emissioni di gas serra? Piuttosto la fine di un periodo fortunato: il nuovo carico che dal 2013 peserà sui produttori di energia – si scopre dall’analisi di Cristopher Kuplent, del Credit Swisse, interpellato sempre dal Financial Times – è in realtà solo lla conclusione di una situazione da cui le compagnie elettriche europee hanno tratto ampi profitti.
Dal 2005, quando è stato introdotto l’emission trading europeo (ETS), i prezzi dell’elettricità sono infatti saliti per adeguarsi al costo dei permessi. Permessi per cui però le compagnie in realtà non pagano, a meno che non sforino la quota loro assegnata. Il risultato di questa differenza tra elettricità costosa e permessi forniti gratis, è quantificato dall’istituto di ricerca sull’ETS, Point Carbon, come un profitto extra di 71 miliardi di euro per le utilities europee per il periodo che va dal 2005 al 2012.

Ora, con la proposta di far pagare tutti i permessi, questo extra profitto verrà annullato, a spese di chi emette di più. Tra i più colpiti – secondo il Financial Times – ci saranno i produttori greci e polacchi, che usano molto carbone, ma anche il gruppo inglese Drax e la spagnola Endesa.
Ecco, dunque, la ragione per cui in molti stanno cercando di sottrarsi alle nuove regole: le utilities polacche paiono aver ottenuto un’esenzione temporanea dall’acquisto obbligatorio di tutti i permessi; lo stesso chiede (con meno speranze di ottenerlo) il settore elettrico tedesco e una richiesta di maggiore gradualità viene anche dalle dichiarazioni dei vertici della nostra Enel, anche lei sul podio (vedi articolo Qualenergia.it) dei più grandi emettitori europei.

Il mercato, comunque, anche in caso di una transizione più graduale alla fase matura dell’ETS, sembra essere destinato ad avvantaggiare chi usa fonti con minori emissioni di CO2. E va detto che non tutti i grandi emettitori paiono opporsi alla nuova proposta. Per la svedese Vettenfield, ad esempio, l’ETS con vendita all’asta di tutti i permessi – sistema che anche l’America di Obama si appresta ad introdurre – pare essere “la soluzione più trasparente e plausibile”. Occorrerebbe, dicono, “un campo da gioco comune e livellato”.

 
GM

10 dicembre 2008
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