Il Kyoto Club è stato ascoltato ieri, 26 novembre, in audizione presso la VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati in merito alle politiche su energia e clima in ambito europeo e sull’azione che dovrebbe intraprendere il nostro paese in questo settore .
L’associazione ha chiarito che la proposta della Commissione Europea di ridurre i gas serra del 20% entro il 2020 è un passo nella giusta direzione, anche se sarebbe stato auspicabile che la riduzione raggiungesse il 30%, valore riconosciuto dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) come il minimo necessario per combattere efficacemente i cambiamenti climatici.
Accoglie pertanto con favore la proposta della Commissione di arrivare al 20% di energie rinnovabili entro il 2020, considerando che questo obiettivo è un’opportunità per la nostra industria e che i costi da sostenere per il nostro paese, secondo le valutazioni europee, oscillano tra un massimo di 19 miliardi €/anno e un minimo di 5,9 miliardi €/anno se si utilizzano meccanismi di flessibilità (peraltro invocati a gran voce dal Governo italiano).
Il Kyoto Club ha colto l’occasione per chiedere l’intervento della VIII Commissione affinché venga ripristinato l’obbligo del certificato energetico nelle compravendite edilizie perché è uno degli strumenti più importanti della certificazione energetica ed efficace per contrastare gli alti prezzi e i consumi energetici del paese.
L’associazione inoltre ha espresso il suo parere in merito alla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra. Qui il Kyoto Club ha dato parere favorevole con le seguenti tre osservazioni:
- Lascia perplessi che le emissioni dei trasporti su strada e marittimi non rientrano nel campo di applicazione della direttiva proposta: secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA contenuti nel Rapporto 2007 si tratta per l’Italia del 26% del totale delle emissioni. La Commissione dovrebbe indicare una data certa entro la quale anche queste emissioni possano rientrare nel campo di applicazione della direttiva.
- Resta vago l’insieme dei controlli che si intende utilizzare per garantire l’applicazione della direttiva e le sanzioni in caso di inadempienze. Il regolamento previsto nella nuova formulazione dell’art. 14 dovrebbe tenerne conto e specificare nel dettaglio i controlli che le autorità nazionali devono attivare, le modalità di monitoraggio, di trasferimento dei dati alla Commissione e le sanzioni previste in caso di mancato rispetto delle norme.
- Considerata la serietà della situazione, ormai generalmente riconosciuta, ogni slittamento nelle scadenze di recepimento e attuazione dovrebbe essere escluso sin da ora.
Inoltre sulla proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa allo stoccaggio geologico del biossido di carbonio e recante modifica delle direttive 85/337/CEE e 96/61/CE del Consiglio e delle direttive 2000/60/CE, 2001/80/CE, 2004/35/CE, 2006/12/CE e del regolamento (CE) n. 1013/2006 il Kyoto Club fornisce esprime le sue perplessità e per gli stessi motivi che la stessa Commissione delinea nella relazione che accompagna la proposta:
- il rischio che la tecnologia di cattura e stoccaggio del biossido di carbonio (CCS) possa distogliere l’attenzione dall’efficienza energetica e dalle fonti rinnovabili;
- la necessità di evitare fuoriuscite di CO2 dai siti di stoccaggio; il fatto che la tecnologia CCS non è abbastanza matura per poter essere imposta;
- rischi di conseguenze dannose irreversibili, al punto che si afferma che “Entro il 2015 la Commissione valuterà se sarà necessario proseguire l’esame delle autorizzazioni e potrà proporre le misure del caso”.
L’associazione ritiene pertanto che le priorità di intervento siano legate allo sviluppo delle fonti rinnovabili e agli obiettivi indicati dal pacchetto 2020.
Comunicato Kyoto Club (con documento allegato)
27 novembre 2008