Soluzioni nuove per problemi nuovi. Chi lo capirà?

  • 26 Novembre 2008

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Molti investimenti statali saranno dedicati ad ambiente, energia, innovazione per risvegliare le economie in crisi. Saranno anche il trampolino di lancio per superare la crisi ambientale ed energetica? Su che interventi bisognerà puntare? L'Italia sembra ancora distratta.

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Per la lotta contro i cambiamenti climatici e la crisi energetica, ma anche per combattere la crisi economica-finanziaria ogni paese dovrebbe fare la sua parte in casa e diventare un punto di riferimento per la comunità mondiale, cogliendo così anche i vantaggi della sua leadership.
Lo ha fatto inizialmente la Germania con l’Unione Europea, speriamo possano farlo gli Stati Uniti di Obama per il mondo, meglio se insieme al vecchio continente. Il neo eletto presidente degli States ha infatti annunciato investimenti per 150 miliardi di dollari da indirizzare a fonti rinnovabili ed efficienza energetica.
Colpisce positivamente la recente legge britannica che prevede una spesa ad hoc nel bilancio statale, rivista ogni 5 anni, per arrivare ad una riduzione dell’80% delle emissioni di gas serra al 2050. Azioni che saranno perciò vincolanti per legge. Rilevante anche il piano francese per le rinnovabili al 2020 presentato su questo portale.
La prossima Conferenza di Poznan sul pacchetto chiarirà meglio chi tra le nazioni dell’UE ci sta e chi invece rema contro quello che potrebbe diventare il passaggio chiave per un mutamento radicale ed epocale dei sistemi economici dei paesi industrializzati. La crisi, e qui ne abbiamo tre che si intrecciano tra loro, è in genere anche un punto di svolta, di non ritorno, ma dalla quale possono scaturire enormi opportunità e cambiamenti.

Chi non sembra averlo capito e che rischia di essere ricordata tra i paesi oppositori e di retroguardia è l’Italia. Il nostro Primo Ministro ha annunciato ieri che verranno spesi 16 miliardi di euro per le grandi opere. In Italia quando si parla di “grandi opere” la mente va ad infrastrutture autostradali, trafori, viadotti, ponti (magari anche quello sullo stretto), grandi centrali energetiche, insomma ci si affida alle ricette del passato, come la mobilità privata e la generazioni centralizzata di energia. Un vecchio modo di pensare, incongruente con le emissioni di CO2 che non riusciamo a ridurre, il settore auto che entra in crisi in tutto il mondo e un’edilizia privata e pubblica energivora e che cade a pezzi. Risolvere i problemi nuovi con le soluzioni di un tempo è l’errore più grave che si possa fare.

Qualche strategia più confortante arriva oggi dalla Commissione europea che con un piano di 200 miliardi di euro punta a risollevare le economie UE (170 mld sono a carico dei bilanci statali). Servirà l’1,5% del Pil dei 27 paesi. In questo piano per i prossimi due anni saranno previsti anche sgravi fiscali per le imprese che investono in ricerca, innovazione e ambiente, aiuti per l’edilizia e l’industria automobilistica energeticamente sostenibile, l’Iva ridotta per i prodotti eco-compatibili.

Per tornare alla politica nostrana e di un tentativo di affrontare i cambiamenti climatici con scelte diverse c’è una proposta legislativa del Partito Democratico che si presenta con lo slogan “rottamare il petrolio“.
Si parla di un piano per i trasporti pubblici, di riciclo, di efficienza e di fonti rinnovabili. Per la riqualificazione energetica degli edifici si propongono detrazioni fino a 100 mila euro per le spese e fino a 60 mila per interventi per pavimenti, finestre e infissi, ma anche contributi del 55% dei costi extra sostenuti per la realizzazione di nuovi edifici con consumi inferiori del 30% rispetto ai limiti di legge. Per l’acquisto di frigoriferi e congelatori a basso consumo si parla di incentivi e si prevede l’ampliamento ad altri elettrodomestici; proposte di deduzioni del 36% dal reddito d’impresa dei costi per la sostituzione dell’illuminazione tradizionale con quella ad alta efficienza energetica.

Per il trasporto pubblico nascerebbe poi il “ticket-transport”, buoni trasporto che i datori di lavoro potranno fornire ai dipendenti, esclusivamente per il tragitto casa-lavoro, su mezzi collettivi e pubblici. E ancora: incentivi per l’acquisto di autobus pubblici a metano e di un piano più generale che prevede la promozione del trasporto collettivo locale e urbano su ferro (300 milioni di euro l’anno per 5 anni) e l’avvio del programma 1.000 treni pendolari (altri 300 milioni di euro l’anno per 5 anni).
Molte misure non sono una novità, altre sembrano ancora poco per soddisfare le aspettative richiamate dello slogan. Comunque finalmente un grande partito mette una certa attenzione verso queste tematiche; un partito che però al suo interno resta ancora diviso sulle concrete scelte energetiche da fare in questo paese, come ha dimostrato la precedente legislatura.

26 novembre 2008

LB

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