Rischi di sovrapproduzione per il fotovoltaico

Crisi finanziaria, tariffe ribassate in Germania e Spagna, maggiore abbondanza di silicio potrebbe condurre ad un eccesso di offerta di fotovoltaico. Ma il mercato sembra in salute. In Italia ci si attende una crescita del settore soprattutto dal lato offerta. L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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Mentre il 2008 si chiude con una ulteriore forte crescita del mercato mondiale del fotovoltaico, grazie anche agli oltre 1.000 MW installati in Spagna nella corsa sfrenata che si è creata prima del taglio delle tariffe, si scruta con una certa apprensione l’orizzonte per valutare come sarà il 2009.
Elementi contrastanti sono infatti destinati a condizionare il mercato e bisognerà comprendere come si influenzeranno reciprocamente.
La crisi finanziaria, con le preoccupazioni dei governi rappresenta un fattore di incertezza che peserà nel breve e medio periodo. Si porranno infatti problemi nell’accesso al credito, anche se, per converso, il fotovoltaico potrà essere visto come una saggia forma di investimento alternativa al “mattone”.
Interverrà poi in diversi paesi un cambiamento delle forme di incentivazione, che si presta a varie interpretazioni ma che alla fine potrà avere un effetto benefico sul comparto solare.

Negli Stati Uniti, dove fino all’ultimo momento si è temuto per il mancato rinnovo degli incentivi, questi sono stati invece inseriti nel maxi intervento per salvare il mondo finanziario con elementi di miglioramento rispetto al passato (per esempio, l’eliminazione del tetto di 2.000 $ per il fotovoltaico nel settore residenziale). La paura dei banchieri di Wall Street è così servita a sbloccare una situazione di impasse e gli Stati Uniti, con il nuovo Presidente, recupereranno di certo e rapidamente il ritardo accumulato.
In Europa le novità sono rappresentate dalle significative riduzioni alle tariffe solari approvate in Spagna e Germania. Incisive, ma comunque alla fine accettate dall’industria del settore.

Passiamo poi al lato dell’offerta delle tecnologie. Prosegue su scala mondiale l’ingresso di nuovi stabilimenti per la produzione di silicio e il potenziamento della industrie di film sottile con la commercializzazione di nuovi prodotti. Anche qui i segnali non sono però tutti chiari e, a fronte di molte dichiarazioni di intenti, alcuni annunci vengono poi disattesi. Pensiamo, ad esempio, alla recente decisione di Trina di non procedere con la realizzazione di un impianto di produzione di silicio da 10.000 t/anno.

La crescita del mercato Usa, la riduzione delle tariffe in Europa, l’allentarsi del collo di bottiglia della produzione di silicio e, infine, la diversificazione rispetto ai moduli a base di silicio sono comunque tutti elementi coerenti con la previsione di una significativa riduzione del prezzo dei sistemi solari già dal prossimo anno.
Il futuro si presenta con i due principali mercati, Germania e Spagna, alla prova di tariffe ribassate. Nel paese iberico, per di più, non si potrà superare il prossimo anno il tetto di 500 MW. Una forte crescita è invece prevista in Portogallo, Francia, Italia, Grecia e, come dicevamo, negli Usa.
E’ però possibile che l’offerta risulti superiore rispetto alla domanda. Secondo il recente rapporto della Lux Research, “Solar state of the market Q3 2008: the rocky road to $100 billion”, ad esempio, il mercato continuerà a crescere con incrementi annui del 38%, ma la produzione si svilupperà ancora più velocemente (vedi grafico). Il risultato di questo scenario sarebbe una sovrapproduzione per i prossimi 5 anni, forti riduzioni dei prezzi e una seria difficoltà per le piccole società a reggere sul mercato.

Alla conferenza fotovoltaica europea di Valencia dell’inizio di settembre si respirava dunque un’aria di preoccupazione, ma anche si grande ottimismo.
L’Epia, l’associazione europea dei produttori del fotovoltaico, che in passato aveva sottostimato la crescita dei mercati, questa volta si è lanciata in una previsione molto ambiziosa secondo la quale il solare potrebbe arrivare a soddisfare entro il 2020 il 12% della domanda europea di elettricità. Alla base di questo ottimistico scenario vi è la considerazione che la discesa dei prezzi consentirà di garantire nei paesi del sud Europa, tra il 2010 e il 2015, una produzione di elettricità a valori inferiori rispetto al costo in bolletta, ponendo le basi ad un mercato in grado di autoalimentarsi anche in presenza di una drastica riduzione degli incentivi.

E veniamo all’Italia. La potenza cumulativa a fine anno dovrebbe raggiungere i 300 MW, valore che potrebbe raddoppiare nel 2009. Sempre a Valencia, il Kyoto Club ha presentato una valutazione a fine 2010 con una impennata della potenza cumulativa a 1.500 MW.
Queste stime tengono conto di quattro fattori. In primis le richieste per diversi GW di studi di connessione per centrali multi-megawatt denotano una forte disponibilità ad investire e pur ipotizzando un alto tasso di mortalità dei progetti e le difficoltà autorizzative e di allacciamento, una parte degli impianti verrà comunque realizzata.
In secondo luogo si è tenuto conto della riduzione dei costi dei moduli dei prossimi due anni.
In terzo luogo, la revisione delle tariffe prevista al raggiungimento del tetto dei 1.200 MW provocherà una accelerazione delle installazioni.
Infine, il taglio degli incentivi in Germania e Spagna renderà particolarmente interessanti gli investimenti nel nostro paese.

E’ chiaro dunque che anche per il nostro paese si porrà il problema di una accelerazione della riduzione delle tariffe per rendere la crescita economicamente sostenibile.
L’azione dei decisori deve però essere molto attenta per evitare di tagliare le gambe al comparto di produzione di celle, moduli, inverter, finalmente in rapida crescita anche in Italia tanto che, nel giro di 3-4 anni, dovrebbe essere in grado di soddisfare un’importante quota del mercato nazionale e successivamente di puntare al mercato internazionale.
Insomma, si apre uno scenario che deve essere governato con intelligenza sostenendo l’accelerazione degli investimenti in modo da riuscire, sul medio periodo, a soddisfare il mercato anche con incentivi decisamente inferiori e contemporaneamente a far decollare una seria industria solare.

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