Perché il Governo non vuole il pacchetto clima

  • 4 Novembre 2008

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Un articolo di Matteo Leonardi su Il Manifesto spiega il rifiuto dell'Italia alla sfida su energia e ambiente al 2020 e analizza le matrici di questo scontro con l'Europa.

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Un interessante articolo di Matteo Leonardi, pubblicato su Il Manifesto del 2 novembre, affronta le questioni di fondo che hanno spinto il Governo a opporsi al pacchetto energia e ambiente dell’UE.
In apertura dell’articolo l’autore esprime il suo parere sull’atteggiamento dell’esecutivo italiano: “Il rifiuto dell’Italia di accettare la sfida di una riduzione del 30% al 2020 e dell’80% al 2050, come richiesto dalla comunità scientifica, indica un atteggiamento sprezzante e chiuso all’innovazione”.

Per Leonardi, lo scontro non è su una mera una questione di numeri ma riguarda il volere un cambio di direzione nella politica energetico-ambientale italiana. “Il governo Prodi aveva rotto con le posizioni negazioniste in stile Bush – dice l’autore – ma non era riuscito a strutturare una politica climatica poggiata su solide basi”.  La scelta del Governo Berlusconi ha così trovato la strada spianata per impostare la loro propria linea politica che si fonda, secondo Leonardi, su tre “matrici”, tre motivazioni allo stesso tempo.

La prima è di tipo culturale; si tratta del negazionismo sui cambiamenti climatici che serpeggia nel paese, cui si aggiunge un certo disprezzo per politiche internazionali innovative e solidali
La seconda è il completo assoggettamento alle posizioni di Confindustria, non tanto politicamente come base di consenso, ma soprattutto tecnicamente in sostituzione di una macchina statale completamente priva di capacità quantitative.
La terza è la necessità di trovare uno spazio per il paese nella politica climatica mondiale, l’attuale sfida all’Europa che si origina dai primi due punti, si infila perfettamente nell’avvicendamento alla Casa Bianca.

In sintesi – spiega Matteo Leonardi – “l’Italia poteva sostenere il pacchetto e irrobustirlo con la necessità di una direttiva sull’efficienza energetica (settore nel quale il nostro paese ha capacità e opportunità). Invece ha preferito ostacolarlo in ogni modo, per non disturbare le imprese e cercare di raggranellare qualche favore durante le trattative, e per strizzare un occhio al futuro presidente degli Stati Uniti”.

4 novembre 2008

 

 

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