Il condizionale è d’obbligo, perché le cifre fornite si riferiscono al migliore degli scenari elaborati: quello che prefigura che tutte le politiche necessarie a favorire le rinnovabili vengano adottate e che, nel contempo, la domanda di elettricità venga contenuta grazie a misure di efficienza energetica. Ma le prospettive per il mercato eolico paiono promettenti anche nelle ipotesi meno ottimistiche. Infatti nel più conservativo degli scenari, quello elaborato dalla International Energy Agency (IEA) si prevede comunque che la potenza eolica mondiale quadruplichi da qui al 2030, e che per il 2020 il vento arrivi a fornire il 4,1% dell’elettricità mondiale. Mentre lo scenario di mezzo dipinto dal report – chiamato “moderate” e che assume che vengano portate a buon fine le iniziative intraprese attualmente per favorire le rinnovabili, senza introdurne di nuove – parla di un possibile contributo eolico al fabbisogno elettrico mondiale del 8,2% al 2020 e del 15,6% al 2050.
Altro aspetto interessante evidenziato nel report riguarda le ricadute occupazionali che si avrebbero si puntasse decisamente sull’eolico. Attualmente i posti di lavoro legati al settore sono circa 330mila, al 2020 secondo le ipotesi della IEA dovrebbero raddoppiare, secondo l’ipotesi “moderate” di GWEC e Greenpeace dovrebbero invece quasi quadruplicare divenendo 1,2 milioni circa, mentre nello scenario migliore previsto dal report nell’anno fissato come traguardo europeo per il taglio delle emissioni a lavorare nell’eolico nel mondo ci saranno più di 2 milioni di persone, circa sei volte la cifra attuale.
GM