L’individuazione di un sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive – secondo quando racconta all’Ansa Massimo Scudieri, membro del gruppo di lavoro ministeriale – sembra infatti allontanarsi e potrebbe essere affidata a candidature “spontanee”, senza le quali la scelta sarà fatta direttamente dalle autorità di governo. Secondo Scudieri, infatti, nessuno degli 8 siti italiani gestiti dalla Sogin (la società che come socio unico ha il Ministero delle Finanze e che gestisce gli impianti nucleari) è adatto ad ospitare il sito unico.
Intanto si profila un’altra soluzione che però presenta qualche problema. Ventimila tonnellate di scorie presenti nelle quattro centrali dismesse, infatti, secondo una trattativa in corso tra Sogin e la società statunitense Energy Solution, potrebbero finire negli Stati Uniti. E’ quanto rivelato giovedì da un’interrogazione parlamentare del deputato del Pd Dario Ginefra e confermato dal Sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino.
Secondo le norme statunitensi, infatti, la Nrc, la commissione governativa incaricata della regolamentazione nucleare, impone la richiesta congiunta di licenze import/export. Ci sarebbe l’eventualità che materiali non conformi alle prescrizioni di licenza vengano restituiti a Sogin. Energy Solutions, spiega Cosentino, “ha indicato una stima conservativa di circa mille tonnellate” di materiali radioattivi che potrebbero essere rispediti al mittente.
La Nrc, che dovrà sciogliere le riserve nel prossimo giugno intanto è stretta d’assedio, fa sapere Ginefra: nello Utah la “popolazione ha reagito mobilitandosi con cortei, picchettaggi, manifestazioni”. E anche “il governatore dello Utah ha già dato mandato al suo rappresentante di bocciare la richiesta”, quando si pronuncerà una delle parti in causa, l’Nwic, organo intergovernativo a tutela dei cittadini.
GM