Il vero affare del nucleare? Solo lo smantellamento

  • 14 Ottobre 2008

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Per l'ex ingegnere nucleare passato alla sostenibilità, Alex Sorokin, l'atomo non è praticabile e bisogna imboccare la via delle rinnovabili. Intervista pubblicata nell'ultimo numero de La Nuova Ecologia.

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Alex Sorokin, consulente energetico ed ex ingegnere nucleare convertito alla sostenibilità, sostiene la non praticabilità del nucleare e necessità di imboccare la via delle rinnovabili. Con lui abbiamo commentato le recenti scelte del Governo italiano in materia di nucleare.

Cosa pensa dell’apertura sul nucleare del Governo?
«Per un tecnico laureato in ingegneria nucleare 30 anni fa, al momento del massimo sviluppo del settore, è singolare che in Italia, invece di promuovere tecnologie nuove, orientate al futuro, si propone di ritornare a un filone tecnologico vecchio. È un esempio calzante di ciò che afferma Mario Monti: «in Italia serve capacità di leadership e non di followership». È incredibile che la dirigenza italiana continui a non vedere gli enormi potenziali delle rinnovabili italiane e ad insistere su filoni tecnologici vecchi e sviluppati all’estero. Al di fuori delle attività di mantenimento in sicurezza dei vecchi siti nucleari, da parte Sogin ed Enea, in Italia non si sta facendo nulla sul nucleare, e i Paesi che usano quotidianamente l’energia atomica lo sanno. Non è un caso che la Merkel si sia opposta all’ingresso dell’Italia nei negoziati sul nucleare con l’Iran.».

C’è chi sostiene che i costi tra atomo e solare, siano a favore del primo. Qual è la sua opinione?
«Oggi le due tecnologie di centrale hanno lo stesso costo: una centrale nucleare costa 5000 euro per kW che è pari al costo di una centrale solare fotovoltaica. E’ vero che, a parita’ di potenza, una centrale nucleare produce 4 volte più energia di quella solare, ma richiede enormi impegni ed infrastrutture di gestione e di sicurezza, per il riprocessamento del combustibile nucleare e per il confinamento delle scorie per migliaia di anni. Invece una centrale solare non ha bisogno di nulla. Produce energia e basta, senza inquinare e senza rischi per nessuno. Per di più il costo del nucleare sale, mentre quello del solare si dimezza ogni dieci anni. Con questi trend, fra 15 anni, quando si spera di mettere in servizio la prima centrale nucleare italiana, oramai il nucleare sarà fuori mercato, mentre il solare avrà raggiunto la piena convenienza economica.

È credibile che il nucleare abbassi il prezzo dell’elettricità?
«Né dubito. – I quattro reattori annunciati in Italia non saranno sufficienti. Sono necessari almeno dieci reattori affinché si realizzino le economie di scala necessarie per abbattere i costi. Bisogna considerare che sia per una sola centrale, sia per dieci è necessario realizzare comunque le infrastrutture che servono per assicurare l’affidabilità e sicurezza degli impianti, per la gestione del combustibile e delle scorie nucleari. Sono costi fissi che si ammortizzano solamente aumentando la quantità di centrali.

Oggi si parla “bene” del nucleare di terza generazione. Quali sono le sue caratteristiche?
«Il nucleare di terza generazione presenta i stessi grandi problemi delle generazioni precedenti. Non sono stati risolti né i problemi legati alla radioattività e allo smaltimento delle scorie, né è stata raggiunta la sicurezza passiva. Pertanto in caso di incidente o, peggio ancora, attacco terroristico o di guerra, tutti gli impianti nucleari sono, per la sicurezza nazionale, un punto di estrema pericolosità e vulnerabilità. La terza generazione mira principalmente a contenere i costi delle nuove centrali attraverso la razionalizzazione dell’impiantistica».

Come potrebbe inserirsi l’Italia sulla terza generazione del nucleare?
«L’Italia dovrebbe ripartire praticamente da zero poiché le competenze per la costruzione di nuovi reattori nucleari si sono disperse. Inutile sperare di competere in questo settore sul mercato internazionale. In realtà per l’Italia si apre un’altra opportunità per fare business nel nucleare: quello dello smantellamento. Si tratta di un settore dove potremmo raggiungere un vantaggio di competitività tecnologica, visto che di recente abbiamo iniziato lo smantellamento delle nostre vecchie centrali nucleari. Però per cogliere questa opportunità occorre affrontarla non “a risparmio” come un problema da nascondere, bensì come un investimento, alla luce del sole, in sicurezza e con tecnologie e procedure adeguate, affidabili e trasparenti. E il mercato di sicuro non mancherà: nei prossimi vent’anni, infatti, nel Mondo si dovranno smantellare oltre 400 centrali nucleari».

Intervista integrale di Sergio Ferraris, pubblicata sul numero di Ottobre de La Nuova Ecologia, insieme all’intervista a Carlo Stagnaro, direttore Energia e Ambiente dell’ Istituto Bruno Leoni, per un confronto di due differenti opinioni sul tema del ritorno dell’atomo in Italia.

  

 

 

14 ottobre 2008

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